L'ITALIA ALL'ONU VOTA CONTRO LA FAMIGLIA - Comunicato stampa dei Giuristi per la Vita

 

 

COMUNICATO STAMPA 23-2014

Il 25 giugno 2014 il Consiglio dei Diritti umani delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione sulla protezione della famiglia e dei suoi membri, nonostante i quattordici voti contrari dei rappresentanti di alcuni Paesi che si sono opposti perché in essa è stata usata la dizione “famiglia” al singolare, e non quella di “famiglie”.

I Giuristi per la vita esprimono sconcerto e il più profondo disappunto per il fatto che il rappresentante dell’Italia si sia unito ai quattordici voti contrari, nonostante la stessa mozione sia in linea con i principi costituzionali del nostro Paese, ed in particolare con l’art. 29, il quale riconosce un'unica forma di famiglia, ovvero quella «naturale fondata sul matrimonio», fra uomo e donna, come più volte ribadito dalla Corte Costituzionale.

Colpisce, in particolare, la motivazione addotta dal Ministero degli Affari Esteri per giustificare il voto contrario dell’Italia alla predetta risoluzione, che peraltro si limita semplicemente ad impegnare a proteggere la famiglia per ragioni del tutto condivisibili come la tutela dei diritti umani, e in particolare delle categorie sociali più deboli. Significativo, a riguardo, appare quanto dichiarato dalla Farnesina al quotidiano “Avvenire”, ovvero il fatto che «nella decisione di voto è stata data priorità al principio della solidarietà europea e occidentale», ed è prevalsa l’idea di non «disgregare il fronte europeo che il Ministero degli Esteri considera essenziale soprattutto in coincidenza con l’inizio del semestre di presidenza italiana del Consiglio dell’UE». Un comportamento improntato più che ad una visione di Realpolitik, ad un cinico opportunismo privo di scrupoli e, soprattutto, di ideali. Del resto, come ha recentemente ribadito il Premier Matteo Renzi riferendosi all’Unione Europea, una comunità istituzionale senza principi e valori è destinata a non avere alcun futuro.

I Giuristi per la Vita plaudono all’iniziativa dei senatori Giovanardi, Albertini, Bianconi, Chiavaroli, Compagna e Formigoni, relativa alla presentazione di un’interpellanza con cui è stato chiesto al Presidente del Consiglio dei Ministri ed al Ministro degli Affari Esteri «perché i rappresentanti italiani nel Consiglio dei Diritti umani abbiano così radicalmente cambiato la linea da sempre tenuta sui diritti sulla famiglia, che l’Italia aveva sempre sostenuto con forza in sede internazionale, senza interpellare il Parlamento, finendo in minoranza nel Consiglio dei diritti umani, con una posizione politica che non ha tenuto nessun conto del contenuto della risoluzione», e «se il Presidente del Consiglio era al corrente ed ha condiviso questa decisione».

IL PRESIDENTE
Avv. Gianfranco Amato

 

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