TORTE NUZIALI GAY: NEGLI STATI UNITI SE NON LE PREPARI SEI DENUNCIATO
di Gianfranco Amato
Per capire meglio quali possono essere le surreali conseguenze di una legislazione antiomofobia, basta dare un’occhiata a quello che sta accadendo proprio in questi giorni negli Stati Uniti. Due casi simbolo possono rendere l’idea.
Il primo è accaduto nell’Oregon, dove i coniugi Aaron e Melissa Klein, una coppia cristiana che gestisce una pasticceria specializzata in torte nuziali – il locale si chiama “Sweet Cakes” – è finita davanti alla Sezione Diritti Civili dell’Oregon’s Bureau of Labor and Industries , e si trova oggi sotto inchiesta per la violazione dell’Oregon Equality Act 2007, la legge contro le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale. I due si trovano nei guai a seguito di un anti-discrimination complaint, un formale ricorso proposto da Rachel and Laurel Bowman-Cryer, lesbiche che hanno deciso di contrarre regolare matrimonio. I motivi della denuncia risiedono nel fatto che di fronte alla richiesta delle due omosessuali di preparare la torta nuziale, i coniugi Klein hanno opposto il proprio rifiuto, invocando l’obiezione di coscienza per motivi religiosi.
Aaron Klein ha avuto l’impudenza di rilasciare la seguente dichiarazione: «Io credo che il matrimonio sia un’istituzione religiosa creata da Dio, come si legge in quel passo della Genesi in cui si dice che un uomo lascerà i propri genitori per unirsi a sua moglie; questo per me è il fondamento e la base del matrimonio». Questa frase non gli è costata solo la denuncia, ma anche una gragnola di insulti, improperi e persino minacce di morte, oltre al boicottaggio e picchettaggio del locale, con conseguente perdita economica di quasi il cinquanta per cento dei ricavi. Oltre una furiosa reazione da parte dei gruppi gay. Con buona pace dello spirito di tolleranza degli asseriti “discriminati” per motivi sessuali. Klein ha comunque dimostrato di essere un cristiano tutto d’un pezzo: «Siamo in difficoltà, ma in fondo la mia fede è per me più importante dei soldi; io continuerò a difendere ciò in cui credo, e non penso che qualcuno possa costringermi a compiere atti contro la mia religione». Quello della torta nuziale per matrimoni gay è diventato un problema che comincia a diffondersi negli USA, visto che anche nel Colorado un collega dei Klein, titolare di una pasticceria, è finito per i medesimi motivi dinanzi la Colorado’s Civil Rights Commission (l’udienza è fissata per il prossimo mese), e secondo la legislazione di quello Stato, il malcapitato pasticciere rischia persino la galera.
LA RISPOSTA DEL DIRETTORE DI AVVENIRE ALLA LETTERA DEI GpV
Condivido la sostanza delle sue osservazioni, gentile avvocato Amato. Non la disapprovazione del lavoro, niente affatto concluso, dei parlamentari di diversi partiti che – come i 26 della famosa lettera a me indirizzata che si può consultare su www.avvenire.it – si sono impegnati a correggere quel testo di legge. Ma questo, da lettore attento, lo sa già. Il ddl sull’omofobia costruito dai relatori Scalfarotto (Pd) e Leone (Pdl) non mi convince e abbiamo spiegato più volte perché un simile progetto minacci di generare più problemi di quanti si proponga di risolvere. La questione della libertà di parola e di opinione è però, a mio avviso, assolutamente decisiva. È la cartina al tornasole delle vere intenzioni dei politici e delle lobby che vogliono imporre questa normativa penale.
Leggi qui la pagina di Avvenire con la lettera al Direttore
NOZZE GAY IN CHIESA, A LONDRA SI DOVRÀ FARE
di Gianfranco Amato
Lo scorso gennaio, quando Cameron spingeva l’acceleratore per l’approvazione della legge sul matrimonio gay, l’ex Arcivescovo di Canterbury barone Lord Carey of Clifton, denunciò il rischio per la Chiesa d’Inghilterra di vedersi costretta a celebrare le nozze di coppie dello stesso sesso. Per avvalorare le perplessità di ordine giuridico, lo stesso Arcivescovo inviò al governo un corposo parere legale dell’autorevole avvocato Aidan O’Neill QC. La replica del governo fu che il disegno di legge avrebbe previsto una disposizione di salvaguardia per tutelare la libertà di credo religioso, esentando espressamente le Chiese dall’obbligo di celebrare i matrimoni omosessuali. Con questa disposizione non si sarebbero corsi rischi di azioni legali. Parola dello stesso Cameron.
La legge, in effetti, è passata con la previsione di tale deroga, e lo scorso 17 luglio è stato apposto il royal assent, la ratifica da parte della Regina Elisabetta, nonostante la ferma opposizione della Chiesa d’Inghilterra, di cui, peraltro, la stessa sovrana è Capo con il titolo di “Supreme Governor”. In realtà, la Church of England ha un rapporto particolare con lo stato, che implica, tra l’altro, l’obbligo giuridico di celebrare matrimoni riconosciuti come validi dalla legge.
A giugno dell’anno scorso, l’allora ministro della giustizia Crispin Blunt aveva già sollevato il dubbio che la proposta di legge del governo, nonostante qualunque norma di salvaguardia, avrebbe inevitabilmente innescato un contenzioso legale. Si trattò davvero di una facile profezia, perché neppure un mese dopo la firma della Regina, e nonostante le sperticate rassicurazioni del governo Cameron, sono arrivati i primi guai.
Il ricchissimo Barrie Drewitt-Barlow e il suo partner Tony hanno già annunciato, infatti, che inizieranno un’azione legale contro la Chiesa d’Inghilterra, citandola in tribunale per costringerla a celebrare le proprie nozze. I due sono noti per essere stati, nel 1999, i primi componenti di una coppia omosessuale indicati in un certificato di nascita come genitori del figlio avuto mediante fecondazione assistita. Grazie a quel procedimento oggi Barrie e Tony, legalmente uniti in una civil partnership dal 2006, sono i papà di ben cinque figli.
LA BBC RIEDUCA I BAMBINI ALLA FAMIGLIA GAY
di Gianfranco Amato
CBBC è la sigla di Children BBC, il ramo della celebre rete televisiva britannica che si occupa dei programmi per bambini. La scorsa estate quel canale ha lanciato una felice trasmissione di successo intitolata “Marrying Mam and Dad” (Il matrimonio di mamma e papà), in cui alcuni bambini organizzavano la celebrazione delle nozze dei propri genitori. L’audience cui era rivolto quel programma comprendeva una fascia d’età dai sette ai dodici anni.
Quest’anno c’è una novità. A seguito delle nuove direttive aziendali, la BBC deve attuare una politica di diffusione culturale della diversità di genere, ed una mirata azione pedagogica rivolta, in particolare, ai minori. Per questo è stata lanciata una nuova versione del programma intitolato “Marrying Dad and Dad” (Il matrimonio di papà e papà), in cui sono i figli di coppie omosessuali ad organizzare la celebrazione della civil partnership dei genitori (per il matrimonio gay nel Regno Unito occorre attendere fino al 2014).
Lunedì scorso, 12 agosto, è andata in onda, alle 10.00 ed alle 16.00, la prima puntata della trasmissione, i cui protagonisti erano Callum e Chloe, gemellini di otto anni, insieme alla sorella Paula, tutti e tre figli adottati di Mark e Paul, la prima coppia di uomini dell’isola di Jersey ad aver ottenuto, a seguito di una battaglia legale, il diritto di adottare minori.
In un rapporto ufficiale della BBC del novembre 2012, intitolato Portrayal of Lesbian, Gay and Bisexual People on the BBC, viene espressamente contemplata l’esortazione ad introdurre la presenza di protagonisti omosessuali e bisessuali nei programmi per bambini «al fine di far familiarizzare i giovani spettatori con il mondo della diversità sessuale fin dalla tenera età, e sostenere i bambini che devono affrontare l’età della formazione, e che potrebbero essere omosessuali».
LETTERA APERTA DEI GIURISTI PER LA VITA AL DIRETTORE DEL QUOTIDIANO "AVVENIRE"
Roma, 13 agosto 2013
Al Direttore di Avvenire
Dr. Marco Tarquinio
Egregio Direttore,
i ventisei parlamentari che si sono rivolti al Suo giornale per illustrare l’asserito lavoro di miglioramento del disegno di legge Scalfarotto, premettono le proprie credenziali di “cattolicità” sul presupposto che questa dicitura costituisca, comunque, una garanzia sostanziale, laddove – e non occorre spiegarlo – dovrebbero essere i contenuti a giustificare la qualificazione e non viceversa.
Ma al di là delle autocertificazioni, a sfavore delle quali parlano carriere e scelte politiche, persino stili di vita di alcuni di loro, è sconcertante la manifesta inconsapevolezza che essi manifestano rispetto alla materia di cui si stanno occupando. Vantano, infatti, di avere suggerito correttivi capaci di comporre esigenze diverse, come se si trattasse di una delle tante materie suscettibili di un qualunque compromesso politico, più o meno innocuo (per esempio le nuove discipline dei regolamenti condominiali, oppure quelle sull’orario di lavoro). Sembrano non avere chiara l’idea che quella che si tenta di introdurre, nella distrazione estiva generale, è una legge penale, quella in cui si esprimono in massima misura le esigenze di tutela di tutta la società da un lato, il potere punitivo dello Stato e la correlativa necessaria garanzia della libertà individuale dall’altro.
Come è noto, la legge penale individua, infatti, i valori fondamentali e irrinunciabili di una collettività, e li protegge da comportamenti lesivi che possano comprometterne la stabilità. Essi sono la vita, l’onore, la libertà individuale nei limiti consentiti dall’ordinamento, la proprietà, l’incolumità personale, il corretto funzionamento delle istituzioni ecc. L’interesse in gioco è un interesse pubblico, perciò collettivo e riconosciuto come tale. Chiunque, in quanto titolare di uno dei valori protetti, viene quindi tutelato attraverso la punizione del comportamento che di volta in volta li vada a ledere.
Il disegno di legge Scalfarotto non ha alcun fondamento giuridico, perché si basa sul presupposto – inesistente – di una presunta situazione di minorata difesa dei soggetti omosessuali che, come qualunque altro soggetto, ovviamente godono, in quanto cittadini, della tutela penale generale.
OMOFOBIA, UN DIBATTITO INQUIETANTE
di Gianfranco Amato
Per la Corte di Cassazione ai lavori preparatori di una legge può attribuirsi, seppure in via sussidiaria, un valore ai fini interpretativi. Più precisamente, quando l’interpretazione letterale dia luogo ad incertezze o dubbi riguardanti la costituzionalità, la ricerca della mens legis anche attraverso i lavori preparatori può avere un certo peso.
Per questo è sempre interessante seguire l’iter legislativo che porta all’approvazione di una norma. E nel caso del disegno di legge per contrastare l’omofobia e la transfobia, ciò appare più che mai importante.
Ecco perché è utile riscostruire quanto avvenuto nella notte del 5 agosto 2013 durante la seduta notturna svoltasi presso la Camera dei Deputati, attraverso i singoli interventi di tutti i parlamentari che hanno partecipato alla discussione.
CARO D'AGOSTINO, LEI TRADISCE IL DIRITTO
di Mario Palmaro
Non sono d’accordo praticamente su nulla di quanto scritto il 6 agosto da Francesco D’Agostino sulle pagine di Avvenire, a proposito della legge sull’omofobia.
Mi spiace dirlo, perché D’Agostino è un filosofo del diritto come me, ha molti meriti scientifici e una fama assai prestigiosa, lo conosco da anni e ho con lui un rapporto schietto e cordiale. Ma, per dirla con Aristotele, amicus Platus sed magis amica veritas.
Che cosa ha scritto in sostanza il professor D’Agostino? La cosa migliore è che il lettore vada a guardarsi la fonte. Noi qui offriamo una sintesi molto stringata, provando a riassumere per punti:
a) Il progetto di legge Scalfarotto potrebbe limitare la libertà di opinione, e bisogna evitare questa stortura.
b) Non bisogna però opporsi a una legge sull’omofobia, che rappresenta la tutela contro ogni “odioso incitamento alla discriminazione e alla violenza”. Una legge sull’omofobia in se stessa è più che accettabile, se non addirittura auspicabile.
c) Magari questa legge è una scelta inopportuna, ma “ha ben poco senso discettare se sia giusta o no”. “Ritengo che sia possibile accettare in linea di principio una legislazione contro l’omofobia” scrive D’Agostino.
d) Chi si oppone frontalmente alla legge commette un errore, perché rischia di passare per omofobo e di esacerbare il dibattito.
DISEGNO DI LEGGE ANTI-OMOFOBIA: RESOCONTO STENOGRAFICO
Resoconto stenografico (leggilo alle pagg. 85 e seguenti) della "Discussione del testo unificato delle proposte di legge: Scalfarotto ed altri; Fiano ed altri; Brunetta ed altri: Disposizioni in materia di contrasto dell’omofobia e della transfobia (A.C. 245- 280-1071-A)", tenutasi alla Camera dei Deputati ieri, 5 agosto 2013.
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COMUNICATO STAMPA 8-2013 - CRITICA ALLA SENTENZA "GENDER" DEL TRIBUNALE DI ROVERETO
I Giuristi per la Vita esprimono una forte critica, un profondo dissenso ed una viva preoccupazione nei confronti della recente sentenza del Tribunale di Rovereto, con cui si è ritenuta legittima la riattribuzione del genere anagrafico senza il ricorso dell’intervento chirurgico o a sterilizzazione.
Si tratta dell’ennesimo tentativo di introdurre nel nostro ordinamento giuridico il concetto di identità di genere, tentativo effettuato, oltretutto, non mediante un approfondito e pubblico dibattito parlamentare ma attraverso la pericolosa scorciatoia della via giudiziaria.
Si tratta di un intervento volto ad incidere profondamente nella stessa prospettiva antropologica dell’uomo, con inevitabili gravi conseguenze.
Si tratta di una questione troppo seria per essere lasciata alle sperimentazioni da laboratorio di magistrati che si arrogano il diritto di assurgere al ruolo di giudici-legislatori.
IL PRESIDENTE
Avv. Gianfranco Amato
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Ascolta l'intervista dell'Avv. G. Amato a Radio Vaticana del 3-8-2013
Dichiarato donna senza intervento chirurgico. Controversa sentenza del Tribunale di Rovereto
Intervista del 3 agosto 2013 di Gianfranco Amato a Radio Vaticana
Nato maschio, oggi sui documenti ha ottenuto di essere identificato come femmina, senza dover ricorrere ad intervento chirurgico o a sterilizzazione. E’ accaduto a Rovereto dove il Tribunale ha accolto la richiesta di un uomo cinquantenne che dichiarava con decisione di sentirsi donna, senza vivere per questo “conflittualità” psicofisiche. Secondo il giudice, l’operazione per rimuovere gli organi genitali è necessaria solo se nell’individuo la discrepanza tra psico-sessualità e sesso anatomico genera un rifiuto nei confronti del proprio corpo. Quale le implicazioni di questa sentenza? Paolo Ondarza lo ha chiesto a Gianfranco Amato, presidente dei “Giuristi per la Vita”:
DISCRIMINAZIONE DEI GAY? A VOLTE SI DEVE
di Tommaso Scandroglio
Come è noto il Papa, di ritorno dal Brasile e accennando al Catechismo della Chiesa Cattolica, ha ricordato che gli omosessuali non devono essere emarginati. Perché il Catechismo chiede che gli omosessuali non siano discriminati? Perché evidentemente considera il loro orientamento e relative condotte come possibili motivi di emarginazione. E perché considera il loro orientamento come possibile motivo di emarginazione? Perché questo è intrinsecamente disordinato. “Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza” (2358).
Il comando di non discriminare quindi sta a significare, e prova a contrario, che l’omosessualità è contro natura. Infatti la natura dell’uomo è un ordo, cioè un insieme di inclinazioni che tendono verso alcuni fini. Il disordine intrinseco di questa tendenza significa che, al di là delle motivazioni soggettive e circostanze, l’orientamento in sé contraddice l’ordo naturale, che nello specifico porta il maschio ad essere attratto dalla donna e viceversa. Il non discriminare è per il Catechismo il primo passo per aiutare queste persone a vincersi.
Di contro perché il fronte gay chiede di non essere discriminato? Perché considera l’omosessualità un orientamento naturale. Quindi per il Catechismo un orientamento contro natura comprensibilmente – ma non giustificatamente – potrebbe essere fonte di isolamento per l’omosessuale. Per i gay la discriminazione invece non ha ragion di esistere, esprime solo un atteggiamento di arretratezza culturale, perché essere omosessuale è cosa buona. Dunque il significato di “non discriminare” è profondamente diverso per il cattolico e l’uomo di buona volontà da quanto intende invece il fronte omosessualista. Il cattolico accoglie e quindi non discrimina l’omosessuale perché lo vuole sostenere nel cambiamento. Il gay chiede di essere accolto ma per rimanere quello che è.
Legge pericolosa, lo dimostra il "caso Negri"
di Gianfranco Amato
Tristemente scontato l’ingiurioso coro di insulti e improperi indirizzato all'arcivescovo di Ferrara-Comacchio, monsignor Luigi Negri, reo di aver preso una posizione chiara sulla legge contro l'omofobia e transfobia.
«Divertente ma tragico», «senza nessuna pietà», «quasi umoristico», questo il tenore degli epiteti scagliati a mezzo stampa contro l’arcivescovo di Ferrara, esposto al pubblico ludibrio da personaggi come Flavio Romani, Presidente nazionale dell’Arcigay.
Ciò che è successo è la prova di quanto l’omosessualità sia ormai divenuta un tema ad alta tensione nel senso letterale del termine, per cui è sufficiente toccare i fili per morire. Ed è anche la prova provata del motivo di tanto codardo silenzio da parte di molte altre autorevoli voci. Possiamo anche dire che quanto capitato a monsignor Luigi Negri rappresenta, in senso culinario, l’amuse-bouche di quello che ci attende nella malaugurata ipotesi in cui dovesse essere approvato il disegno di legge contro l’omofobia e la transfobia in discussione alla Camera dei Deputati. Non siamo neppure all’antipasto.
Oggi si continua falsamente a sostenere che quelle norme controverse non intaccherebbero il diritto alla libertà di opinione e di credo religioso sanciti dagli art.19 e 21 della nostra Costituzione. Ma a smentire questa graziosa storiella si è incaricato direttamente lo stesso presidente nazionale dell’Arcigay, affermando candidamente in un’intervista rilasciata al quotidiano La Nuova Ferrara: «Spesso e volentieri esponenti del clero nei confronti degli omosessuali usano parole che sconfinano nel disprezzo e nella violenza. Dare del malato e del depravato a una persona, o attribuire una sorta di inferiorità morale a una minoranza è come fornire un motivo per passare alla violenza».
AL BAVAGLIO RISPONDIAMO CON L'ADORAZIONE
di don Stefano Piccinelli
(articolo tratto da: La Nuova Bussola Quotidiana del 30 luglio 2013)
Pubblichiamo la lettera che don Stefano Piccinelli ha inviato ai suoi confratelli sacerdoti e amici medici per ringraziare dell'appoggio ricevuto e per indicare una strada per lottare in nome della libertà di tutti. Don Piccinelli è il cappellano dell'ospedale di Cona (Ferrara) che è stato duramente attaccato dal quotidiano locale e dalle associazioni gay per aver affisso l'appello contro la legge sull'omofobia pubblicato da La Nuova BQ.Nel frattempo anche l'arcivescovo di Ferrara, monsignor Luigi Negri, è stato fatto oggetto di un grave e offensivo attacco dallo stesso quotidiano per aver messo in guardia dalla deriva totalitarista che sta prendendo il nostro paese. E' una ulteriore conferma della necessità di fermare questa legge liberticida.
Molto reverendi confratelli sacerdoti
Carissimi colleghi medici
Amici tutti.
Mt 13,28: E Gesù rispose loro: (mentre tutti dormivano) Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla?
Desidero anzitutto ringraziare tutti voi per la vostra vicinanza, in questo periodo nel quale, mio malgrado, sono stato “tirato in ballo” da certa stampa locale solo per aver affisso (ingenuamente?) due fogli che invitavano a firmare contro la legge sull’omofobia come proposto dal sito cattolico NBQ, sulle pareti del perimetro dell’Ospedale riservato alla Cappella cattolica dell’Arcispedale. E non sulle pareti dell’Ospedale, come con eccesso di genericità, fa notare il quotidiano locale che, nella maniera in cui scrive, cerca, senza mezzi termini di tirare l’acqua al suo mulino.
Vedersi dalla sera alla mattina catapultato sulla prima pagina del quotidiano locale è un’esperienza unica… Quando nei giorni scorsi, vedevo sulla prima pagina dello stesso quotidiano il mio Arcivescovo, non capivo bene la “portata” di una tale sua presenza; cosicché anch’io come tanti altri migliaia di “blogger” mi sarei schierato, pur senza sapere veramente come stavano le cose, o a favore o contro il mio Arcivescovo…
LETTERA APERTA DEI GpV A TUTTI I PARLAMENTARI DELLA REPUBBLICA
Roma, li 28 luglio 2013
Legge contro l’omofobia: un serio rischio per la libertà di opinione,
e un pericoloso strumento per una campagna eterofoba e cristianofoba
Onorevoli parlamentari,
intendiamo sottoporre alla Vostra cortese attenzione i rischi derivanti dal DDL contenente disposizioni in materia di contrasto dell’omofobia e della transfobia, così come formulato a seguito dell’emendamento dei relatori del 22 luglio scorso, che resta, anche dopo le modifiche apportate, un testo pericoloso sotto il profilo giuridico, come abbiamo evidenziato in un articolo pubblicato il 26 luglio 2013: http://www.lanuovabq.it/it/articoli-testo-cambiato-ecco-perche-e-pericoloso-6953.htm.
In assenza di un’espressa definizione normativa del concetto di «omofobia» e «transfobia», il rischio che si corre è quello di creare una sorta di “reato giurisprudenziale”, il cui contenuto precet-tivo verrà rimesso all’autorità giudiziaria chiamata a pronunciarsi sul singolo caso, con buona pace del principio di oggettività del reato e dei diritti alla libertà di opinione e di credo religioso, sanciti da-gli articoli 19 e 21 della nostra Costituzione.
Tutto ciò ci preoccupa profondamente, giacché, anche alla luce di ciò che accade in altri Paesi europei, con le nuove norme proposte potrà essere considerato comportamento omofobo, ad esem-pio, sostenere pubblicamente:
a) che è giusto impedire agli omosessuali e ai transessuali l’accesso al diritto di sposarsi e a quello di adottare minori;
b) che l’omosessualità rappresenta una «grave depravazione», citando le Sacre Scritture della religione cristiana (Gn 19,1-29; Rm 1,24-27; 1 Cor 6,9-10; 1 Tm 1,10), o che gli atti compiuti dagli omosessuali sono «intrinsecamente disordinati», «contrari alla legge na-turale», poiché «precludono all’atto sessuale il dono della vita e non costituiscono il frut-to di una vera complementarietà affettiva e sessuale» (art. 2357 Catechismo cattolico).
c) che omosessualità e transessualità appartengono oggettivamente alla sfera etico-morale, e possono quindi essere sottoposte ad un giudizio di riprovazione;
d) che vi sono ambiti nei quali non può considerarsi ingiusta discriminazione il fatto di tener conto della tendenza sessuale (p.e. collocazione di bambini per adozione o affido).
I reati delineati nel disegno di legge sono accomunati dal fatto di porre omosessualità e tran-sessualità quali valori collettivi da proteggere in sé, attraverso una tutela speciale per i soggetti che ne sono portatori, al di là di quella che il sistema penale assicura a qualunque comune cittadino. Appare del tutto evidente che siamo di fronte ad una proposta assurda, oltre che giuridicamente infondata, perché analoga protezione potrebbe essere invocata da una serie infinita di soggetti in ragione di proprie condizioni personali (obesi, fumatori, cacciatori, o anche cattolici praticanti).
Per tutti questi motivi, i Giuristi per la Vita chiedono a tutti i parlamentari chiamati al voto di non approvare il disegno di legge de quo.
Distinti saluti.
IL PRESIDENTE
Avv. Gianfranco Amato
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LA PROPOSTA DI LEGGE SCALFAROTTO SULLA LOTTA ALL'OMOFOBIA: DUE PRECEDENTI INQUIETANTI
di Giacomo Rocchi
Come è noto, il disegno di legge che sta per essere discusso alla Camera dei Deputati è stato radicalmente emendato e, nel testo presentato per la discussione all'Assemblea, si limita ad integrare due norme penali: la legge 654 del 1975 e il decreto legge 122 del 1993. Questa semplificazione, in qualche modo, è significativa per indicare lo spirito che anima il progetto di legge: reprimere penalmente coloro che sono "affetti" dalle – niente affatto specificate – "omofobia" e "transfobia".
Sembra interessante, allora, verificare in che modo queste due leggi sono state applicate dai giudici penali: e le ultime due sentenze emesse dalla Cassazione permettono di comprendere a cosa andiamo incontro.
Leggiamo questa massima: "integra il reato di propaganda di idee discriminatrici, previsto dall'art. 3 comma primo lett. a) della l. n. 654 del 1975, l'intervento di un consigliere comunale contenente affermazioni fondate sull'odio e la discriminazione razziale ai danni delle Comunità Rom e Sinti nel corso di una seduta consiliare" (Sez. 1, n. 47894 del 22/11/2012 - dep. 11/12/2012, P.G. in proc. Giuliana Emilio, Rv. 254074). L'intervento – infelice e polemico – di un consigliere comunale di Trento lamentava che i bambini nomadi non frequentassero le scuole e che l'asilo strutturato nel campo nomadi non era frequentato dai bambini, laddove invece la mensa risultava frequentata da tutti gli occupanti del campo, criticandosi l'esborso economico gravante sulla collettività e l'opportunismo di detta comunità. Erano state pronunciate anche frasi assai infelici, avendo affermato il consigliere che gli zingari erano dei delinquenti, molti assassini e comunque animati da pigrizia, furore e vanità; ma sia il Tribunale che la Corte d'appello di Trento avevano ritenuto queste frasi espressive di avversione, ma non di superiorità ed odio razziale. Inoltre entrambi i giudici avevano escluso che si fosse trattato di "propaganda", condotta inserita successivamente e interpretata come espressione della volontà del legislatore di restringere le maglie della condotta punibile, per evitare una compressione eccessiva della libertà di manifestazione del pensiero.
COMUNICATO STAMPA 7-2013 - SOLIDARIETA' A DON STEFANO PICCINELLI
I Giuristi per la Vita esprimono piena solidarietà e vicinanza filiale a don Stefano Piccinelli, Cappellano dell’Ospedale di Cona (FE), che grazie al coraggio della testimonianza non è arretrato dinnanzi alle arroganti minacce di chi ha inteso impedirgli l’esercizio del suo sacrosanto e fondamentale diritto alla libertà di opinione e di credo religioso, esercizio sancito e tutelato dagli articoli 19 e 21 della nostra Costituzione.
Ancora una volta si è rivelato il volto intollerante dei sedicenti tolleranti, e l’intento discriminatorio dei sedicenti discriminati.
I Giuristi per la Vita considerano inqualificabile il giudizio dato dal Presidente nazionale dell’Arcigay, Flavio Romani, al gesto di don Stefano, testualmente definito come «un atto scorretto e inqualificabile per difendere il diritto all’offesa», ed esprimono viva preoccupazione per quando riferito dallo stesso Presidente dell’Arcigay nella lettera inviata alla Direzione dell’Ospedale, parlando a proposito di «discriminazione in un luogo pubblico», e invocando non meglio precisati «provvedimenti».
Se questi sono i segnali premonitori dell’offensiva omosessualista che ci attende, i Giuristi per la Vita sono ancora più convinti della necessità di combattere la campagna contro la proposta di legge per contrastare l’omofobia e la transfobia, e del dovere morale di difendere il diritto alla libertà di pensiero.
Concedere a questa nascente forma di intolleranza la forza della legge e il braccio armato della magistratura militante sarebbe esiziale per quella quota residua che ancora resta di democrazia nel nostro Paese.
Chapeau a don Stefano Piccinelli!
IL PRESIDENTE
Avv. Gianfranco Amato
Leggi qui il fatto ed i commenti: Cona ovvero la censura omossessualista del dissenso
FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA
La Commissione Giustizia della Camera dei Deputati ha approvato il testo base del DDL contro l’omofobia e la transfobia, testo che andrà all’esame dell’Aula il prossimo 22 luglio. Il termine per gli emendamenti scade martedì 16 luglio. In previsione di tale importante passaggio parlamentare, i Giuristi per la Vita lanciano un appello per fermare questa iniziativa legislativa, che rischia seriamente di avere gravi ripercussioni sui diritti fondamentali dell’uomo riconosciuti dalla nostra Costituzione, tra cui il diritto alla libertà di pensiero (art.21) e alla libertà religiosa (art.19).
Dal punto di vista pratico, infatti, l’approvazione delle norme contro l’omofobia e la transfobia potrebbe determinare l’incriminazione, ad esempio, di tutti:
1. coloro che sollecitassero i parlamentari della Repubblica a non introdurre nella legislazione il “matrimonio” gay;
2. coloro che proponessero di escludere la facoltà di adottare un bambino a coppie omosessuali, atteso che, secondo l’approccio ideologico appena recepito dalla Corte Suprema degli Stati Uniti, non ammettere una coppia gay al matrimonio costituirebbe discriminazione motivata dall’identità sessuale;
3. coloro che pensassero di organizzare una campagna di opinione per contrastare l’approvazione di una legge sul “matrimonio” gay;
4. coloro che pubblicamente affermassero che l’omosessualità rappresenta una «grave depravazione», citando le Sacre Scritture (Gn 19,1-29; Rm 1,24-27; 1 Cor 6,9-10; 1 Tm 1,10.);
5. coloro che pubblicamente dichiarassero che gli atti compiuti dagli omosessuali «sono intrinsecamente disordinati», in virtù del proprio credo religioso (Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, Dich. Persona humana),
6. coloro che pubblicamente sostenessero che gli atti compiuti dagli omosessuali sono «contrari alla legge naturale», poiché «precludono all’atto sessuale il dono della vita e non costituiscono il frutto di una vera complementarietà affettiva e sessuale» (art. 2357 del Catechismo della Chiesa Cattolica);
Le norme che si intendono approvare rispondono ad una mera prospettiva ideologica, del tutto inutile sul piano legale, godendo gli omosessuali degli strumenti giuridici previsti dal codice penale per i tutti i cittadini, contro qualunque forma di ingiusta discriminazione, di violenza, di offesa alla propria dignità personale. La proposta di legge sull’omofobia, pertanto, non merita di entrare nel nostro ordinamento.
Opporvisi non è una battaglia di retroguardia, tesa a garantire chissà quale privilegio o quale ingiustificata impunità, ma significa battersi contro il rischio di una pericolosa violazione della libertà di espressione del pensiero e del credo religioso, fondamento di tutte le libertà civili nel quadro costituzionale vigente. La cronaca, del resto, mostra ampiamente cosa accade nei Paesi europei in cui è già prevista una legge contro l’omofobia: basti guardare al Regno Unito ed alla famigerata Section 5 del Public Order Act.
Per questo, i Giuristi per la Vita si appellano ai parlamentari della Repubblica italiana, e a tutti gli uomini di buona volontà, affinché venga scongiurato il rischio dell’introduzione di una simile normativa nel nostro ordinamento giuridico.
IL PRESIDENTE
Avv. Gianfranco Amato
All'appello aderiscono CulturaCattolica.it, La Nuova Bussola Quotidiana, Tempi.it
Le firme si raccogono cliccando su uno dei seguenti link:
http://www.lanuovabq.it/it/sottoscrizioneCampagnaRaccoltaFirme.php
http://www.culturacattolica.it/default.asp?id=17&id_n=33419#.Ud8Prqyt3X8
Per scaricare il progetto di legge (testo originario), clicca qui
Leggi qui il nuovo testo del disegno di legge
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Caccia alle streghe contro gli omofobi
Dieci ragioni per opporsi alla legge sull'omofobia
"Fermiamo la legge contro l'omofobia" - Rassegna stampa
L'appello dei "Giursiti per la Vita" nei media
Siti internet che aderiscono alla campagna - La Nuova Bussola Quotidiana
Criticare le nozze omosessuali può diventare un reato (l'articolo, pur non citando i GpV, richiama le loro argomentazioni) - Liberoquotidiano.it del 10/7/13
Criticare le nozze gay diventerà reato? Fermiamo la legge sull’omofobia - Tempi.it 11/7/13
Un appello per fermare la proposta di legge contro l’omofobia - Vatican Insider 12/7/13
Appello per fermare la proposta di legge contro l'omofobia: firma e fai firmare - Gloria.tv 12/7/13
Legge contro l'omofobia o contro la libertà - Blog di Giuliano Gozzo - 13/7/13
No alla legge sull'omofobia - Osservatorio Internazionale Cardinal Van Thuan sulla Dottrica sociale della Chiesa 13/7/13
Nella legge contro l’omofobia all’esame del Parlamento la posta in gioco e’ molto alta - Osserv. Intern. Cardinal Van Thuan 15/7/13
Notiziario Tele Pace del 16/7/2013 - Intervista all'Avv. Gianfranco Amato
Articoli sulla conferenza stampa organizzata a Roma, il 24 luglio 2013
Articoli sulla conferenza stampa organizzata da Giuristi per la Vita, Nuova Bussola Quotidiana, Notizie Pro-life, a Roma, il 24 luglio 2013:
Omofobia: a rischio la libertà di coscienza - Zenit del 24/7/2013
Omofobia, in gioco la libertà religiosa - La Nuova Bussola Quotidiana del 25/7/2013
Legge sull'omofobia. Non bisogna accettare compromessi o finiremo (male) come l'Inghilterra - Tempi 25/7/2013
ABBASSO L’OMOFILIA CATTOLICA. A margine della conferenza stampa del 24 luglio a Roma - di Elisabetta Frezza - riscossacristiana.it
Sul disegno di legge contro l'omofobia emendato
di Patrizia Firmani
Il disegno di legge assume come criterio di base quello della "omofobia" elaborato in sede comunitaria che, al di là della incongruenza lessicale, e stato introdotto mediaticamente nel linguaggio comune coll'ormai notorio significato di "avversione per le condotte omosessuali e transessuali".
Il diritto penale tutela beni oggettivamente fondamentali per la collettività: la vita, l'onore, la proprietà, la fede pubblica, il prestigio per le istituzioni, ecc. Beni che non soddisfano un interesse generale riconosciuto dall'ordinamento sono giuridicamente indifferenti.
Le tre forme di reato ideate dal disegno di leggi, invece, sono accomunate dal porre omosessualità e transessualità quali valori collettivi da tutelare in sè. Infatti introducono una tutela speciale per i soggetti che ne sono portatori, oltre quella che il sistema penale assicura a qualunque comune cittadino.
Proposta assurda, oltre che giuridicamente infondata, perché analoga protezione potrebbe essere invocata da una serie infinita di soggetti in ragione di proprie condizioni personali, quali quelli di essere cultori di caccia e pesca, di essere obesi, fumatori, di appartenere a tifoserie calcistiche, di essere amanti del gioco d'azzardo e delle corse di cavalli, oppure magari anche cattolici ortodossi e praticanti.
Tutto ciò mette in evidenza la insensatezza del presupposto, mentre l'impraticabilità giuridica delle singole figure emerge dalla più superficiale delle analisi.