SCUOLA E GAY, LA SCHIZOFRENIA DELLA MINISTRA
di Gianfranco Amato
Gli uomini di mondo sanno che spesso i politici si prestano a recitare più parti in commedia. C’est la vie! La cosa si può arrivare anche a tollerare con un disincantato sorriso, a patto che non si superino i limiti della decenza. Come è accaduto al Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini.
Il 5 giugno scorso Avvenire nell’articolo di Paolo Ferrario dava un’ottima notizia: «Giannini, mai più gender nelle scuole». L’esordio dell’articolo fa ben sperare: «Mai più casi come quello del Liceo classico “Giulio Cesare” di Roma (dove ai ginnasiali di 15 anni è stato fatto leggere un romanzo i cui contenuti sono stati giudicati «inopportuni» e «sconvenienti» dalla Presidenza del Senato, che ha impedito fossero inseriti stralci del testo in un’interrogazione) o come quello del Liceo ginnasio “Muratori” di Modena, dove è stata organizzata una conferenza del transessuale Luxuria, senza prevedere il contraddittorio e, soprattutto, senza avvertire i genitori degli studenti, che infatti hanno molto protestato».
Sempre secondo quanto riferito da Avvenire, la ministra Giannini in persona, rispondendo ad un question time alla Camera, ha precisato che «sarà evitato il “ripetersi di situazioni simili”, che sono state “conseguenza dell’applicazione, nelle scuole, della “Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere” predisposta dall’Unar (Ufficio nazionale anti-discriminazioni razziali) in collaborazione con 29 associazioni Lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transessuali)».
Nel suo intervento alla Camera il 4 giugno, la stessa ministra, peraltro, aveva esordito prendendo le distanze dagli ormai celebri opuscoli dell’UNAR “Educare alla diversità”, commissionati all’Istituto A.T. Beck, ritenuto espressamente «un progetto che non ha coinvolto in nessuna fase il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, né nella sua ideazione e, tanto meno, nella sua realizzazione». Colpo ferale a quella sciagurata iniziativa.
L'ITALIA ALL'ONU VOTA CONTRO LA FAMIGLIA - Comunicato stampa dei Giuristi per la Vita
COMUNICATO STAMPA 23-2014
Il 25 giugno 2014 il Consiglio dei Diritti umani delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione sulla protezione della famiglia e dei suoi membri, nonostante i quattordici voti contrari dei rappresentanti di alcuni Paesi che si sono opposti perché in essa è stata usata la dizione “famiglia” al singolare, e non quella di “famiglie”.
I Giuristi per la vita esprimono sconcerto e il più profondo disappunto per il fatto che il rappresentante dell’Italia si sia unito ai quattordici voti contrari, nonostante la stessa mozione sia in linea con i principi costituzionali del nostro Paese, ed in particolare con l’art. 29, il quale riconosce un'unica forma di famiglia, ovvero quella «naturale fondata sul matrimonio», fra uomo e donna, come più volte ribadito dalla Corte Costituzionale.
Colpisce, in particolare, la motivazione addotta dal Ministero degli Affari Esteri per giustificare il voto contrario dell’Italia alla predetta risoluzione, che peraltro si limita semplicemente ad impegnare a proteggere la famiglia per ragioni del tutto condivisibili come la tutela dei diritti umani, e in particolare delle categorie sociali più deboli. Significativo, a riguardo, appare quanto dichiarato dalla Farnesina al quotidiano “Avvenire”, ovvero il fatto che «nella decisione di voto è stata data priorità al principio della solidarietà europea e occidentale», ed è prevalsa l’idea di non «disgregare il fronte europeo che il Ministero degli Esteri considera essenziale soprattutto in coincidenza con l’inizio del semestre di presidenza italiana del Consiglio dell’UE». Un comportamento improntato più che ad una visione di Realpolitik, ad un cinico opportunismo privo di scrupoli e, soprattutto, di ideali. Del resto, come ha recentemente ribadito il Premier Matteo Renzi riferendosi all’Unione Europea, una comunità istituzionale senza principi e valori è destinata a non avere alcun futuro.
I Giuristi per la Vita plaudono all’iniziativa dei senatori Giovanardi, Albertini, Bianconi, Chiavaroli, Compagna e Formigoni, relativa alla presentazione di un’interpellanza con cui è stato chiesto al Presidente del Consiglio dei Ministri ed al Ministro degli Affari Esteri «perché i rappresentanti italiani nel Consiglio dei Diritti umani abbiano così radicalmente cambiato la linea da sempre tenuta sui diritti sulla famiglia, che l’Italia aveva sempre sostenuto con forza in sede internazionale, senza interpellare il Parlamento, finendo in minoranza nel Consiglio dei diritti umani, con una posizione politica che non ha tenuto nessun conto del contenuto della risoluzione», e «se il Presidente del Consiglio era al corrente ed ha condiviso questa decisione».
IL PRESIDENTE
Avv. Gianfranco Amato
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BACIO GAY DI GESU' SULLA RAI
Al link sottostante potrete leggere il commento del quotidiano "Libero" alla denuncia fatta dai Giuristi per la Vita e dall'Associazione Pro Vita per lo sketch blasfemo mandato in onda da RAI 2
Cattivo gusto in prima serata - Il bacio gay di Gesù sulla Rai alle nove di sera
FINTE SPOSE LESBO, CON FIORI, TORTA E UN SINDACO DA RIDERE
Gay Pride, mozioni, registri comunali, proposte di legge sulle unioni civili non sono più ritenuti sufficienti dalla propaganda omosessualista. Ora ci tocca pure assistere alle finte nozze celebrate in Comune. Con tanto di sindaco, cerimonia, inviti, servizio fotografico, fiori, bouquet e l’immancabile bacio. È accaduto il 5 luglio a Ravenna dove la mascherata matrimoniale si è svolta alla compiaciuta presenza del sindaco Fabrizio Matteucci. Ne ha dato notizia Il Resto del Carlino con una intervista alle due pseudo nubende Barbara Domenichini e Carla Baroncelli, le quali raccontano di «essere state ricevute in Municipio, nella sala preconsiliare, dal sindaco, come in un matrimonio in piena regola».
Precisano, poi, le due donne: «Il sindaco non ha indossato la fascia ma l’ha appoggiata sul tavolo e noi abbiamo trasformato un evento privato in una cerimonia pubblica, con tutti gli invitati, dandole un significato simbolico e politico ben preciso». L’intervistatrice Annamaria Corrado chiede poi alla coppia gay di raccontare i dettagli della cerimonia visto che, precisa la stessa giornalista, «si è trattato di un matrimonio in piena regola anche nei preparativi, con inviti, torta nuziale, bouquet». Rispondono le due: «È stato esilarante, in pasticceria continuavano a farci vedere statuine su statuine da mettere sulla torta, tutte con uno sposo e una sposa e a noi non andava bene. Quando alla fine abbiamo detto che a sposarci eravamo noi due, la signora ci ha guardato sorridendo e ha risposto: “Potevate dirmelo subito così avremmo risparmiato tutto questo tempo”».
«Anche dalla fiorista - continuano le due - è stato divertente. Abbiamo chiesto due bouquet e la signora ci ha detto: “Certo, uno da tenere, l’altro da lanciare”. A quel punto ne abbiamo chiesti quattro. Lei allora si è seduta un attimo, era emozionata. Abbiamo avuto l’impressione che tutte queste persone fossero in qualche modo onorate di essere le prime a cui capitava una cosa del genere». Viene, ovviamente, anche pianificato il viaggio di nozze. Spiegano, infatti, Barbara e Carla in merito alla loro luna di miele: «Sceglieremo un Paese dell’Unione Europea dove è consentito il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Ci sono diversi sindaci in Italia che si sono esposti, dichiarando di essere favorevoli a riconoscere il certificato di matrimoni celebrati all’estero. Quando torneremo cercheremo di far riconoscere anche qui la nostra unione. Così si concluderà il nostro percorso iniziato con l’iscrizione al registro delle coppie di fatto».
Questo episodio dimostra ancora una volta l’evidente strategia della lobby gay, tutta improntata alla logica della continua escalation. Assolutamente ingenuo pensare, poi, ad un possibile punto di compromesso, se nessuno è in grado di dare la garanzia politica di saper fermare costoro. Numquam satis per quella agguerrita e potente lobby che, pur essendo minoranza anche nel mondo omosessuale, sembra però essere riuscita a mettere in scacco le istituzioni e la politica del nostro Paese. Evidentemente non basta più la proposta di legge sulle unioni gay di Renzi, ritenuta ormai troppo blanda. Si punta dritti al matrimonio, con tutti i diritti annessi, compresa la possibilità di adottare minori. L’invincibile e potente macchina della propaganda omosessualista si è già messa in moto. I finti matrimoni in comune stanno lì a dimostrarlo.
Pubblicato ne "La Nuova Bussola Quotidiana" del 8/7/2014
GIURISTI PER LA VITA: "VIVO COMPIACIMENTO PER L'APPROVAZIONE DELLA MOZIONE A TUTELA DELLA FAMIGLIA NATURALE"
COMUNICATO STAMPA 22-2014
I Giuristi per la Vita apprendono con vivo compiacimento la notizia dell’approvazione, da parte del Consiglio regionale della Lombardia, della mozione n.263 Iniziative per la tutela della famiglia naturale, depositata su proposta della Lega Nord con le firme di Massimiliano Romeo (Lega Nord), Silvana Santisi (Lega Nord), Dario Bianchi (Lega Nord), Stefano Bruno Galli (Lista Maroni Presidente), Marco Tizzoni (Lista Maroni Presidente), Donatella Martinazzoli (Lega Nord), Angelo Ciocca (Lega Nord), Elisabetta Fatuzzo (Pensionati), Riccardo De Corato (Fratelli d'Italia), Claudio Pedrazzini (FI-Pdl),
Alessandro Sala (Maroni Presidente), Lara Magoni (Maroni Presidente), Fabrizio Cecchetti (lega Nord), Carolina Toia (Maroni Presidente), Antonio Saggese (Maroni Presidente), Jari Colla (Lega Nord), Francesca Attilia Brianza (Lega Nord), Pietro Foroni (Lega Nord), Roberto Anelli (Lega Nord), Federico Lena (Lega Nord), Fabio Rolfi (Lega Nord), Antonello Formenti (Lega Nord), Luca Del Gobbo (Ncd), Francesco Dotti (Fratelli d'Italia), Salvatore Carlo Malvezzi (Ncd), Alessandro Sorte (FI-Pdl), Luca Daniel Ferrazzi (Maroni Presidente), Mauro Piazza (Ncd) e Maria Teresa Baldini (gruppo misto).
Si tratta di un documento coraggioso – lontano anni luce dalla pelosa ipocrisia che caratterizza la politica su queste tematiche –, alla cui redazione gli stessi Giuristi per la Vita hanno fattivamente contribuito, in cui si ribadisce l’unicità della famiglia secondo la formula costituzionale, ovvero quella di una società naturale fondata sul matrimonio tra un uomo ed una donna. Il documento, però, non si limita a questo. Respinge e condanna ogni tentativo di
introdurre l’ideologia gender e omosessualista nelle scuole, citando espressamente alcuni recenti episodi, tra cui la squallida vicenda accaduta al Liceo Giulio Cesare di Roma in relazione al romanzo “Sei come sei” di Melania Mazzucco, e diversi altri fatti accaduti nelle scuole materne ed elementari italiane, che fanno venire in mente quanto denunciato da Papa Francesco lo scorso 11 aprile alla Delegazione dell’Ufficio Internazionale cattolico dell’infanzia, quando ha parlato di «sperimentazione educativa sui bambini, usati come cavie da laboratorio, in scuole che somigliano sempre di più a campi di rieducazione e che ricordano gli orrori della manipolazione educativa già vissuta nelle grandi dittature genocide del secolo XX, oggi sostitute dalla dittatura del “pensiero unico”».
La mozione, inoltre, respinge e condanna il documento “Standard per l’educazione sessuale in Europa” redatto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, impegnando la Giunta Regionale a chiedere al Governo la non applicazione di tale documento nelle scuole italiane. Respinge e condanna la strategia propagandistica dell’Ufficio Nazione Antidiscriminazione Razziale, con i suoi famigerati libretti “Educare alla Diversità”. Viene pure contestata la natura profondamente liberticida del cosiddetto DDL Scalfarotto contro l’omofobia. Viene, infine, richiesto alla Giunta Regionale di «individuare una data per la celebrazione della Festa della Famiglia Naturale, fondata sull’unione fra uomo e donna, promuovendone sia direttamente che indirettamente attraverso scuole, associazioni ed Enti Locali la valorizzazione dei principi culturali, educativi e sociali».
IL PRESIDENTE
Avv. Gianfranco Amato
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MOZIONE DEL CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA A SOSTEGNO DELLA FAMIGLIA NATURALE: RASSEGNA STAMPA
Pubblichiamo alcuni collegamenti a pagine web che hanno commentato la mozione del Consiglio Regionale, nonché la registrazione della trasmissione radiofonica di Radio Mater a cui Gianfranco Amato ha partecipato il 30/6/2014.
Lombardy rejects ‘gay marriage’ and gender propaganda in schools- lifesitenews.com dell'8/7/2014
L’Arcigay vuole boicottare la Lombardia omofoba: «Deve crollare l’economia della regione» - Tempi web del 3/7/2014l
La famiglia così com'è. Cronaca di una bella giornata - La Nuova Bussola Quotidiana del 3/7/2014
Lombardia approva mozione a sostegno famiglia naturale - Libertà e Persona del 2/7/2014
Festa della famiglia naturale, il testo della mozione - Avvenire del 2/7/2014
Una festa per la famiglia naturale- Avvenire del 2/7/2014
Mozione della Lega Nord contro l'ideologia gender - La Nuova Bussola Quotdiana del 27/6/2014
LOMBARDIA: IL CONSIGLIO REGIONALE APPROVA MOZIONE A SOSTEGNO DELLA FAMIGLIA NATURALE
Martedì 1 luglio, il Consiglio regionale della Lombardia ha approvato a maggioranza una mozione a sostegno della famiglia naturale proposta dalla Lega Nord e firmata da tutto il centrodestra. Invece i gruppi di opposizione (Pd, Patto civico e M5S) al momento del voto sono usciti dall’aula.
Ecco il testo integrale della mozione 263:
Premesso che:
• la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo ed una donna rappresenta l’istituzione naturale aperta alla trasmissione della vita e l’unico adeguato ambito sociale in cui possono essere accolti i minori in difficoltà, anche attraverso, in casi estremi, gli istituti dell’affidamento e dell’adozione;
• la “famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società” e come tale “ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato” secondo quanto sancito dall’art.16 terzo comma della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948;
• la famiglia costituisce, più ancora di un mero nucleo giuridico, sociale ed economico, una comunità di affetti e di solidarietà in grado di insegnare e trasmettere valori culturali, etici, sociali, spirituali e religiosi, essenziali per lo sviluppo e il benessere dei propri membri e della società, nonché il luogo dove diverse generazioni si incontrano e si aiutano vicendevolmente a crescere nella sapienza umana e ad armonizzare i diritti degli individui con le altre istanze della vita sociale;
• le istituzioni devono provvedere allo stanziamento di pubblici sussidi al fine di garantire ai genitori un’effettiva libertà nella scelta della scuola per i propri figli, senza essere costretti a sostenere, direttamente o indirettamente, spese supplementari che impediscano o limitino di fatto tale libertà;
Considerato che:
• in tutto il Paese, con il pretesto di combattere “inutili” stereotipi, si stanno moltiplicando i casi di aperta propaganda contro la famiglia naturale, soprattutto nel mondo scolastico, con proiezione di film e sitcom gay, diffusione di fiabe rivedute e corrette in chiave omosessuale consegnate ai bimbi della scuola dell’infanzia e pubblicate dall’UNAR, ufficio che dipende dal Dipartimento Pari Opportunità che a sua volta fa capo al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. E’ legittimo e condivisibile che nelle scuole si insegni a non discriminare i gay o altre minoranze, ma questo non deve necessariamente comportare l’imposizione di un modello di società che prevede l’eliminazione delle naturali differenze tra i sessi;
• nel Liceo Giulio Cesare di Roma i professori hanno imposto ad allievi minorenni la lettura di un romanzo, a forte impronta omosessualista, dal titolo “Sei come sei” della scrittrice Melania Mazzucco (Edizioni Einaudi), alcuni passi del quale rivelano, in realtà, un chiaro contenuto pornografico descrivendo fra l’altro nei dettagli un rapporto orale fra due maschi;
• in numerose scuole italiane, nello scorso mese di marzo e in occasione della c.d. “settimana contro il razzismo”, è stata proiettata a un pubblico di minori la sitcom gay “Vicini”, con numerose polemiche e proteste da parte delle Associazioni dei Genitori. Nel video in questione vengono pronunciate frasi come: “La famiglia tradizionale deve finire” o si assiste a scene di gay che si sposano davanti a un prete, a sua volta omosessuale;
• nella scuola materna “I sei colori di Ugo” a Roma si è deciso quest’anno di sostituire la festa del papà con una più inclusiva “festa delle famiglie” per non discriminare una bambina con due madri lesbiche;
• la strategia dell’UNAR mira nei fatti a destrutturare la famiglia naturale, impartendo già nei soggetti più deboli ed in crescita questi insegnamenti;
• nell’opuscolo dell’UNAR, dedicato ai docenti, viene richiesto a chi insegna di “non usare analogie che facciano riferimento a una prospettiva etero normativa in quanto tale punto di vista, ad esempio, potrebbe assumersi nell’assunzione che un bambino da grande si innamorerà di una donna e la sposerà”;
• si sta applicando in numerose scuole materne ed elementari d’Italia il documento Standard per l’educazione sessuale in Europa che prevede tra l’altro, nella fascia di età fra i 4 e 6 anni, l’introduzione alla masturbazione infantile precoce, capacità di identificare i genitali nei dettagli e l’identità di genere, ovvero la scelta se essere maschietti o femminucce;
• la legge c.d. “Scalfarotto”, approvata alla Camera e in discussione attualmente al Senato, parifica l’omofobia ai reati già condannati dalla legge Mancino (razzismo, antisemitismo, etc). Una volta approvata la legge in via definitiva, chi ad esempio si dichiarerà contrario al matrimonio fra persone dello stesso sesso sarà punito con 1 anno e 6 mesi di reclusione (che possono arrivare a 4 anni se il reato è svolto in forma associativa). Lo Stato avrà l’obbligo di procedere d’ufficio anche se la persona ritenuta offesa dovesse ritirare la querela.
Il Consiglio Regionale della Lombardia:
dichiara la propria opposizione a qualunque tentativo di comprimere i diritti e i doveri dei genitori all’educazione dei propri figli, ignorare l’interesse superiore dei minori a vivere, crescere e svilupparsi all’interno della propria famiglia naturale;
impegna la Giunta Regionale
ad individuare, in collaborazione con l’Ufficio di Presidenza del Consiglio, una data per la celebrazione della Festa della Famiglia Naturale, fondata sull’unione fra uomo e donna, promuovendone sia direttamente che indirettamente attraverso scuole, associazioni ed Enti Locali la valorizzazione dei principi culturali, educativi e sociali;
a chiedere al Governo centrale la non applicazione del Documento Standard per l’educazione sessuale in Europa redatto dall’ufficio europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità;
e invita la Giunta Regionale
a introdurre il “Fattore Famiglia” quale criterio di sostegno alle politiche attive e passive al reddito delle famiglie lombarde.
IL BELGIO È FUORI CONTROLLO: OGNI GIORNO 5 MORTI A RICHIESTA
di Gianfranco Amato
La statistica recentemente diffusa sul ricorso all’eutanasia in Belgio – Paese dov’è legale dal 2002, primo al mondo – lascia senza fiato: una media di cinque persone al giorno, col 2013 che con i suoi 1.816 casi ha segnato un aumento del 26,8% rispetto al 2012 (1.432 casi). Si tratta di centocinquanta casi al mese, una media, appunto, di cinque casi al giorno. Dai dati della Commission de contrôle et d’évaluation de l’euthanasie emerge, tra l’altro, che i fiamminghi ricorrono assai più frequentemente all’eutanasia (80%) rispetto ai francofoni, mentre sono gli anziani, tra i 70 e i 90 anni, a rappresentare il 53,5% della cifra totale. Segue la fascia tra i 60 e i 70 con il 21%, e quella degli under 60 che si attesta al 15%. Gli ultranovantenni rappresentano solo il 7%.
Tra casi più clamorosi balzati all’onore delle cronache vi è quello di una donna, Nancy Verhelst, che dopo essersi sottoposta a un’operazione chirurgica per cambiare sesso, e divenuta Nathan per l’anagrafe, ha poi scoperto di non potersi accettare nella nuova veste di uomo, al punto di decidere di togliersi la vita attraverso l’eutanasia, motivata dalle «insopportabili sofferenze psicologiche».
Noto è anche il caso dei gemelli Marc and Eddy Verbessem, i quali hanno deciso di ricorrere all’eutanasia dopo aver scoperto di essere inesorabilmente destinati a diventare ciechi. Potremmo continuare, ma il punto è un altro. Lo ha centrato il professor Chris Gastmans, docente di etica medica all’Università di Lovanio: «Davvero – si è chiesto – l’eutanasia è l’unica risposta umana che sappiamo offrire in simili situazioni?». Di fronte a un’umanità così drammaticamente ferita, davvero la sola opzione che lo Stato è in grado di prospettare è quella di farla finita? La scorciatoia della morte di fronte alla sofferenza, in realtà, è una sconfitta per tutti. Sempre.
MOZIONE DELLA LEGA NORD CONTRO L'IDEOLOGIA GENDER
di Gianfranco Amato
Sostegno della famiglia naturale con anche l’istituzione di una apposita Giornata, e condanna del tentativo di introdurre l’ideologia gender. È questo il contenuto di una mozione presentata dal gruppo della Lega Nord alla Regione Lombardia – grazie anche al contributo dei Giuristi per la Vita – e che verrà discussa martedì 1° luglio.
Si tratta di un documento coraggioso – lontano anni luce dalla pelosa ipocrisia che caratterizza la politica su queste tematiche –, in cui si ribadisce l’unicità della famiglia secondo la formula costituzionale, ovvero quella di una società naturale fondata sul matrimonio tra un uomo ed una donna. Il documento, però, non si limita a questo. Respinge e condanna ogni tentativo di introdurre l’ideologia gender e omosessualista nelle scuole, citando espressamente alcuni recenti episodi, tra cui la squallida vicenda accaduta al Liceo Giulio Cesare di Roma in relazione al romanzo “Sei come sei” di Melania Mazzucco, e diversi altri fatti accaduti nelle scuole materne ed elementari italiane, che fanno venire in mente quanto denunciato da Papa Francesco lo scorso 11 aprile alla Delegazione dell’Ufficio Internazionale cattolico dell’infanzia, quando ha parlato di «sperimentazione educativa sui bambini, usati come cavie da laboratorio, in scuole che somigliano sempre di più a campi di rieducazione e che ricordano gli orrori della manipolazione educativa già vissuta nelle grandi dittature genocide del secolo XX, oggi sostitute dalla dittatura del “pensiero unico”».
La mozione, inoltre, respinge e condanna il documento “Standard per l’educazione sessuale in Europa” redatto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, impegnando la Giunta Regionale a chiedere al Governo la non applicazione di tale documento nelle scuole italiane.
Respinge e condanna la strategia propagandistica dell’Ufficio Nazione Antidiscriminazione Razziale, con i suoi famigerati libretti “Educare alla Diversità”. Viene pure contestata la natura profondamente liberticida del cosiddetto DDL Scalfarotto contro l’omofobia. Viene, infine, richiesto alla Giunta Regionale di «individuare una data per la celebrazione della Festa della Famiglia Naturale, fondata sull’unione fra uomo e donna, promuovendone sia direttamente che indirettamente attraverso scuole, associazioni ed Enti Locali la valorizzazione dei principi culturali, educativi e sociali».
Alla mozione hanno aderito anche componenti del Gruppo del Nuovo Centrodestra, dei Fratelli d’Italia, e della Lista Maroni. Sulla carta, quindi, dovrebbero teoricamente esserci i numeri per l’approvazione nella seduta già fissata del prossimo primo luglio. Se la mozione verrà approvata, sarà interessante registrale le ripercussioni a livello nazionale.
Ecco il testo della mozione
SKETCH BLASFEMO: PRESENTATO ESPOSTO-DENUNCIA ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA
COMUNICATO STAMPA 21-2014
I Giuristi per la Vita e l’associazione Pro Vita Onlus hanno deciso di presentare un esposto-denuncia contro la RAI alla Procura della Repubblica di Roma, al Presidente della R.A.I., alla Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi.
Questo il fatto denunciato. Il 30 maggio 2014 nel corso della trasmissione “LOL” in onda su Rai2, dopo il telegiornale delle 20.30, veniva presentato uno sketch satirico il quale mostrava Gesù Cristo, gli apostoli ed una donna riuniti in un allegro e spensierato banchetto. A mano a mano che l’inquadramento della scena si allargava, diventava sempre più chiaro che il contesto fosse quello dell’Ultima Cena. Le note della celebre aria di Mendelssohn trasmesse in sottofondo alludevano evidentemente ad una scena di matrimonio, e parevano riferirsi alle nozze tra Gesù e la donna che gli sedeva accanto. L’equivoco sui nubendi viene subito chiarito quando nella scena lo stesso Gesù bacia sulla bocca uno degli apostoli, verosimilmente Simon Pietro, con evidente e chiara allusione al matrimonio omosessuale. Un blasfemo e sacrilego spot per le nozze gay.
Sorge a questo punto spontanea una domanda. Se al posto di Nostro Signore ci fosse stato il profeta Maometto i dirigenti della RAI avrebbero mandato in onda quello sketch blasfemo? Pensiamo di proprio di no. Quei dirigenti, infatti, non avrebbero certamente voluto offendere il sentimento religioso dei musulmani, o forse – più semplicemente – non avrebbero voluto fare la fine di Kurt Westergaard, il disegnatore danese delle ormai celebri vignette contro Maometto pubblicate sul giornale “Jyllands-Posten”, che oggi , dopo essere scampato ad una nutrita serie di attentati ed aver cambiato almeno cinque rifugi, vive sotto strettissima protezione.
I Giuristi per la Vita si permettiamo di ricordare che il vecchio reato di «offese alla religione dello Stato mediante vilipendio di persone», previsto dall’art. 403 del codice penale, è stato modificato nel reato di «offese ad una confessione religiosa mediante vilipendio di persone», proprio per estendere la sua applicazione anche ad altre fedi. Una volta caduto il privilegio del cattolicesimo – non più considerato “religione di Stato” – ci ha pensato l’art.7 della legge 24 febbraio 2006, n. 85 ad unificare nella tutela apprestata da tale disposizione tutte le confessioni religiose, eliminando, appunto, la disparità di trattamento tra la religione cattolica e le altre, già sollevata dalla Corte Costituzionale con la sentenza n.168 del 18 aprile 2005.
Tornando al vergognoso sketch della RAI, non si pretende che il direttore di RAI2 faccia la fine del suo collega Jacques Lefranc, direttore di “France Soir”, licenziato il 2 febbraio 2006 per aver pubblicato le vignette danesi contro Maometto, ma è lecito chiedere che almeno chieda scusa e mostri in futuro una maggiore intelligenza e sensibilità nella scelta delle immagini da mandare in onda.
Resta il fatto che un errore è stato commesso e va sanzionato. Anche penalmente. Il reato di offesa ad una confessione religiosa previsto dall’art. 403 del codice penale, vale solo per la fede musulmana, ebraica, sikh, indù, buddista o comprende anche quella cristiana? Un giudice a Roma ci saprà dire.
IL PRESIDENTE
Avv. Gianfranco Amato
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Leggi qui l'articolo pubblicato da La Nuova Bussola Quotidiana
PER L'ON.LE SCALFAROTTO CHI SI OPPONE ALL'AGENDA OMOSESSUALISTA E' UNA ZAVORRA DALLA QUALE OCCORRE LIBERARSI
COMUNICATO STAMPA 20-2014
L’onorevole Ivan Scalfarotto, indefesso paladino dell’omonimo disegno di legge contro l’omofobia, ha definito «zavorra» tutti coloro che si oppongono all’agenda omosessualista, ai matrimoni gay, alle adozioni di minori da parte di coppie dello stesso sesso, alla fecondazione eterologa, alla legge contro l’omofobia, e a tutto lo stucchevole armamentario gay friendly. Un insulto in piena regola che poco si addice ad un democrat che si picca di apparire come un pacato dialogante, e che viene spacciato come il volto più presentabile e moderato del mondo omosessuale.
La notte del 19 giugno scorso, infatti, in diretta TV alla trasmissione “Linea Notte TG3” l’onorevole Scalfarotto ha inveito contro il senatore Carlo Giovanardi, definendolo testualmente «la zavorra di questo paese», solo perché lo stesso senatore aveva osato esprimere la posizione di milioni di italiani circa i summenzionati temi, dall’adozione gay alla fecondazione eterologa, passando per il matrimonio omosessuale e la legge liberticida sull’omofobia. I Giuristi per la Vita prendono atto – con una certa qual preoccupazione – dell’opinione che l’onorevole Scalfarotto ha di questi italiani.
Ad ulteriore commento dell’infelice sortita televisiva di Scalfarotto occorre aggiungere che quando i nervi fanno saltare il finto aplomb anglosassone e fanno cadere il velo di ipocrisia, si arriva persino a perdere il senso delle istituzioni. Durante la citata e poco edificante perfomance del 19 giugno, Scalfarotto, infatti, è arrivato ad offendere pubblicamente un senatore della Repubblica, dimenticandosi che attualmente egli riveste la carica di Sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento. Davvero l’ideologia obnubila la mente arrivando a far travalicare i limiti della decenza a livello personale e istituzionale.
Fa specie, però, che proprio quella sinistra che ha sempre contestato il metodo dell’insulto, dell’ingiuria, dell’attacco alla dignità personale, bollandolo come “fascista”, utilizzi oggi questo stesso metodo contro gli avversari. Ed inquieta ancor di più il fatto che riesca ad utilizzarlo con una certa qual maestria.
IL PRESIDENTE
Avv. Gianfranco Amato
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CONFERENZA DI GIANFRANCO AMATO AL CENTRO PASTORALE DIOCESANO DI CREMONA
Il sito della Diocesi di Cremona pubblica la registrazione della Conferenza di Gianfranco Amato, tenutasi al Centro Pastorale Diocesano il 4 giugno scorso. Potete ascolarla a questo link: http://www.diocesidicremona.it/main/base1.php?id=sknewsfoto&idrec=5444
A sua volta, il Centro Cattolico di Documentazione di Marina di Pisa ha trascritto l'intera registrazione audio, che potrete leggere a questi due link:
Prima parte: http://www.rassegnastampa-totustuus.it/modules.php?name=News&file=article&sid=6018
Seconda parte: http://www.rassegnastampa-totustuus.it/modules.php?name=News&file=article&sid=6019
GENDER, CRESCE L'ALLARME TRA I VESCOVI
Monsignor Giuseppe Zenti , Vescovo di Verona, guida una delle più antiche e prestigiose diocesi d’Italia, che annovera ben quattro Papi tra i suoi pastori; Papa Benedetto XIII, Papa Benedetto XIV, Papa Clemente XIII e Papa Giovanni XXIII. Vogliamo ricordare monsignor Zenti perché è stato ingiustamente annoverato tra i vescovi “tiepidi” sulla questione relativa alla teoria del gender ed all’ideologia omosessualista. Le sue ultime esternazioni, rilasciate al settimanale Verona Fedele del 6 maggio 2014 rendono evidente in maniera chiara ed inequivocabile quale sia il pensiero del presule scaligero. Meritano di essere integralmente riportate, giacché in tempi di incertezza e tiepidità come quelli che stiamo vivendo, un giudizio lucido e adamantino come quello di mons. Zenti diventa davvero merce rara.
Così si è espresso il vescovo di Verona: «(…) Oggi, però, proprio l’identità missionaria della Chiesa la sospinge anche dentro la mischia culturale per esservi ancora una volta luce di verità e sale anticorruzione. Ed è chiamata a buttarsi nella mischia, nelle periferie esistenziali, nel vortice del non senso, proprio mentre è in atto uno tsunami culturale devastante: la cultura del gender. Una vera epidemia che sta invadendo l’intero mondo occidentale. Purtroppo la nostra gente ne sa ancora troppo poco o vi attribuisce il peso che si dà ad un raffreddore. In realtà si tratta di una cultura che altera geneticamente il Dna dell’antropologia, e sta imponendosi con la violenza di una dittatura anonima kafkiana. La sua matrice è l’idolatria del soggettivismo individualista, asociale, intollerante di ogni voce dissenziente. Se si radica ulteriormente a livello legislativo, benché nessuna legislazione sia autorizzata ad imporla come cultura, potrebbe profilarsi una ondata di persecuzioni antidemocratiche, contro chi si permette di dissentire. Non è infatti questione di rispetto o meno per chi ha fatto scelte diverse da parametri valoriali che appartengono alla grande tradizione dell’umanesimo. Il rispetto è assicurato a tutti. Il nodo della questione invece sta nell’antiumanesimo insito nella cultura del gender, del tutto estranea alla concezione identitaria ed etica dell’uomo di sempre, oltre, si sa, che alla visione biblica. Il suo contenuto è male agli occhi di Dio! Ed è male agli occhi di Dio esattamente perché è male per l’uomo, creato a sua immagine e somiglianza; creato “maschio e femmina”.
A GIANFRANCO AMATO IL "PREMIO TESTIMONI"
Il presidente dei Giuristi per la Vita è stato insignito durante l'ultima Giornata Regionale del Timone del Lazio
Roma, 09 Giugno 2014(Zenit.org) Luca Marcolivio
La verità sulla Sindone e la deriva antropologica contemporanea. Due argomenti apparentemente distanti e diversi, sia a livello concettuale che temporale ma legati dal filo rosso della verità sull’uomo. Sull’Uomo che fu ed è il Figlio di Dio e sugli uomini di ogni generazione.
Di questo si è discusso nel pomeriggio di sabato scorso durante la Giornata Regionale del Timone del Lazio, tenutasi presso il Centro Nazareth di Roma, con l’esposizione degli stand di varie realtà editoriali cattoliche ed in particolare apologetiche. Tra questi, naturalmente, il mensile Il Timone, che in queste settimane celebra quindici anni di attività.
Dopo la messa mattutina, celebrata da padre Arturo A. Ruiz Freites, dell’Istituto del Verbo Incarnato, nel pomeriggio è seguita la conferenza La verità sulla Sindone, a cura di Emanuela Marinelli.
Forte di 37 anni di studi sindonici, la professoressa Marinelli è sempre stata uno dei più tenaci avversari della datazione medioevale del tessuto più celebre del mondo e, alla fine i fatti le hanno dato ragione: l’uomo della Sindone di Torino è davvero pienamente rappresentativo del Gesù Cristo flagellato e poi crocifisso a Gerusalemme circa 2000 anni fa e la sua origine risale a quell’epoca e a quel luogo.
Un’evidenza ammessa anche da numerosi atei, ha sottolineato Marinelli, che ha rievocato anche i tentativi spiccatamente ideologici – non privi di risvolti di lobbying, manipolazione e corruzione – di insistere sull’identità della Sindone come “falso medioevale”.
La studiosa ha raccontato di un episodio risalente ai primi anni della sua attività di conferenziera: “Mi si avvicinò una donna anziana, semplice, forse analfabeta e mi disse: ‘non ho capito nulla delle sue spiegazioni scientifiche, però vedendo l’immagine del volto di Gesù, ho pensato che Gesù ci ha lasciato la Sindone, perché noi dobbiamo diventare come la Sindone’. A quel punto mi sentii io l’analfabeta…”.
Diventare “come la Sindone”, per quell’umile signora equivaleva a “stamparci dentro l’immagine di Gesù, forte chiara e serena nella sofferenza, perché gli altri quando vedono noi, devono vedere Cristo. Questa donna aveva capito sicuramente più di tanti scienziati”, ha quindi concluso la professoressa Marinelli.
È seguita l’attribuzione del Premio Testimoni all’avvocato Gianfranco Amato, presidente dei Giuristi per la Vita, noto per le sue iniziative pro-life e, più di recente, per le sue azioni legali contro la propaganda dell’ideologia gender, in particolare nelle scuole.
Il momento è drammatico, ha spiegato l’avvocato Amato, e non soltanto per via della propaganda omosessualista. Oltre al disegno di legge Scalfarotto sull’omofobia, sono stati depositati in Parlamento progetti di legge sulla depenalizzazione dell’incesto e dell’eutanasia, assieme ad altri sulla legalizzazione della fecondazione eterologa, fino alla restrizione dell’obiezione di coscienza sull’aborto.
“La fede a costo zero è finita - ha detto Amato -. Dobbiamo iniziare a chiederci a cosa siamo disposti a rinunciare per dimostrare che quello in cui crediamo è vero”.
REGGIO EMILIA, PRESENTATA DENUNCIA CONTRO ESPONENTI DEL COMITATO ARCIGAY "GIOCONDA" PER LA DISTRIBUZIONE DI MATERIALE PORNOGRAFICO IN UNA SCUOLA
COMUNICATO STAMPA 19-2014
I Giuristi per la Vita e l’associazione Pro Vita Onlus hanno inoltrato una denuncia alla Procura della Repubblica di Reggio Emilia contro alcuni rappresentanti del Comitato Provinciale Arcigay “Gioconda” di Reggio Emilia, e gli eventuali insegnanti in concorso, in merito alla vicenda
accaduta presso l’istituto scolastico I.T.C.G. Cattaneo-Dall’Aglio di Castelnovo ne’ Monti.
In quella scuola, infatti, i predetti rappresentanti dell’Arcigay, dopo aver tenuto in classe una lezione contro l’omofobia, hanno distribuito a studenti minorenni un opuscolo illustrativo intitolato “SAFER SEX HIV e Infezioni Sessualmente Trasmissibili”, il cui contenuto denota un evidente e sconcertante natura pornografica omosessuale.
Vista l’affermazione di Fabiana Montanari, presidente di Arcigay Reggio Emilia, secondo cui «all’incontro erano presenti cinque professori, che hanno accettato la distribuzione degli opuscoli e ci hanno fatto i complimenti per l’attività svolta», si impone l’accertamento della responsabilità penale degli insegnanti, e la valutazione sull’applicabilità dell’aggravante di cui all’art. 61 n. 9 c.p. poiché la divulgazione del materiale è stata accettata ed agevolata dal corpo docente della scuola.
Circa l’oscenità del contenuto degli opuscoli non vi sono dubbi. L’ha riconosciuto lo stesso giornalista Gianluca Veneziani nel suo articolo intitolato “Lezioni di sesso anale: che bordello di scuola”, pubblicato da “Libero” il 18 aprile scorso, rifiutandosi di pubblicare i passi irriferibili degli stessi opuscoli: «Omettiamo, per ragioni di decenza, la seconda parte dell’opuscolo in cui abbondano frasi ai limiti della volgarità e fioriscono descrizioni di rapporti sessuali, le cui finalità educative ci sfuggono».
DIVORZIO “BREVE”: È DAVVERO UNA CONQUISTA ?
di Filippo Martini
Con una votazione pressoché unanime (30 i deputati contrari) è stato approvato alla Camera il ddl unificato 831-892-1053-1288-1938-2200-A che disciplina il cosiddetto “divorzio breve” e lo “scioglimento anticipato della comunione” tra i coniugi.
Sarà certo casuale: una maggioranza così schiacciante, a poche ore da un suffragio europeo e amministrativo che ha consacrato il Pd sugli altari del governo democratico del paese, facendo traballare il movimento 5 stelle, Forza Italia e sprofondare gli altri partiti.
Sì, sul divorzio breve la maggioranza c’è stata, schiacciante e bipartisan.
Il disegno di legge, che ora passerà in esame al Senato prevede sostanzialmente che alle parole “tre anni” dalla separazione, originariamente previsti dall’art. 3 l. 898/70 per lo scioglimento degli effetti civili del matrimonio (divorzio), siano sostituite le parole “dodici mesi”. La decorrenza del termine poi è anticipata alla data di notifica della domanda di separazione (mentre prima, era già fissata all’udienza di comparizione dei coniugi avanti al Presidente del Tribunale).
Forse (e si scusi la nota non priva di vis polemica) si poteva direttamente eliminare l’istituto della separazione. Istituto che, ricordiamolo, secondo l’intendimento originario del legislatore aveva senso in quanto caratterizzato da un lasso di tempo congruo (tre anni, appunto, erano stati ritenuti congrui negli anni ’70) affinché i coniugi ponderassero un eventuale ripensamento che li aiutasse a riconciliarsi. Evidentemente non è così. O meglio non è più così. Non si crede più nella “pace”. Chi si ammanta di bandiere arcobaleno con la scritta “PACE”, probabilmente non crede, non spera che due persone sposate possano provare (magari con un aiuto) a riconciliarsi seriamente. Si fanno appelli alla pace nel mondo, si fanno moratorie per scongiurare crisi internazionali, ma evidentemente, al “microcosmo” di una famiglia che rischia di sfasciarsi e così di sfasciare le basi sui cui lo stato, i popoli, si fondano, nessuno ci pensa. E quindi, togliamo i tre anni, però manteniamo la parvenza buonista di una separazione che ormai è pura ipocrisia e la cui soppressione integrale sarà evidentemente il prossimo passaggio (tanto per adeguarci ai paesi Europei più progressisti).
A NAZARETH (PENNSYLVANIA) NON SI PUÒ CITARE IL VANGELO
Nazareth è la celeberrima cittadina israeliana di cui era originario Nostro Signore Gesù Cristo. In quei luoghi, infatti, il Salvatore trascorse l’infanzia, l’adolescenza e l’età adulta, prima di dedicarsi alla missione per cui si è incarnato. Era noto, per l’appunto, come Gesù il Nazareno. Nazareth è, però, anche una ridente cittadina americana della Pennsylvania, nella contea di Northampton, famosa per il circuito automobilistico che vi sorge, la Nazareth Speedway, una pista ovale, utilizzata per le competizioni di Formula Champ Car. Il perché di questa digressione geografica è presto detto. Presso la Floyd Schafer Elementary School della Nazareth americana, durante la tradizionale distribuzione dei cartoncini augurali di San Valentino, ad un alunno è stato impedito di utilizzarne uno a sfondo religioso, con cui, citando un passo del Vangelo di Giovanni (3:16), voleva ricordare ai compagni di classe quanto Dio li amasse. Immediata la reazione del preside della scuola. Secondo la dirigente, infatti, il testo contenuto nel cartoncino viola l’art.220 del NASD policy, il ferreo regolamento del Nazareth Area School District, il quale proibisce agli studenti «l’uso di espressioni verbali o scritte che possano propagandare la superiorità di una particolare denominazione religiosa, di una setta, o di un’opinione».
IL TAR DEL LAZIO NON CONCEDE LA SOSPENSIVA NEL RICORSO CONTRO LA PILLOLA NORLEVO
COMUNICATO STAMPA 18-2014
La Sezione Terza-quater del Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio, con l’ordinanza n. 2407/2014 del 29 maggio 2014, ha respinto l’istanza cautelare del ricorso diretta alla sospensione degli effetti del provvedimento dell’AIFA sul farmaco Norlevo, la cosiddetta “pillola del giorno dopo”, affermando che «non sussistono, sotto il profilo del fumus, i presupposti per l'accoglimento della proposta istanza cautelare avuto presente, in linea con quanto evidenziato dalle resistenti amministrazioni, che recenti studi hanno dimostrato che il farmaco Norlevo non è causa di interruzione della gravidanza».
Fa specie notare come i giudici amministrativi abbiano clamorosamente equivocato l’oggetto del ricorso. Lo dimostra il riferimento alla «interruzione della gravidanza». Oggi solo una corrente minoritaria di medici ginecologi afferma che la gestazione inizia dopo l’annidamento dell’embrione in utero e non dal momento della fecondazione. In questa erronea prospettiva, è vero che la pillola Norlevo non ha effetti dopo l’impianto in utero dell’embrione. Peccato che l’oggetto del ricorso, però, riguardasse la fase anteriore dell'impianto, vale a dire gli effetti della pillola Norlevo sullo sviluppo dell'embrione e sulla sua capacità di annidamento. Da questo punto di vista, la revisione critica dei centodiciannove studi scientifici pubblicati su riviste internazionali, prodotti in giudizio dai ricorrenti, hanno univocamente affermato che Norlevo può essere nocivo per lo sviluppo dell’embrione e impedirne l’annidamento in utero.
Né l’AIFA, né il Ministero della Salute, né la spietà HRA Pharma hanno potuto obiettare nulla in merito a tale punto. Le rispettive memorie, infatti, si sono limitate a citare due studi alquanto datati (Novikova 2007 e Noè 2011), che oltretutto non risultano essere stati presi in considerazione nell’istruttoria, e che non sono mai stati citati negli atti impugnati. Nessun giurista scrupoloso esprimerebbe un parere solo sulla base di un paio di sentenze che esprimono tesi minoritari, e ci piacerebbe sapere che lo stesso criterio valga anche quando si tratta di immettere nel mercato farmaci potenzialmente nocivi.
Un’ulteriore conferma di quanto l’istruttoria dell’AIFA sia stata lacunosa su questo punto, lo si ricava, peraltro, anche dal resoconto stenografico dell’Assemblea della Camera dei Deputati dell’11 aprile 2014, in è verbalizzato l’intervento del sottosegretario di Stato per la salute in risposta all'interrogazione parlamentare dell’onorevole Gian Luigi Gigli avente per oggetto proprio il farmaco Norlevo. Dalla lettura del verbale emerge chiaramente che il Ministero della Salute non era in possesso di alcuna nuova evidenza scientifica tale da escludere il potenziale effetto abortivo della pillola Norlevo. Leggere per credere.
E’ vero che l’ordinanza del T.A.R. riguarda la fase cautelare del procedimento e che occorre attendere la sentenza, però certo questa decisione rischia di apparire come un pesante ostacolo per l’esercizio del diritto di obiezione di coscienza in tema di interruzione volontaria della gravidanza da parte degli operatori sanitari. I ricorrenti stanno comunque valutando l’opportunità di proporre appello al Consiglio di Stato contro l’ordinanza del T.A.R. La parola,
quindi, potrebbe passare ai giudici di Palazzo Spada, ove si spera valga ancora l’antico e saggio principio per cui «contra factum non valet argumentum».
IL PRESIDENTE
Avv. Gianfranco Amato
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Leggi qui Avvenire del 31/5/2014 - "Norlevo abortivo? Il Tar dice no"
PILLOLA DEL GIORNO DOPO, LO STATO È IMPREPARATO
Giuristi per la vita, Unione Cattolica dei Farmacisti Italiani, Forum delle Associazioni Familiari, AIGOC Associazione Italiana Ginecologi e Ostetrici Cattolici e Associazione Pro Vita Onlus, hanno proposto ricorso al Tribunale Amministrativo del Lazio avverso contro il Ministero della Salute, la stessa Agenzia Italiana del Farmaco, la società francese Laboratoire HRA Pharma, e la società Aziende Chimiche Riunite Angelini Francesco A.C.R.A.F. S.p.A.
Oggetto dell'impugnazione è “l’annullamento, previa sospensione, della determinazione emessa dall’Agenzia Italiana per il farmaco il 17 dicembre 2013, e pubblicata per estratto sulla Gazzetta Ufficiale n. 28 del 4 febbraio 2014”, con cui si è provveduto a modificare l’autorizzazione all’immissione in commercio del medicinale per uso umano “Norlevo”, la cosiddetta “pillola del giorno dopo”, anche con particolare riguardo alla parte in cui si afferma in modo apodittico e indimostrato che il farmaco non può impedire l’impianto nell’utero di un ovulo fecondato, causando l’interruzione della gravidanza, cioè un aborto, e provocando conseguentemente la morte dell’embrione.
Il 30 aprile, davanti alla Terza Sezione Quater del Tribunale Amministrativo del Lazio, è stata discussa l'istanza cautelare diretta alla sospensione degli effetti giuridici del provvedimento impugnato. L'Avvocatura di Stato, costituitasi per l'AIFA, ha subito tentato di sminuire l'oggetto del ricorso, quasi che questo riguardasse solamente l’aspetto formale della modifica del foglietto illustrativo del farmaco, quando invece è evidente che in gioco ci sono valori e diritti fondamentali quali il diritto alla vita, alla dignità dell'embrione, alla corretta informazione, all'obiezione di coscienza.
ANITA NON PUÒ (PER NATURA) AVERE DUE MAMME
L’ossessiva propaganda mediatica omosessualista colpisce ormai a ritmo quotidiano. L’ultima notizia alla ribalta della cronaca, pubblicata dal Corriere della Sera, ha per oggetto la lettera che il consigliere comunale di Milano, Rosaria Iardino del PD, ha scritto al Presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi. Ecco il testo:
«Caro Presidente, sono una tua collega di partito e sono omosessuale. In questo 17 maggio, la giornata internazionale contro l’omofobia. ti vorrei raccontare il più bel sogno della mia vita, che ho realizzato solo in parte ma che mi piacerebbe veder completo, con la consapevolezza che ancora molto c’è da fare.
La mia famiglia è la metà compiuta ed è sicuramente la cosa più importante che io abbia; la mia compagna Chiara e la piccola Anita, nostra figlia, concepita attraverso la procreazione medicalmente assistita, sono il mio universo. Questa è una famiglia, caro Presidente, ma c’è un’altra metà del cielo ancora tutta da conquistare. Riguarda i diritti civili che a questo nucleo e a tutte le famiglie omogenitoriali vorrei fossero pienamente riconosciuti; vorrei che tutti godessero delle stesse prerogative che attualmente sono ad appannaggio delle sole famiglie eterosessuali.
Caro Presidente ti invito a guardare quello che è stato fatto a Milano anche col mio contributo, visto che dal settembre scorso siedo tra i banchi del Consiglio comunale, in quota al partito di cui siamo entrambi componenti. A Milano esiste un Registro delle unioni civili, come sai bene. Che ce ne sia uno nella mia città e in tante altre è un grande passo avanti, ma non basta. Manca naturalmente un riferimento nazionale, una normativa che accomuni tutto il paese, una regolamentazione generale che valga allo stesso modo dalle Alpi alla Sicilia. Caro Presidente, ci avevi promesso il varo di una Civil partnership nazionale e sono certo che manterrai la tua parola, ma evidentemente anche tu aspetti che una tua fetta di cielo si realizzi per dar seguito a tutto questo.
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