IL TAR DEL LAZIO NON CONCEDE LA SOSPENSIVA NEL RICORSO CONTRO LA PILLOLA NORLEVO
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- Pubblicato Sabato, 31 Maggio 2014 19:01
COMUNICATO STAMPA 18-2014
La Sezione Terza-quater del Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio, con l’ordinanza n. 2407/2014 del 29 maggio 2014, ha respinto l’istanza cautelare del ricorso diretta alla sospensione degli effetti del provvedimento dell’AIFA sul farmaco Norlevo, la cosiddetta “pillola del giorno dopo”, affermando che «non sussistono, sotto il profilo del fumus, i presupposti per l'accoglimento della proposta istanza cautelare avuto presente, in linea con quanto evidenziato dalle resistenti amministrazioni, che recenti studi hanno dimostrato che il farmaco Norlevo non è causa di interruzione della gravidanza».
Fa specie notare come i giudici amministrativi abbiano clamorosamente equivocato l’oggetto del ricorso. Lo dimostra il riferimento alla «interruzione della gravidanza». Oggi solo una corrente minoritaria di medici ginecologi afferma che la gestazione inizia dopo l’annidamento dell’embrione in utero e non dal momento della fecondazione. In questa erronea prospettiva, è vero che la pillola Norlevo non ha effetti dopo l’impianto in utero dell’embrione. Peccato che l’oggetto del ricorso, però, riguardasse la fase anteriore dell'impianto, vale a dire gli effetti della pillola Norlevo sullo sviluppo dell'embrione e sulla sua capacità di annidamento. Da questo punto di vista, la revisione critica dei centodiciannove studi scientifici pubblicati su riviste internazionali, prodotti in giudizio dai ricorrenti, hanno univocamente affermato che Norlevo può essere nocivo per lo sviluppo dell’embrione e impedirne l’annidamento in utero.
Né l’AIFA, né il Ministero della Salute, né la spietà HRA Pharma hanno potuto obiettare nulla in merito a tale punto. Le rispettive memorie, infatti, si sono limitate a citare due studi alquanto datati (Novikova 2007 e Noè 2011), che oltretutto non risultano essere stati presi in considerazione nell’istruttoria, e che non sono mai stati citati negli atti impugnati. Nessun giurista scrupoloso esprimerebbe un parere solo sulla base di un paio di sentenze che esprimono tesi minoritari, e ci piacerebbe sapere che lo stesso criterio valga anche quando si tratta di immettere nel mercato farmaci potenzialmente nocivi.
Un’ulteriore conferma di quanto l’istruttoria dell’AIFA sia stata lacunosa su questo punto, lo si ricava, peraltro, anche dal resoconto stenografico dell’Assemblea della Camera dei Deputati dell’11 aprile 2014, in è verbalizzato l’intervento del sottosegretario di Stato per la salute in risposta all'interrogazione parlamentare dell’onorevole Gian Luigi Gigli avente per oggetto proprio il farmaco Norlevo. Dalla lettura del verbale emerge chiaramente che il Ministero della Salute non era in possesso di alcuna nuova evidenza scientifica tale da escludere il potenziale effetto abortivo della pillola Norlevo. Leggere per credere.
E’ vero che l’ordinanza del T.A.R. riguarda la fase cautelare del procedimento e che occorre attendere la sentenza, però certo questa decisione rischia di apparire come un pesante ostacolo per l’esercizio del diritto di obiezione di coscienza in tema di interruzione volontaria della gravidanza da parte degli operatori sanitari. I ricorrenti stanno comunque valutando l’opportunità di proporre appello al Consiglio di Stato contro l’ordinanza del T.A.R. La parola,
quindi, potrebbe passare ai giudici di Palazzo Spada, ove si spera valga ancora l’antico e saggio principio per cui «contra factum non valet argumentum».
IL PRESIDENTE
Avv. Gianfranco Amato
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Leggi qui Avvenire del 31/5/2014 - "Norlevo abortivo? Il Tar dice no"
REGGIO EMILIA, PRESENTATA DENUNCIA CONTRO ESPONENTI DEL COMITATO ARCIGAY "GIOCONDA" PER LA DISTRIBUZIONE DI MATERIALE PORNOGRAFICO IN UNA SCUOLA
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- Pubblicato Giovedì, 05 Giugno 2014 09:03
COMUNICATO STAMPA 19-2014
I Giuristi per la Vita e l’associazione Pro Vita Onlus hanno inoltrato una denuncia alla Procura della Repubblica di Reggio Emilia contro alcuni rappresentanti del Comitato Provinciale Arcigay “Gioconda” di Reggio Emilia, e gli eventuali insegnanti in concorso, in merito alla vicenda
accaduta presso l’istituto scolastico I.T.C.G. Cattaneo-Dall’Aglio di Castelnovo ne’ Monti.
In quella scuola, infatti, i predetti rappresentanti dell’Arcigay, dopo aver tenuto in classe una lezione contro l’omofobia, hanno distribuito a studenti minorenni un opuscolo illustrativo intitolato “SAFER SEX HIV e Infezioni Sessualmente Trasmissibili”, il cui contenuto denota un evidente e sconcertante natura pornografica omosessuale.
Vista l’affermazione di Fabiana Montanari, presidente di Arcigay Reggio Emilia, secondo cui «all’incontro erano presenti cinque professori, che hanno accettato la distribuzione degli opuscoli e ci hanno fatto i complimenti per l’attività svolta», si impone l’accertamento della responsabilità penale degli insegnanti, e la valutazione sull’applicabilità dell’aggravante di cui all’art. 61 n. 9 c.p. poiché la divulgazione del materiale è stata accettata ed agevolata dal corpo docente della scuola.
Circa l’oscenità del contenuto degli opuscoli non vi sono dubbi. L’ha riconosciuto lo stesso giornalista Gianluca Veneziani nel suo articolo intitolato “Lezioni di sesso anale: che bordello di scuola”, pubblicato da “Libero” il 18 aprile scorso, rifiutandosi di pubblicare i passi irriferibili degli stessi opuscoli: «Omettiamo, per ragioni di decenza, la seconda parte dell’opuscolo in cui abbondano frasi ai limiti della volgarità e fioriscono descrizioni di rapporti sessuali, le cui finalità educative ci sfuggono».
PER L'ON.LE SCALFAROTTO CHI SI OPPONE ALL'AGENDA OMOSESSUALISTA E' UNA ZAVORRA DALLA QUALE OCCORRE LIBERARSI
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- Pubblicato Sabato, 21 Giugno 2014 10:22
COMUNICATO STAMPA 20-2014
L’onorevole Ivan Scalfarotto, indefesso paladino dell’omonimo disegno di legge contro l’omofobia, ha definito «zavorra» tutti coloro che si oppongono all’agenda omosessualista, ai matrimoni gay, alle adozioni di minori da parte di coppie dello stesso sesso, alla fecondazione eterologa, alla legge contro l’omofobia, e a tutto lo stucchevole armamentario gay friendly. Un insulto in piena regola che poco si addice ad un democrat che si picca di apparire come un pacato dialogante, e che viene spacciato come il volto più presentabile e moderato del mondo omosessuale.
La notte del 19 giugno scorso, infatti, in diretta TV alla trasmissione “Linea Notte TG3” l’onorevole Scalfarotto ha inveito contro il senatore Carlo Giovanardi, definendolo testualmente «la zavorra di questo paese», solo perché lo stesso senatore aveva osato esprimere la posizione di milioni di italiani circa i summenzionati temi, dall’adozione gay alla fecondazione eterologa, passando per il matrimonio omosessuale e la legge liberticida sull’omofobia. I Giuristi per la Vita prendono atto – con una certa qual preoccupazione – dell’opinione che l’onorevole Scalfarotto ha di questi italiani.
Ad ulteriore commento dell’infelice sortita televisiva di Scalfarotto occorre aggiungere che quando i nervi fanno saltare il finto aplomb anglosassone e fanno cadere il velo di ipocrisia, si arriva persino a perdere il senso delle istituzioni. Durante la citata e poco edificante perfomance del 19 giugno, Scalfarotto, infatti, è arrivato ad offendere pubblicamente un senatore della Repubblica, dimenticandosi che attualmente egli riveste la carica di Sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento. Davvero l’ideologia obnubila la mente arrivando a far travalicare i limiti della decenza a livello personale e istituzionale.
Fa specie, però, che proprio quella sinistra che ha sempre contestato il metodo dell’insulto, dell’ingiuria, dell’attacco alla dignità personale, bollandolo come “fascista”, utilizzi oggi questo stesso metodo contro gli avversari. Ed inquieta ancor di più il fatto che riesca ad utilizzarlo con una certa qual maestria.
IL PRESIDENTE
Avv. Gianfranco Amato
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SKETCH BLASFEMO: PRESENTATO ESPOSTO-DENUNCIA ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA
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- Pubblicato Martedì, 24 Giugno 2014 14:14
COMUNICATO STAMPA 21-2014
I Giuristi per la Vita e l’associazione Pro Vita Onlus hanno deciso di presentare un esposto-denuncia contro la RAI alla Procura della Repubblica di Roma, al Presidente della R.A.I., alla Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi.
Questo il fatto denunciato. Il 30 maggio 2014 nel corso della trasmissione “LOL” in onda su Rai2, dopo il telegiornale delle 20.30, veniva presentato uno sketch satirico il quale mostrava Gesù Cristo, gli apostoli ed una donna riuniti in un allegro e spensierato banchetto. A mano a mano che l’inquadramento della scena si allargava, diventava sempre più chiaro che il contesto fosse quello dell’Ultima Cena. Le note della celebre aria di Mendelssohn trasmesse in sottofondo alludevano evidentemente ad una scena di matrimonio, e parevano riferirsi alle nozze tra Gesù e la donna che gli sedeva accanto. L’equivoco sui nubendi viene subito chiarito quando nella scena lo stesso Gesù bacia sulla bocca uno degli apostoli, verosimilmente Simon Pietro, con evidente e chiara allusione al matrimonio omosessuale. Un blasfemo e sacrilego spot per le nozze gay.
Sorge a questo punto spontanea una domanda. Se al posto di Nostro Signore ci fosse stato il profeta Maometto i dirigenti della RAI avrebbero mandato in onda quello sketch blasfemo? Pensiamo di proprio di no. Quei dirigenti, infatti, non avrebbero certamente voluto offendere il sentimento religioso dei musulmani, o forse – più semplicemente – non avrebbero voluto fare la fine di Kurt Westergaard, il disegnatore danese delle ormai celebri vignette contro Maometto pubblicate sul giornale “Jyllands-Posten”, che oggi , dopo essere scampato ad una nutrita serie di attentati ed aver cambiato almeno cinque rifugi, vive sotto strettissima protezione.
I Giuristi per la Vita si permettiamo di ricordare che il vecchio reato di «offese alla religione dello Stato mediante vilipendio di persone», previsto dall’art. 403 del codice penale, è stato modificato nel reato di «offese ad una confessione religiosa mediante vilipendio di persone», proprio per estendere la sua applicazione anche ad altre fedi. Una volta caduto il privilegio del cattolicesimo – non più considerato “religione di Stato” – ci ha pensato l’art.7 della legge 24 febbraio 2006, n. 85 ad unificare nella tutela apprestata da tale disposizione tutte le confessioni religiose, eliminando, appunto, la disparità di trattamento tra la religione cattolica e le altre, già sollevata dalla Corte Costituzionale con la sentenza n.168 del 18 aprile 2005.
Tornando al vergognoso sketch della RAI, non si pretende che il direttore di RAI2 faccia la fine del suo collega Jacques Lefranc, direttore di “France Soir”, licenziato il 2 febbraio 2006 per aver pubblicato le vignette danesi contro Maometto, ma è lecito chiedere che almeno chieda scusa e mostri in futuro una maggiore intelligenza e sensibilità nella scelta delle immagini da mandare in onda.
Resta il fatto che un errore è stato commesso e va sanzionato. Anche penalmente. Il reato di offesa ad una confessione religiosa previsto dall’art. 403 del codice penale, vale solo per la fede musulmana, ebraica, sikh, indù, buddista o comprende anche quella cristiana? Un giudice a Roma ci saprà dire.
IL PRESIDENTE
Avv. Gianfranco Amato
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Leggi qui l'articolo pubblicato da La Nuova Bussola Quotidiana
GIURISTI PER LA VITA: "VIVO COMPIACIMENTO PER L'APPROVAZIONE DELLA MOZIONE A TUTELA DELLA FAMIGLIA NATURALE"
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- Pubblicato Venerdì, 04 Luglio 2014 23:29
COMUNICATO STAMPA 22-2014
I Giuristi per la Vita apprendono con vivo compiacimento la notizia dell’approvazione, da parte del Consiglio regionale della Lombardia, della mozione n.263 Iniziative per la tutela della famiglia naturale, depositata su proposta della Lega Nord con le firme di Massimiliano Romeo (Lega Nord), Silvana Santisi (Lega Nord), Dario Bianchi (Lega Nord), Stefano Bruno Galli (Lista Maroni Presidente), Marco Tizzoni (Lista Maroni Presidente), Donatella Martinazzoli (Lega Nord), Angelo Ciocca (Lega Nord), Elisabetta Fatuzzo (Pensionati), Riccardo De Corato (Fratelli d'Italia), Claudio Pedrazzini (FI-Pdl),
Alessandro Sala (Maroni Presidente), Lara Magoni (Maroni Presidente), Fabrizio Cecchetti (lega Nord), Carolina Toia (Maroni Presidente), Antonio Saggese (Maroni Presidente), Jari Colla (Lega Nord), Francesca Attilia Brianza (Lega Nord), Pietro Foroni (Lega Nord), Roberto Anelli (Lega Nord), Federico Lena (Lega Nord), Fabio Rolfi (Lega Nord), Antonello Formenti (Lega Nord), Luca Del Gobbo (Ncd), Francesco Dotti (Fratelli d'Italia), Salvatore Carlo Malvezzi (Ncd), Alessandro Sorte (FI-Pdl), Luca Daniel Ferrazzi (Maroni Presidente), Mauro Piazza (Ncd) e Maria Teresa Baldini (gruppo misto).
Si tratta di un documento coraggioso – lontano anni luce dalla pelosa ipocrisia che caratterizza la politica su queste tematiche –, alla cui redazione gli stessi Giuristi per la Vita hanno fattivamente contribuito, in cui si ribadisce l’unicità della famiglia secondo la formula costituzionale, ovvero quella di una società naturale fondata sul matrimonio tra un uomo ed una donna. Il documento, però, non si limita a questo. Respinge e condanna ogni tentativo di
introdurre l’ideologia gender e omosessualista nelle scuole, citando espressamente alcuni recenti episodi, tra cui la squallida vicenda accaduta al Liceo Giulio Cesare di Roma in relazione al romanzo “Sei come sei” di Melania Mazzucco, e diversi altri fatti accaduti nelle scuole materne ed elementari italiane, che fanno venire in mente quanto denunciato da Papa Francesco lo scorso 11 aprile alla Delegazione dell’Ufficio Internazionale cattolico dell’infanzia, quando ha parlato di «sperimentazione educativa sui bambini, usati come cavie da laboratorio, in scuole che somigliano sempre di più a campi di rieducazione e che ricordano gli orrori della manipolazione educativa già vissuta nelle grandi dittature genocide del secolo XX, oggi sostitute dalla dittatura del “pensiero unico”».
La mozione, inoltre, respinge e condanna il documento “Standard per l’educazione sessuale in Europa” redatto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, impegnando la Giunta Regionale a chiedere al Governo la non applicazione di tale documento nelle scuole italiane. Respinge e condanna la strategia propagandistica dell’Ufficio Nazione Antidiscriminazione Razziale, con i suoi famigerati libretti “Educare alla Diversità”. Viene pure contestata la natura profondamente liberticida del cosiddetto DDL Scalfarotto contro l’omofobia. Viene, infine, richiesto alla Giunta Regionale di «individuare una data per la celebrazione della Festa della Famiglia Naturale, fondata sull’unione fra uomo e donna, promuovendone sia direttamente che indirettamente attraverso scuole, associazioni ed Enti Locali la valorizzazione dei principi culturali, educativi e sociali».
IL PRESIDENTE
Avv. Gianfranco Amato
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L'ITALIA ALL'ONU VOTA CONTRO LA FAMIGLIA - Comunicato stampa dei Giuristi per la Vita
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- Pubblicato Venerdì, 11 Luglio 2014 10:17
COMUNICATO STAMPA 23-2014
Il 25 giugno 2014 il Consiglio dei Diritti umani delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione sulla protezione della famiglia e dei suoi membri, nonostante i quattordici voti contrari dei rappresentanti di alcuni Paesi che si sono opposti perché in essa è stata usata la dizione “famiglia” al singolare, e non quella di “famiglie”.
I Giuristi per la vita esprimono sconcerto e il più profondo disappunto per il fatto che il rappresentante dell’Italia si sia unito ai quattordici voti contrari, nonostante la stessa mozione sia in linea con i principi costituzionali del nostro Paese, ed in particolare con l’art. 29, il quale riconosce un'unica forma di famiglia, ovvero quella «naturale fondata sul matrimonio», fra uomo e donna, come più volte ribadito dalla Corte Costituzionale.
Colpisce, in particolare, la motivazione addotta dal Ministero degli Affari Esteri per giustificare il voto contrario dell’Italia alla predetta risoluzione, che peraltro si limita semplicemente ad impegnare a proteggere la famiglia per ragioni del tutto condivisibili come la tutela dei diritti umani, e in particolare delle categorie sociali più deboli. Significativo, a riguardo, appare quanto dichiarato dalla Farnesina al quotidiano “Avvenire”, ovvero il fatto che «nella decisione di voto è stata data priorità al principio della solidarietà europea e occidentale», ed è prevalsa l’idea di non «disgregare il fronte europeo che il Ministero degli Esteri considera essenziale soprattutto in coincidenza con l’inizio del semestre di presidenza italiana del Consiglio dell’UE». Un comportamento improntato più che ad una visione di Realpolitik, ad un cinico opportunismo privo di scrupoli e, soprattutto, di ideali. Del resto, come ha recentemente ribadito il Premier Matteo Renzi riferendosi all’Unione Europea, una comunità istituzionale senza principi e valori è destinata a non avere alcun futuro.
I Giuristi per la Vita plaudono all’iniziativa dei senatori Giovanardi, Albertini, Bianconi, Chiavaroli, Compagna e Formigoni, relativa alla presentazione di un’interpellanza con cui è stato chiesto al Presidente del Consiglio dei Ministri ed al Ministro degli Affari Esteri «perché i rappresentanti italiani nel Consiglio dei Diritti umani abbiano così radicalmente cambiato la linea da sempre tenuta sui diritti sulla famiglia, che l’Italia aveva sempre sostenuto con forza in sede internazionale, senza interpellare il Parlamento, finendo in minoranza nel Consiglio dei diritti umani, con una posizione politica che non ha tenuto nessun conto del contenuto della risoluzione», e «se il Presidente del Consiglio era al corrente ed ha condiviso questa decisione».
IL PRESIDENTE
Avv. Gianfranco Amato
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