Padre Livio commenta a Radio Maria: "Contro l’ideologia gender a scuola, 7 pratici consigli ai genitori"
- Dettagli
- Pubblicato Martedì, 22 Settembre 2015 00:22
Dai microfoni di Radio Maria, Padre Livio commenta l'articolo di Gianfranco Amato pubblicato, il 3 settembre 2015, da "la Croce Quotidiano".
CONTRO L’IDEOLOGIA GENDER A SCUOLA, 7 PRATICI CONSIGLI AI GENITORI
- Dettagli
- Pubblicato Sabato, 05 Settembre 2015 18:55
di Gianfranco Amato
Settembre è un mese generalmente triste. Non solo perché è legato alla fine del sogno estivo, ma anche perché coincide con l’inizio delle attività scolastiche. Quest’anno, però, il ritorno sui banchi rappresenta un cruccio anche per i genitori degli studenti. La preoccupazione stavolta ha un nome inglese: gender. Molti si chiedono se e come verrà realizzata anche nelle scuole italiane quella pericolosa forma di «sperimentazione educativa» sulla teoria gender, duramente condannata da Papa Francesco. Anche le nostre scuole rischiano davvero di trasformarsi in «campi di rieducazione che ricordano gli orrori della manipolazione educativa delle dittature genocide del XX secolo» e la «colonizzazione ideologica della Gioventù Hitleriana», come ha denunciato il Santo Padre?
Vediamo di fare un po’ di chiarezza. Il problema oggettivamente esiste: c’è un reale e concreto pericolo che si allarghi il numero di istituti scolastici che intendono introdurre corsi ispirati alla teoria gender. Di fronte a questo rischio, occorre che i genitori reagiscano in maniera razionale, lucida e serena. Non servono inutili allarmismi, ma occorre vigilanza nel prevenire e coraggio nel denunciare.Per questo riteniamo utile fornire ai genitori degli studenti sette consigli semplici e pratici, per poter affrontare in maniera concreta e operativa la questione.
Primo. Sarebbe bene che genitori inviassero ai dirigenti scolastici una lettera con cui chiedere di essere dettagliatamente informati per iscritto su eventuali progetti relativi all’educazione sessuale ed affettiva, all’identità di genere, o comunque connessi a forme di propaganda ideologica omosessualista, subordinando la partecipazione del proprio figlio minore ad un consenso scritto. L’informazione della scuola dovrà riguardare, in particolare, il programma e il contenuto delle relative attività didattiche, i materiali e sussidi utilizzati, la data, l’ora e la durata di tali attività, e ogni informazione necessaria a identificare le persone e gli enti coinvolti nella organizzazione, al fine di valutarne anche i titoli. La richiesta dei genitori si può inviare mediante lettera raccomandata con ricevuta di ritorno, o attraverso posta elettronica certificata, oppure depositandola direttamente nella segreteria della scuola.
LA TEORIA GENDER NELLA “BUONA SCUOLA”: BISOGNA VIGILARE
- Dettagli
- Pubblicato Mercoledì, 02 Settembre 2015 13:04
di Monica Boccardi
Si rincorrono voci, sui social network, ora allarmistiche, ora tranquillizzanti, di denuncia e di negazione dell’esistenza di un “rischio gender” nei programmi scolastici a venire.
Appare dunque necessario fare chiarezza e comprendere che cosa sia accaduto, a livello legislativo, per far scattare questo allarme.
La legge, chiamata dal Governo “La Buona Scuola”, contraddistinta dal numero 107 è stata approvata in data 13 luglio 2015 e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n.162 del 15.7.2015.
È dunque entrato in vigore anche il tanto paventato e osteggiato comma n. 16 che recita:
«Il piano triennale dell’offerta formativa assicura l’attuazione dei principi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori sulle tematiche indicate dall’articolo 5, comma 2, del decreto‐legge 14 agosto 2013, n. 93, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 ottobre 2013, n. 119, nel rispetto dei limiti di spesa di cui all’articolo 5‐bis, comma 1, primo periodo, del predetto decreto‐legge n. 93 del 2013».
In sé e per sé, la dizione appare del tutto innocua e priva di riferimenti a lezioni di educazione sessuale secondo i noti e perniciosi Standard europei OMS, oppure orientate alle paventate destrutturazioni di genere, ovvero comunque coinvolgenti tematiche che vadano a toccare la moralità e la fede personale dei genitori che desiderano trasmetterla ai figli.
In realtà, la legislazione in questo campo, come ultimamente accade troppo spesso, è composta da una serie di scatole cinesi che, attraverso rinvii ad altre leggi che rimandano ad altri provvedimenti legislativi, fa girare la testa al giurista… figuriamoci al cittadino medio.
IL GENDER NELLA "BUONA SCUOLA" C'È ECCOME
- Dettagli
- Pubblicato Sabato, 29 Agosto 2015 00:52
di Gianfranco Amato
Esiste o no un riferimento al “gender” nella legge sulla cosiddetta “Buona Scuola”? Cerchiamo di rispondere a questa che pare essere la domanda del momento.
Il pericolo gender, in realtà, si annida nel sedicesimo comma dell’art. 1 della legge, che testualmente recita così: «Il piano triennale dell'offerta formativa assicura l'attuazione dei principi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l'educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori sulle tematiche indicate dall'articolo 5, comma 2, del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 ottobre 2013, n.119, nel rispetto dei limiti di spesa di cui all'articolo 5-bis, comma 1, primo periodo, del predetto decreto-legge n. 93 del 2013».
L’insidia sta in due punti di questa disposizione normativa: il termine «violenza di genere» e il richiamo all’art. 5 della Legge 119/2013, la cosiddetta “Legge sul femminicidio”. Vediamo attentamente come stanno le cose.
E COSÌ IL SENATO BOCCIÒ I DIRITTI UNIVERSALI DELL’UOMO
- Dettagli
- Pubblicato Mercoledì, 05 Agosto 2015 09:24
Commissione Giustizia del Senato, 30 luglio 2015, primo pomeriggio. L’insolazione che rischiano i turisti dell’Urbe a causa delle temperature torride pare aver colpito la maggioranza degli onorevoli senatori riuniti in Commissione, nonostante il refrigerio loro offerto dagli efficienti impianti di condizionamento d’aria. Va in scena, infatti, un teatrino surreale dall’epilogo davvero inquietante. L’ottimo senatore Lucio Malan presenta un ordine del giorno nel quale si legge, tra l’altro, che «il Senato impegna il Governo a non violare i due diritti fondamentali riconosciuti, garantiti e tutelati dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo: la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, sia in pubblico che in privato, i propri valori religiosi nell’educazione, e il diritto di priorità dei genitori nella scelta di educazione da impartire ai propri figli (artt. 18 e 26); a garantire e tutelare il diritto dei genitori ad educare i propri figli».
Parrebbe un’affermazione quasi lapalissiana in un sistema istituzionale che si autodefinisce democratico. Chi oserebbe mai mettere in dubbio la sacra Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo? E invece no! Nel bislacco mondo sublunare delle istituzioni italiane c’è chi ha osato, eccome. Non soltanto la senatrice Cirinnà, ma molti onorevoli componenti della Commissione strepitano come vestali scandalizzate alla proposta del povero Malan, accusato di aver messo in dubbio l’onore del governo. Sì, perché, con una motivazione pelosa e ipocrita, i senatori sconcertati contestano l’ordine del giorno in quanto, così come formulato, esso avrebbe potuto insinuare il dubbio che lo stesso governo avesse intenzione di violare i diritti fondamentali dell’uomo. Il buon senso popolare definisce questo atteggiamento “coda di paglia”.
GENDER E UTERI AFFITTATI, PICCOLA STORIA IGNOBILE
- Dettagli
- Pubblicato Mercoledì, 15 Luglio 2015 02:04
di Gianfranco Amato
Se la teoria gender non esiste, qualcuno per cortesia avvisi Monica Cerutti, Assessore alle Pari Opportunità della Regione Piemonte. Sì, proprio quella che giustificando l’aberrante pratica dell’utero in affitto si è spinta a dichiarare quanto segue: «Legare i figli delle coppie omosessuali, se avuti con la fecondazione assistita, allo sfruttamento delle donne, nel caso si tratti di persone non abbienti, donatrici di ovociti, è francamente un’aberrazione, e affermare che il riconoscimento di diritti agli omosessuali avviene a danno delle donne è una bieca strumentalizzazione, frutto di una concezione malata della fecondazione assistita». Per la Cerutti la vita una povera disgraziata come la ragazzina minorenne indiana Susha Pandey non vale nulla rispetto al “diritto alla provetta eterologa” per le coppie gay. Proprio dalle colonne di questo giornale suggerimmo all’Assessore di uscire dalle sale di Palazzo Lascaris e di farsi un giro in India, per toccare con mano cosa significhi fame, disperazione e sfruttamento. Ma siamo ancora in attesa di un cortese cenno di riscontro.
Monica Cerutti è anche l’ineffabile Assessore che ha provveduto ad aprire una procedura presso il Centro Antidiscriminazione Regionale a carico della povera professoressa Adele Caramico, docente di religione all’ITIS “Pininfarina” di Moncalieri, falsamente accusata di “omofobia”. Peccato che dopo l’accertamento ufficiale e definitivo da parte delle autorità scolastiche dell’infondatezza di tali accuse, la Cerutti si sia dimenticata di chiede scusa alla professoressa Caramico.