COMUNICATO STAMPA SULLE AGGRESSIONI SUBITE DALLE SENTINELLE IN PIEDI IL 5 OTTOBRE 2014
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- Pubblicato Martedì, 07 Ottobre 2014 16:59
COMUNICATO STAMPA
SULLE AGGRESSIONI SUBITE DALLE SENTINELLE IN PIEDI IL 5 OTTOBRE 2014
Si potrebbero dire molte cose sul vile attacco squadrista subito dalle Sentinelle in Piedi in diverse piazze d’Italia domenica 5 ottobre 2014. Si potrebbero dire molte cose sul fatto che persino un sacerdote, don Matteo Graziola, sia stato vigliaccamente colpito alla testa al punto da dover essere ricoverato. Si potrebbero dire molte cose sul fatto che addirittura donne e bambini siano stati oggetto di una proditoria ed infamante aggressione fisica. Si potrebbero dire molte cose sul comportamento gravemente omissivo di alcuni esponenti delle forze dell’ordine che sono venute meno al loro dovere di tutelare il diritto alla libera manifestazione delle Sentinelle. Si potrebbero dire molte cose su intellettuali, politici, giornalisti, opinion maker, artisti, star dello spettacolo, rappresentanti delle istituzioni, che da mesi seminano odio contro chi osa manifestare pacificamente per il diritto alla libertà di opinione. A tutti costoro si può ricordare, parafrasando il profeta Osea, che chi semina vento raccoglie tempesta. E domenica 5 ottobre 2014 di tempesta ne hanno raccolta tanta.
Chissà se l’onorevole Ivan Scalfarotto, alla luce di quanto accaduto, si sarà pentito di aver definito anche le Sentinelle in Piedi come la «zavorra» del nostro Paese. E chissà se si saranno pentiti tutti quei politici, giornalisti, opinion maker, artisti, star dello spettacolo, rappresentanti delle istituzioni, che in maniera incosciente hanno bollato le “veglie” come espressioni di «rigurgito clericofascista», «raduno di sporchi omofobi», «manifestazioni di integralismo sessuofobo cattolico», «sacche di resistenza conservatrice», «adunanze di membri del Ku Klux Klan senza cappuccio», «riunioni di spudorati discriminatori», «pubbliche assemblee di ignobili bigotti reazionari», «parate di luridi razzisti», solo per citare le espressioni più riferibili.
A furia di seminare odio in questa maniera, si finisce per fornire una nobile giustificazione all’idiota di turno disposto ad usare la violenza in chiave eroica. L’energumeno che colpito alla testa don Matteo Graziola non è meno colpevole dell’infame mandante morale che lo ha istigato. Si potrebbero dire tante cose anche su questo. Ma, forse, per gli aggrediti di domenica scorsa le parole migliori le ha scritte più di cinquant’anni fa il poeta senegalese David Diop nei versi della sua celebre poesia Sfida alla Forza. Le vogliamo dedicare a tutte le Sentinelle che il 5 ottobre 2014 sono state picchiate, aggredite, insultate, che si sono spaventate e angosciate, che hanno pianto, che hanno ricevuto sputi, scherni, ingiurie: «Tu che sei curvo, tu che piangi / (…) Tu che lotti, che vegli per il riposo dell’Altro / Tu che non guardi più con il riso negli occhi / Tu fratello mio dal volto di paura e d’angoscia / Rialzati e grida: NO!».
IL PRESIDENTE
(Avv. Gianfranco Amato)
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DENUNCIATO IL SINDACO DI EMPOLI DA "GIURISTI PER LA VITA" E "PRO VITA ONLUS"
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- Pubblicato Giovedì, 09 Ottobre 2014 14:17
COMUNICATO STAMPA
La sfida eversiva del Sindaco di Empoli
Il Sindaco di Empoli si pone così al di sopra delle istituzioni e della legge. Questa la giustificazione consegnata alla stampa locale: «Voglio essere un sindaco che si fa guidare dall’amore verso la propria comunità, un amore rivolto a tutti, senza differenze né discriminazioni», perché «è l’amore per la comunità a muovere le decisioni dei sindaci».
Siamo al cortocircuito istituzionale. O meglio, ad un rigurgito dello spirito sessantottino, quello della “fantasia al potere”. Una prospettiva anarcoide in cui non servono più istituzioni come ministeri, prefetti, parlamento, ma solo capipopolo di comunità locali. Il sogno di Brenda Barnini rischia di trasformarsi in incubo, infrangendosi sugli scogli del Codice Penale. Eh sì, perché proprio il Sindaco di Empoli dovrebbe conoscere bene il reato di inosservanza dei
provvedimenti dell’Autorità, previsto e punito dall’art. 650 del Codice Penale. Se un cittadino qualunque non ottemperasse ad un ordine del Prefetto, incorrerebbe proprio in quella sanzione penale. Ora, appare alquanto singolare sostenere che quella disposizione valga per tutti in Italia, all’infuori del Sindaco di Empoli. Anzi, qualcuno potrebbe legittimamente sostenere che proprio il ruolo istituzionale ricoperto da Brenda Barnini, renda ancora più
surreale ed eversivo – oltre che poco educativo – il suo rifiuto di ottemperare all’ordine del Prefetto ed alle norme al cui rispetto è stata ufficialmente e formalmente richiamata.
Ci permettiamo di ricordare a Brenda Barnini che l’art. 3 della Costituzione dispone che tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge, senza distinzioni, tra l’altro, «di condizioni personali e sociali». Il fatto che lei rivesta la carica di Sindaco di Empoli non la pone al di sopra della legge e dell’ordinamento istituzionale. Anzi.
E’ per questo che i Giuristi per la Vita e l’Associazione Pro Vita Onlus hanno deciso di presentare una denuncia alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Firenze contro il Sindaco Brenda Barnini, per il reato di cui all’art. 650 del Codice Penale. Occorre che un giudice ripristini la legalità anche nell’enclave anarchica di Empoli.
IL PRESIDENTE
(Avv. Gianfranco Amato)
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LA CORTE D’APPELLO DI FIRENZE ANNULLA LA TRASCRIZIONE DEL MATRIMONIO GAY REGISTRATO A GROSSETO
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- Pubblicato Venerdì, 10 Ottobre 2014 15:04
COMUNICATO STAMPA
La Corte d’appello di Firenze annulla la trascrizione
del matrimonio gay registrato a Grosseto
I Giuristi per la Vita prendono atto con viva soddisfazione del fatto che Il Comune di Grosseto ha dato esecuzione alla sentenza della Corte d’Appello di Firenze che ha accolto il ricorso della procura contro la trascrizione di un matrimonio tra persone dello stesso sesso stipulato all’estero. Quella trascrizione è stata definitivamente cancellata.
Si avverte ancora l’eco del roboante clamore con cui il sistema massmediatico diede al mondo la notizia della precedente pronuncia del Tribunale grossetano che, mediante un provvedimento assai discutibile, aveva ordinato la trascrizione di quel particolare matrimonio.
Assurto alle cronache nazionali, il caso fu salutato come l’inizio di un nuovo filone di giurisprudenza creativa che avrebbe finalmente aperto le porte ai matrimoni gay e supplito alla politica fannullona, bigotta e codina.
Fortunatamente quella breve illusione si è inesorabilmente infranta sugli scogli del diritto. E’ toccato alla Corte d’Appello di Firenze, infatti, ripristinare la legalità.
Occorre dare atto della correttezza del sindaco di Grosseto, Emilio Bonifazi, che a differenza di alcuni suoi colleghi eversivi, ha prontamente eseguito il provvedimento dell’autorità, che si è visto notificare. Inusitate, per i tempi che corrono, le sue parole: «C’è una sentenza del giudice e noi la rispettiamo», e «proprio perché rispettiamo la legge, io non permetterei mai ad un dipendente comunale di contravvenirla».
Parole che paiono oggi non essere condivise da tutti i Primi Cittadini d’Italia.
IL PRESIDENTE
(Avv. Gianfranco Amato)
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ROVERETO: PRESENTATO ESPOSTO AL MINISTRO DELL'INTERNO PER L'AGGRESSIONE SUBITA DALLE "SENTINELLE IN PIEDI"
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- Pubblicato Giovedì, 16 Ottobre 2014 15:16
COMUNICATO STAMPA
I Giuristi per la Vita e Pro Vita Onlus hanno inoltrato al Ministro dell’Interno un esposto sui fatti accaduti a Rovereto domenica 5 ottobre 2014 nel corso della manifestazione organizzata dal movimento “Sentinelle in Piedi”.
Nell’esposto è stato chiesto al Ministro dell’Interno di voler avviare un’inchiesta interna per accertare se nei fatti suesposti siano ravvisabili gravi negligenze ed omissioni da parte delle competenti forze dell’ordine.
Si è chiesto, in particolare, di accertare le cause che hanno determinato:
(a) una grave sottovalutazione del pericolo – paventato dagli stessi manifestanti già al momento della richiesta di autorizzazione dell’iniziativa – derivante da possibili atti di violenza e sopraffazione da parte di gruppi organizzati di aggressori;
(b) una mancata azione preventiva atta a scongiurare l’epilogo criminale delle aggressioni, peraltro ben prevedibile anche alla luce di quanto accaduto in
precedenti manifestazioni dello stesso movimento Sentinelle in Piedi tenutesi a Trento e nel resto d’Italia;
(c) una mancata presenza all’inizio della manifestazione di un numero di agenti in grado di impedire l’assalto dei gruppi aggressori e la commissione di reati da parte di questi ultimi;
(d) un grave e ingiustificato ritardo nell’intervento delle forze di polizia, giunte sul luogo della manifestazione circa venti minuti dopo la conclusione dell’azione incursiva di natura squadrista da parte dei gruppi organizzati di aggressori.
Si è chiesto, infine, al Ministro dell’Interno di voler, comunque, diramare specifiche disposizioni alle competenti autorità di pubblica sicurezza del territorio nazionale, affinché vengano adottare più adeguate ed idonee misure di prevenzione per garantire la sicurezza e l’incolumità dei cittadini durante l’esercizio del diritto di riunione e di manifestazione, garantito e tutelato dall’art. 17 della Costituzione repubblicana.
IL PRESIDENTE
(Avv. Gianfranco Amato)
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COMUNICATO STAMPA SUI FATTI DEL LICEO CAVOUR DI ROMA
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- Pubblicato Mercoledì, 22 Ottobre 2014 12:15
COMUNICATO STAMPA
sui fatti del Liceo Cavour di Roma
Il confronto svoltosi il 20 ottobre 2014 tra il Presidente dei Giuristi per la Vita, Avv. Gianfranco Amato, e l’on. Ivan Scalfarotto presso il Liceo Scientifico Cavour di Roma ha lasciato una velenosa coda polemica nata dall’accusa, tanto infondata quanto risibile, lanciata dallo stesso onorevole Scalfarotto secondo cui «l’avvocato Amato ha equiparato gli omosessuali agli animali».
La ridicola enormità di tale affermazione sarebbe bastata da sola a rendere evidente l’impossibilità di una sua pronuncia nei termini lamentati.
Questo è, in realtà, il tenore e il contesto dell’affermazione fatta dal Presidente dei Giuristi per la Vita, e correttamente riportata solo da alcuni giornali, tra cui il Corriere della Sera: «Il sentimento non può essere il solo fattore da considerare per definire il matrimonio. Occorre, infatti, tener conto di altri aspetti, come la bipolarità sessuale, la finalità procreativa, quella educativa, eccetera. Matrimonio e famiglia sono concetti che non possono essere oggetto di manipolazione giuridica. Se, infatti, si lasciasse decidere al parlamento cosa è un matrimonio o una famiglia, e si utilizzasse il solo criterio del sentimento, allora si potrebbe arrivare al paradosso di definire matrimonio come l’unione di cinque donne legate tra loro da un rapporto di reciproco amore, o di tre donne e tre uomini, o addirittura di un uomo e un cane, se si tiene conto dell'elemento affettivo che lega gli uomini agli animali».
Il ragionamento, peraltro, non è nuovo e neppure originale, visto che da tempo viene utilizzato nella discussione circa l’ammissibilità del matrimonio tra persone omosessuali.
Lo stesso Mario Adinolfi, compagno di partito dell’on. Scalfarotto, del resto, nel suo noto saggio intitolato “Voglio la Mamma”, ha elaborato questa ineccepibile riflessione: «Se il matrimonio è solo un timbro pubblico sul proprio amore e “davanti all’amore lo Stato non può imporre a nessuno come comportarsi”, al momento dovessimo ammettere la rottura del principio sacro per millenni che il matrimonio è l’unione tra un uomo e una donna, perché limitarci a rendere legale e matrimoniale solo il rapporto tra due donne o due uomini? Perché non accettare che ci si possa amare in tre? O in quattro? Se un bambino riceve amore uguale a quello di una madre e di un padre da due papà, perché non da quattro? O da tre papà e una mamma? O dal papà che ama tanto il proprio cane e vuole che la sua famiglia sia composta dal papà, dal cane e dal bambino ottenuto da una madre surrogata? Il cane dimostra tanto affetto verso il bimbo, quasi gli somiglia. Se rompiamo la sacralità del vincolo matrimoniale tra uomo e donna, ogni rapporto “stabile” potrà alla lunga trasformarsi in matrimonio, sarà un diritto incontestabile. Con conseguenze inimmaginabili. Non a caso in Italia un parlamentare del Movimento Cinque Stelle, Carlo Sibilia, ha avanzato l’ipotesi di un proposta di legge che estenda la possibilità di contrarre vincolo matrimoniale tra due uomini, tra due donne o anche tra più persone senza vincolo di numero e genere, addirittura tra specie diverse. Qualcuno ha irriso il deputato Sibilia, ma dal punto di vista strettamente logico i suoi argomenti sono inappuntabili».
COMUNICATO STAMPA - DIFFIDA A ORDINE PSICOLOGI LAZIO
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- Pubblicato Mercoledì, 29 Ottobre 2014 02:20
COMUNICATO STAMPA - DIFFIDA A ORDINE PSICOLOGI LAZIO
Il Comitato Direttivo dei Giuristi per la Vita, anche nell’interesse dei soci, ha formulato una diffida nei confronti dell’Ordine degli Psicologi della Regione Lazio in persona del suo presidente dott. Nicola Piccinini, affinché pervenga a rettificare e prendere le dovute distanze, dalle affermazioni rese dal segretario dello stesso ordine, dr.ssa Paola Biondi.
La dr.ssa Biondi infatti avrebbe rilasciato una dichiarazione a nome dell’Ordine degli Psicologi Regione Lazio, del seguente espresso tenore: «Ancora una volta una variante naturale dell'orientamento sessuale come l'omosessualità viene equiparata a una patologia come la zoofilia. Ancora una volta assistiamo impotenti a uno degli episodi che tuttora, anno 2014, contribuiscono a creare l'humus culturale che porta a vivere l’omosessualità come una colpa di cui vergognarsi, rallentando così ogni progresso civile e sociale di integrazione e di valorizzazione delle diversità e favorendo quel clima di odio che porta al bullismo omofobico. Come Ordine degli Psicologi del Lazio esprimiamo solidarietà alle persone omosessuali che si sono sentite offese dalle parole di Gianfranco Amato. Allo stesso tempo ci poniamo però anche alcune domande sull'opportunità di organizzare eventi come questo, che rischiano di favorire un clima di intolleranza e di violenza che ha già causato delle vittime. Invitiamo dunque i colleghi e le colleghe che operano dentro le strutture sociali del territorio regionale, prima fra tutte le scuole, sia a contrastare attivamente l'omofobia anche nelle sue forme puramente declaratorie, promuovendo una cultura dell'uguaglianza e dell'integrazione, che a vigilare perché non vengano più invitate a dibattiti e iniziative di formazione persone che promuovono ignoranza e discriminazione».
La totale malafede della dr.ssa Bondi si rileva dal fatto che tutti i maggiori organi di stampa, ed in particolare la stessa agenzia ANSA del 22 ottobre 2014, abbiano in realtà riportato l’esatto tenore di quanto affermato dall’avvocato Amato e rimarcato nel comunicato stampa dei Giuristi per la vita: «Il sentimento non può essere il solo fattore da considerare per definire il matrimonio. Occorre, infatti, tener conto di altri aspetti, come la bipolarità sessuale, la finalità procreativa, quella educativa, eccetera. Matrimonio e famiglia sono concetti che non possono essere oggetto di manipolazione giuridica. Se, infatti, si lasciasse decidere al parlamento cosa è un matrimonio o una famiglia, e si utilizzasse il solo criterio del sentimento, allora si potrebbe arrivare al paradosso di definire matrimonio come l’unione di cinque donne legate tra loro da un rapporto di reciproco amore, o di tre donne e tre uomini, o addirittura di un uomo e un cane, se si tiene conto dell'elemento affettivo che lega gli uomini agli animali».
Le diffamatorie esternazioni di cui sopra, sono state prontamente cavalcate da alcuni siti web e poi diffuse capillarmente, anche tramite i social network, con titoli roboanti quali: “L'Ordine degli Psicologi contro i Giuristi per la vita: «Promuovono ignoranza e discriminazione»” (http://gayburg.blogspot.it) ovvero “Omosessualità paragonata a zoofilia al Liceo Cavour. L’ira dell’Ordine degli psicologi” (http://newsgo.it).
Si attendono, pertanto, le dovute rettifiche e pronte scuse verso l’associazione, i soci, ed in particolare il presidente avvocato Gianfranco Amato. Entro giorni sette.
Associazione Giuristi per la Vita, per il Comitato direttivo e i soci
Consigliere autorizzato, Avv. Filippo Martini
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