LEGGE OMOFOBIA, AL SENATO VA ANCHE PEGGIO
L’intolleranza della propaganda ideologica omosessualista «violenta e sopraffattoria» sta diventando un vero problema nel nostro Paese, al punto da «indurre ad una seria riflessione». Parola del governo italiano. Lo ha, infatti, affermato il Vice Ministro dell'Interno Filippo Bubbico nella risposta resa il 16 gennaio scorso ad un’interpellanza del senatore Carlo Giovanardi sui fatti di Casale Monferrato. Com’è noto, il 22 settembre 2013 nella cittadina piemontese si è svolto – o avrebbe dovuto svolgersi, visto come sono andate le cose – il convegno dal titolo «Gender, omofobia, transfobia: verso l’abolizione dell’uomo?».
Si trattava un’iniziativa organizzata dal Movimento per la vita, Alleanza cattolica, Comunione e liberazione, con il patrocinio della Pastorale della salute e Pastorale sociale della diocesi di Casale Monferrato, in cui avrebbero dovuto parlare come relatori l’Avv. Giorgio Razeto, membro dei Giuristi per la Vita, e il Prof. Mauro Ronco. Ebbene, quel convegno è stato disturbato ed interrotto a seguito di una becera gazzarra allestita da attivisti dei movimenti per i diritti dei gay, tra cui il coordinamento Torino Pride LGBT, il collettivo AlterEva e l’associazione Arcigay. Fatto gravissimo che ha spinto lo stesso Presidente dei Giuristi per la Vita a scrivere al Ministro dell’Interno on. Angelino Alfano un’accorata lettera di protesta.
UN'ALTRA GRAVE DECISIONE DI UN TRIBUNALE PER I MINORENNI: DOPO BOLOGNA ANCHE A PALERMO UN MINORE VIENE AFFIDATO A COPPIA OMOSESSUALE
COMUNICATO STAMPA 3-2014
Dopo la già clamorosa vicenda di Bologna, si apprende ora che il Tribunale per i minorenni di Palermo, a seguito di un periodo di prova, ha dato parere positivo all’affido definitivo di un adolescente ad una coppia di uomini omosessuali conviventi.
La notizia è stata resa nota dal Comune di Palermo, che con una conferenza stampa ha annunciato la decisione giuridica sulla nuova realtà familiare del bambino.
Questo ulteriore gravissimo provvedimento – che rischia di divenire una prassi in tutto il Paese – si inserisce, per quanto riguarda il panorama siciliano, in un contesto sempre più preoccupante. Non solo, infatti, il Comune di Palermo ha deciso di introdurre il registro delle coppie omosessuali, ma la stessa Regione Sicilia ha esteso – primo caso in Italia – alle coppie omosessuali Il diritto a mutui agevolati per la casa. In totale spregio, peraltro, della Costituzione italiana.
Anche Il Tribunale per i minorenni di Palermo, come quello di Bologna, non ha considerato che l’ammissione dell’affidamento all’interno di una coppia di uomini omosessuali significa privare deliberatamente il minore dell’esperienza della maternità, ed introdurlo in un ambiente sociale che, proprio per l’assenza della bipolarità sessuale, non favorisce il suo pieno sviluppo umano.
Anche Il Tribunale per i minorenni di Palermo, come quello di Bologna, ha palesemente violato il principio, riconosciuto pure dalla Convenzione dell’ONU sui diritti del fanciullo, secondo cui l’interesse superiore da tutelare, in tema di affido, è in ogni caso quello del bambino, la parte più debole e indifesa. Quel documento internazionale proclama, infatti, che «in tutte le decisioni relative ai fanciulli, di competenza sia delle istituzioni pubbliche o private di assistenza sociale, dei tribunali, delle autorità amministrative o degli organi legislativi, l’interesse superiore del fanciullo deve avere una considerazione preminente» (art.3). Quello stesso documento, inoltre, riconosce «il diritto di ogni fanciullo ad un livello di vita sufficiente per consentire il suo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale e sociale» (art. 27). E ancora quel documento sancisce che l’educazione del fanciullo deve avere come finalità quella di «di favorire lo sviluppo della sua personalità nonché lo sviluppo delle sue facoltà e delle sue attitudini mentali e fisiche, in tutta la loro potenzialità» (art.29).
I Giuristi per la Vita denunciano il fatto che l’incomprensibile latitanza della politica su questa delicata materia lasci spazio ad una pericolosa deriva giurisprudenziale, orientata secondo l’estro creativo di magistrati che si fanno legislatori gay friendly.
Occorre che le istituzioni costituzionalmente deputate a regolare i processi legislativi pongano fine, in maniera ferma e definitiva, a sperimentazioni socio-giuridiche per via giudiziaria, sulla pelle di minori indifesi, che gli stessi Tribunali avrebbero il compito di difendere e tutelare dallo strapotere di adulti senza scrupoli.
IL PRESIDENTE
Avv. Gianfranco Amato
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STUPORE DEI GpV PER LE GRAVI AFFERMAZIONI DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO NAZIONALE FORENSE
COMUNICATO STAMPA 2-2014
I Giuristi per la Vita apprendono con un certo stupore e vivo disappunto il comunicato stampa apparso il 6 dicembre 2013 sul sito istituzionale del Consiglio Nazionale Forense, intitolato Famiglia e Unioni di fatto, Alpa (CNF): Italia in ritardo su una legislazione che riconosca nuovi diritti.
Nel predetto comunicato, infatti, si dà conto, tra l’altro, delle posizioni dello stesso Presidente del C.N.F., Guido Alpa, circa un asserito deprecabile ritardo nella normazione in Italia sulle unioni di coppie dello stesso sesso e sull’adozione da parte dei single, auspicando il modello francese.
Davvero singolare, poi, il concetto che Alpa mostra di avere della democrazia parlamentare: poiché la politica apparirebbe bloccata da una «conflittualità ideologica», allora spetterebbe alla magistratura ed all’avvocatura il compito di intervenire «sul tema sensibile dei nuovi sistemi familiari, delle unioni di fatto, delle coppie dello stesso sesso, delle adozioni da parte dei single». Il tutto, sempre secondo il Presidente del C.N.F, attraverso la cosiddetta «interpretazione creativa» e il “diritto vivente”.
L’idea di espropriare la delicatissima funzione legislativa agli organi costituzionalmente preposti, per affidarla ad un élite di giuristi illuminati, appare alquanto pericolosa per lo stesso concetto di Stato di diritto e di democrazia.
Secondo il Presidente del C.N.F. oggi «non c'è più una nozione monolitica di famiglia, il rapporto tra i coniugi non è più stabile come un tempo, si accreditano figure diverse di famiglia, come le convivenze di fatto, i rapporti stabili tra persone dello stesso sesso, si differenziano anche i rapporti di filiazione», e quindi occorre guardare alla Francia «per un intervento legislativo risolutivo con riguardo alle unioni di fatto, secondo il modello francese, e, volendo, con riguardo alla convivenza di persone dello stesso sesso e alla adozione da parte del single».
Le affermazioni rassegnate da Guido Alpa in qualità di Presidente del Consiglio Nazionale Forense rischiano di far passare la falsa idea di un’intera avvocatura schierata nel modo più liberale su tali tematiche. Questo pare grave, considerato che trattasi di temi eticamente sensibili che senz’altro vedono posizioni diverse tra gli appartenenti alla categoria forense.
Il Presidente Alpa ha evidentemente espresso una sua personale opinione, e per il delicato ruolo rappresentativo che riveste avrebbe fatto meglio a specificarlo. E’ una questione di stile e di correttezza.
IL PRESIDENTE
Avv. Gianfranco Amato
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SOLIDARIETA' AL PARROCO DELLA CHIESA DEL PIRATELLO DI IMOLA
COMUNICATO STAMPA 1-2014
I Giuristi per la Vita esprimono piena solidarietà e vicinanza filiale a don Luigi Ceresoli, parroco della chiesa del Piratello di Imola, oggetto di una polemica giornalistica per alcune sue asserite affermazioni pronunciate durante l’omelia di domenica 29 dicembre 2013, in occasione della Messa dedicata alla festa della Sacra Famiglia.
In un articolo apparso sul quotidiano “Il Resto del Carlino”, edizione di Imola, don Ceresoli, infatti, è stato pubblicamente accusato di aver «urtato la sensibilità di molti, compresa quella di alcuni suoi parrocchiani», a causa di supposti specifici giudizi sull’omosessualità espressi nel corso dell’omelia.
Tale episodio appare ancora più allarmante, laddove si consideri la concomitante vicenda occorsa all’Arcivescovo di Bologna, Card. Carlo Caffarra, accusato dal Presidente di Gaynet, Franco Grillini, di aver sostenuto che «il matrimonio avviene fra un uomo e una donna», e che un «bambino ha diritto ad un uomo e ad una donna che siano suo padre e sua madre; e quindi non possono essere sostituiti da due adulti dello stesso sesso che non sono, ma “fanno” da padre e da madre».
L’episodio di Imola appare, altresì, preoccupante, alla luce del fatto che a fine gennaio andrà in discussione al Senato, la proposta di legge S.1052 in materia di contrasto all’omofobia, il cui art. 1, primo comma, lett. a), prevede espressamente «la reclusione fino ad un anno e sei mesi o la multa fino a 6.000 euro chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull'odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi, o fondati sull’omofobia o transfobia». Con buona pace di due diritti fondamentali dell’uomo – la libertà di opinione e di credo religioso, – garantiti e tutelati dagli articoli 19 e 21 della nostra Costituzione, nonché dei patti lateranensi, anch’essi sanciti e codificati dall’art.7 della stessa Costituzione.
Circa i rischi della libertà di espressione in materia di libertà religiosa, i Giuristi per la Vita ricordano di aver lanciato, già l’11 luglio 2013, un appello per fermare la proposta di legge in materia di contrasto all’omofobia, evidenziando come tale intervento normativo determinerebbe l’incriminazione di tutti coloro che si opponessero al matrimonio tra persone dello stesso sesso e all’adozione di minori da parte di coppie omosessuali, o che ritenessero l’omosessualità una «grave depravazione», citando le Sacre Scritture (Gn 19,1-29; Rm 1,24-27; 1 Cor 6,9-10; 1 Tm 1,10), o dichiarassero che gli atti compiuti dagli omosessuali sono «intrinsecamente disordinati», e «contrari alla legge naturale», poiché «precludono all’atto sessuale il dono della vita e non costituiscono il frutto di una vera complementarietà affettiva e sessuale» (art. 2357 del Catechismo della Chiesa Cattolica).
Gli episodi di Imola e Bologna rappresentano solo l’inquietante anticipazione dello scenario che ci attenderebbe nella malaugurata ipotesi in cui il Senato della Repubblica dovesse approvare la legge ingiusta e liberticida che si accinge a discutere.
IL PRESIDENTE
Avv. Gianfranco Amato
Per la sezione di Imola
Avv. Filippo Martini e Avv. Gabriele Fanti
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L’INFELICE SORTITA DI MONS. MOGAVERO
Sconcerta e disorienta l’ultima uscita del Vescovo di Mazara del Vallo, mons. Domenico Mogavero, circa l’apertura della Chiesa cattolica al riconoscimento legale delle unioni di fatto tra omosessuali.
Secondo il presule, infatti, non solo la legge «non può ignorare centinaia di migliaia di conviventi» (compresi, conseguentemente, quelli dello stesso sesso), ma contrasterebbe persino «con la misericordia cristiana e con i diritti universali il fatto che i conviventi per la legge non esistano». Per questo, sempre secondo mons. Mogavero, appare «legittimo riconoscere diritti come la reversibilità della pensione o il subentro nell’affitto, in virtù della centralità della persona», e insostenibile «che per la legge il convivente sia un signor Nessuno».
Il Vescovo di Mazara del Vallo conosce, assai meglio di chi scrive, quale sia la posizione della Congregazione per la Dottrina della Fede, l’unica fonte autorevole legittimata ad esprimersi in materia.
L’ultima posizione ufficialmente espressa dalla predetta Congregazione sulla questione è costituita dall’ottimo documento redatto il 3 giugno 2003 – a firma dell’allora Prefetto Card. Joseph Ratzinger – intitolato Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali. In quel corposo documento vi è un apposito capitolo, il terzo, intitolato Argomentazioni razionali contro il riconoscimento legale delle unioni omosessuali. In esso si articola l’opposizione al riconoscimento attraverso quattro differenti prospettive: di ordine relativo alla retta ragione; di ordine biologico e antropologico; di ordine sociale; di ordine giuridico.
Sul primo ordine (relativo alla retta ragione), l’organismo della Curia romana incaricato di vigilare sulla purezza della dottrina della Chiesa cattolica sostiene quanto segue:
«Il compito della legge civile è certamente più limitato riguardo a quello della legge morale, ma la legge civile non può entrare in contraddizione con la retta ragione senza perdere la forza di obbligare la coscienza. Ogni legge posta dagli uomini in tanto ha ragione di legge in quanto è conforme alla legge morale naturale, riconosciuta dalla retta ragione, e in quanto rispetta in particolare i diritti inalienabili di ogni persona. Le legislazioni favorevoli alle unioni omosessuali sono contrarie alla retta ragione perché conferiscono garanzie giuridiche, analoghe a quelle dell’istituzione matrimoniale, all’unione tra due persone dello stesso sesso. Considerando i valori in gioco, lo Stato non potrebbe legalizzare queste unioni senza venire meno al dovere di promuovere e tutelare un’istituzione essenziale per il bene comune qual è il matrimonio.
MONSIGNOR SCICLUNA DIFENDE LA FAMIGLIA A MALTA
Durante la Messa del Santo Natale 2013, il Vescovo ausiliare di Malta, mons. Charles Scicluna, dal pulpito, ricorda ai fedeli che «il Figlio di Dio è venuto al mondo in una famiglia composta da un uomo e una donna, e non da due uomini o da due donne». Aggiunge, poi, una dura reprimenda contro le adozioni di minori da parte di coppie dello stesso sesso. Insorgono i media, accusandolo di aver usato espressioni «divisive». Mons. Scicluna, a cui non manca il piglio coraggioso, ribadisce di avere dalla sua parte la più alta autorità della Chiesa cattolica.
Si scopre, così, che lo stesso Vescovo il 12 dicembre si è incontrato con Papa Francesco, al quale ha esternato le sue preoccupazioni per la proposta legislativa di introdurre nell’ordinamento maltese la possibilità delle adozioni gay. Scicluna dichiarerà il 29 dicembre al “Sunday Times of Malta” che lo stesso Santo Padre, rimasto «letteralmente scioccato» nell’apprendere la notizia, lo ha incoraggiato a criticare pubblicamente la proposta di legge («the Pope was shocked by Malta’s Civil Unions Bill, which will allow gay couples to adopt children, (…) and he encouraged me to speak out»).
LA STRATEGIA ORWELLIANA DELL'UNAR
di Gianfranco Amato
Dopo la pubblicazione delle Linee Guida per i giornalisti italiani in materia di omofobia e transfobia, e le polemiche seguite, e i programmi di indottrinamento all’ideologia gender in diverse scuole italiane, per capire meglio la prospettiva verso cui ci stiamo avviando vogliamo riprendere in mano il documento che è all’origine di questa “rivoluzione”, la cui drammatica pericolosità noi avevamo già denunciato al momento della pubblicazione da parte dell’UNAR (Ufficio Nazionale anti discriminazioni razziali) e del Dipartimento delle Pari Opportunità sotto la gestione Fornero (governo Monti). Si tratta della Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013-2015).
Già l’incipit del documento è inquietante: «Per promuovere efficacemente» le misure del piano strategico proposte anche a livello locale «risulta utile coinvolgere le reti di prossimità quali, ad esempio, i centri regionali antidiscriminazione, i nodi provinciali, le antenne UNAR e le altre strutture messe in campo dagli organismi del decentramento amministrativo (circoscrizioni, municipi, etc), con l’obiettivo di intercettare e raggiungere in modo capillare» le sacche di discriminazione omofoba presenti nel nostro Paese. Uno strumento importante, di cui si parla nel documento, è la RE.A.DY, ovvero la Rete nazionale delle Pubbliche Amministrazioni Anti Discriminazioni per orientamento sessuale ed identità di genere.
Ma un leggero brivido scorre lungo la schiena quando viene spiegata l’esistenza dell’OSCAD, « uno strumento operativo, composto da rappresentanti della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri, istituito il 2 settembre 2010, nell’ambito della Direzione Centrale della Polizia Criminale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, per prevenire e contrastare gli atti discriminatori che costituiscono reato e per rimuovere i “residui” di pregiudizio che, in alcuni casi, permangono ancora nell’ambito dell’Amministrazione della Pubblica Sicurezza rispetto alle differenze, sia verso l’“esterno” sia all’“interno”». Si precisa anche che «l’OSCAD mira ad agevolare (sic!) le denunce di atti discriminatori che costituiscono reato, anche in considerazione dell’appartenenza delle vittime a categorie sociali particolarmente vulnerabili», e «a tal fine, è stato attivato un indirizzo di posta elettronica dedicato (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.) cui possono essere inviate, anche in forma anonima, segnalazioni di atti discriminatori».
Tutta la vicenda comincia ad assumere sempre più un vago e sinistro sapore orwelliano.
I GpV DIFFIDANO UNAR, DIPARTIMENTO DELLE PARI OPPORTUNITA', MINISTERO DELL'ISTRUZIONE ED ALTRI ORGANISMI CONTRO LA DIFFUSIONE DELL'IDEOLOGIA GENDER
COMUNICATO STAMPA 25-2013
I Giuristi per la Vita hanno formalmente notificato un atto di diffida stragiudiziale al Dipartimento delle Pari Opportunità, all’Ufficio Antidiscriminazioni Razziali, al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, ai diciotto Uffici Scolastici Regionali, nonché a tutti i centoquattro Uffici Scolastici Provinciali sparsi sul territorio nazionale.
Tutte le competenti Amministrazioni Pubbliche sono state diffidate dall’adozione di atti e provvedimenti che diano attuazione al documento Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013-2015), di cui si è, peraltro, richiesto l’immediato annullamento in sede di autotutela e la relativa cancellazione di tutti i suoi effetti giuridici.
Nell’atto di diffida i Giuristi per la Vita si sono espressamente riservati di impugnare, in via amministrativa e giurisdizionale, gli eventuali atti e provvedimenti attuativi del citato documento Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013-2015).
Il testo della diffida è reperibile sul sito www.giuristiperlavita.org
IL PRESIDENTE
Avv. Gianfranco Amato
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PROLIFE NEWS LANCIA UNA PETIZIONE CONTRO LA “STRATEGIA” DELL’UNAR E LE DIRETTIVE DELL’OMS: PROTEGGIAMO I BAMBINI
La petizione sarà indirizzata a: il Presidente del Consiglio dei Ministri; il Ministro degli Interni; il Ministro dell’Istruzione; il Ministro per le Pari Opportunità; il Ministro della Salute; l’Autorità Garante nazionale per l’infanzia e l’adolescenza; la Commissione Parlamentare per l’infanzia.
Contro la "Strategia nazionale" dell’UNAR
Con la presente petizioni chiediamo, in primo luogo, che si prendano provvedimenti per disapplicare e ritirar2e la “Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013 -2015)” emanata dall’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, parte del Dipartimento per le Pari Opportunità. Questo documento infatti, piuttosto che promuovere valori veri, condivisi dal popolo italiano e coerenti con la Costituzione, promuove una vera e propria ideologia contro natura, sostenuta da una esigua minoranza, e che contrasta in molti punti con i principi costituzionali. (…).
Contro gli “Standards for Sexuality Education in Europe” dell’OMS
In secondo luogo, (…) chiediamo, in modo preventivo, che non venga data nessuna attuazione a, né vengano recepite in alcun modo da alcuna istituzione nazionale, le direttive dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sull’educazione sessuale, denominate: “Standards for Sexuality Education in Europe” (“Standard di Educazione Sessuale in Europa”) ed emanate, specificamente, dal “WHO Regional Office for Europe” e dal “BZgA”.
Anche in questo documento si accoglie almeno parzialmente l’ideologia del genere (…) [ed esso propone] un’educazione sessuale sostanzialmente edonista, che parifica ogni “orientamento sessuale”, che promuove contraccezione e aborto come unici rimedi alle “gravidanze indesiderate”, che si basa su una sessualizzazione precoce del bambino, e che, almeno in un punto, istiga a comportamenti che potrebbero integrare la fattispecie di pedofilia. (…).
Per tutti questi motivi
Chiediamo dunque che venga posto in essere dalle autorità competenti ogni provvedimento necessario perché si ritiri, disapplichi, oppure perché si impedisca il recepimento e l’applicazione, della “Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013 -2015)” e degli “Standards for Sexuality Education in Europe”. Nel caso di inerzia le stesse autorità si renderebbero gravemente complici della corruzione dell’infanzia e della lesione di diritti fondamentali degli individui e delle famiglie, ponendosi così fuori da ogni legalità, anche costituzionale.
IL TESTO DELLA DIFFIDA DEI GpV A UNAR, DIPARTIMENTO DELLE PARI OPPORTUNITA', MINISTERO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE ED ALTRI ORGANISMI CONTRO LA DIFFUSIONE DELL'IDEOLOGIA GENDER
DIPARTIMENTO DELLA PARI OPPORTUNITA’
Largo Chigi, 19 - 00187 Roma
UFFICIO NAZIONALE ANTIDISCRIMINAZIONI RAZZIALI
Largo Chigi, 19 - 00187 Roma
MINISTERO DELL’ISTRUZIONE DELL’UNIVERSITA’ E DELLA RICERCA
Viale Trastevere, 76/a - 00153 Roma
UFFICI SCOLASTICI REGIONALI
Loro Sedi
UFFICI SCOLASTICI PROVINCIALI
Loro Sedi
ATTO DI DIFFIDA
Il sottoscritto Avv. Gianfranco Amato, nato a Varese, il 1° marzo 1961, in qualità di Presidente e legale rappresentate dell’associazione Giuristi per la Vita, Codice Fiscale 97735320588, con sede in Roma, Piazza Santa Balbina n. 8,
PREMESSO
- che l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (U.N.A.R.), ente governativo istituito all’interno del Dipartimento per le Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha approvato in data 29 aprile 2013 il documento denominato Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013-2015),
- che tale documento contiene le linee guida per l’applicazione dei princìpi contenuti nella Raccomandazione CM/REC (2010) 5 del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, volta a combattere la discriminazione fondata sull’orientamento sessuale o l’identità di genere;
STOP ALLA DERIVA PEDOFILA! - ADERITE ALLA PETIZIONE DEI GpV
AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
AI PRESIDENTI DEL SENATO E DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
AI PRESIDENTI DELLA CORTE COSTITUZIONALE E DELLA CORTE DI CASSAZIONE
APPELLO
I Giuristi per la Vita,
APPRESA
la notizia della recente pronuncia della Suprema Corte di Cassazione, con la quale è stata sollecitata l'applicazione dell’attenuante del «caso di minore gravità» di cui all'art. 609-quater, quinto comma, del Codice Penale, per un'ipotesi di plurimi rapporti sessuali completi tra un sessantenne ed una bimba di undici anni, sulla considerazione che tra autore del reato e vittima vi eraun “rapporto amoroso” e che la vittima era innamorata dell'adulto;
MOBILITIAMOCI CONTRO LA DERIVA PEDOFILA
di Gianfranco Amato
E’ ormai considerato un punto di arrivo ineludibile. Dopo lo sdoganamento culturale, politico e giuridico dell’omosessualità, ora tocca alla pedofilia. Diversi sono, purtroppo, i segnali che da tempo fanno apparire sempre più verosimile questo scenario agghiacciante.
Certo non aiuta la notizia della recente pronuncia della Suprema Corte di Cassazione, con la quale è stata sollecitata l'applicazione dell’attenuante del «caso di minore gravità» di cui all'art. 609-quater, quinto comma, del Codice Penale, per un’ipotesi di plurimi rapporti sessuali completi tra un sessantenne ed una bimba di undici anni, sulla considerazione che tra autore del reato e vittima vi eraun “rapporto amoroso”, e che la vittima era innamorata dell’adulto. Il punto è che tale pronuncia, inaccettabile sotto il profilo giuridico, ammettendo la possibilità di una relazione amorosa tra un uomo di sessant’anni ed una undicenne, rischia di offrire il destro, anche se in modo involontario, a quella preoccupante deriva ideologica che tende a fare riconoscere la pedofilia non quale grave e depravata patologia, ma come semplice orientamento sessuale.
ECCO LA SENTENZA CHE INTRODUCE LA PEDOFILIA
di Tommaso Scandroglio
Quello che nei giorni scorsi davamo in forma dubitativa, non avendo il testo della sentenza, ora lo possiamo dire con certezza: la Corte di Cassazione ha aperto la strada per il riconoscimento della pedofilia in Italia. La sentenza, che ora abbiamo in mano e riportiamo in fondo a questo articolo, è purtroppo inequivocabile.
Il caso è quello del 60enne, impiegato nei servizi di assistenza sociale del suo comune, condannato in appello a 5 anni di reclusione perché trovato in atteggiamenti intimi con una bambina di 11 anni a lui affidata. Come noto i giudici di Cassazione hanno parzialmente annullato la sentenza della Corte di Appello. Per capire perché ci soffermiamo sul numero 6 dei “Motivi della sentenza”. La Cassazione vuole che al caso si applichi l’«attenuante del fatto di minore gravità di cui all’art. 609 quater, comma 4». Nello specifico l’attenuante dovrebbe essere ravvisata nel consenso prestato dalla bambina, cioè dal fatto che – come vedremo più in dettaglio tra qualche riga – la piccola non subì coartazione alcuna perché “innamorata”. In sintesi la Cassazione giudicava erroneo che per i magistrati dell’Appello “non rilevava che l’imputato non avesse adottato forme di violenza e coartazione verso la vittima. Erano poi irrilevanti [per la Corte di Appello] il consenso della vittima e la circostanza che i rapporti sessuali si erano innestati nell’ambito di una relazione amorosa”.
TREDICI MOTIVI PER DIRE NO ALLA LEGGE SULL'OMOFOBIA
di Gianfranco Amato
Il 3 dicembre scorso il senatore Carlo Giovanardi dirama il seguente comunicato stampa: «Ho chiesto oggi al Governo in Commissione Giustizia, dove è in discussione a marce forzate (notturna compresa) il disegno di legge che criminalizza le opinioni in tema di omosessualità, su quali dati viene denunciata una “emergenza nazionale” di omofobia, per contrastare la quale si vorrebbe far passare questa legge liberticida. Ho citato a proposito casi eclatanti spacciati negli ultimi mesi per omofobia con grande clamore mediatico, risultati poi totalmente infondati. Il Governo, rappresentato dal Sottosegretario Ferri, si è impegnato a fornire i dati eventualmente in suo possesso, e il senatore Sergio Lo Giudice del PD ha candidamente ammesso che sarà la stessa legge a prevedere un monitoraggio, per verificare se esiste quella emergenza che viene invocata come presupposto per farla approvare in tempi record dal Parlamento».
Il punto è, come abbiamo accennato su questo giornale, che un'emergenza omofobia nel nostro Paese semplicemente non esiste. Nonostante ciò, ad occupare il primo posto nella scala delle priorità della politica e del parlamento non è la crisi economica ed istituzionale, non sono i problemi del lavoro, dei disoccupati e degli esodati, delle imprese che chiudono, della salute dei cittadini. No, il problema dei problemi in Italia è l’omofobia. Questo grazie ad una massiccia e ben orchestrata campagna mistificatoria che vuole convincere l’opinione pubblica della necessità di procedere a tappe forzate e sedute parlamentari notturne per l’approvazione di una legge che ponga immediatamente fine all’ingiusta discriminazione patita dagli omosessuali, quasi fossero gli afroamericani nell’Alabama degli anni Sessanta, o i black people nel Sudafrica dell’apartheid boero.
PARLAMENTO EUROPEO: RESPINTA LA PROPOSTA DI RISOLUZIONE "ESTRELA" PRO ABORTO E GENDER
COMUNICATO STAMPA 24-2013
I Giuristi per la Vita apprendono con viva soddisfazione la bocciatura da parte dell’Assemblea del Parlamento Europeo della famigerata risoluzione sulla “salute e diritti sessuali e riproduttivi”, meglio nota come risoluzione “Estrela”.
Nel compiacersi per questa vittoria della ragione sul furore ideologico, i Giuristi per la Vita ricordano che nella malaugurata ipotesi di approvazione della predetta risoluzione, gli Stati membri dell’Unione Europea sarebbero stati invitati a garantire a tutti, anche giovanissimi, il sedicente e inesistente “diritto di aborto” (anche senza consenso dei genitori), l’accesso alla contraccezione, alla fecondazione assistita, una sorta di rieducazione degli insegnanti, e corsi obbligatori a scuola sull’identità di genere e contro la discriminazione delle persone LGBT, su cui sarebbe stato obbligatorio dare «un’opinione positiva». Agli stessi Paesi dell’Ue, inoltre, sarebbe stato anche chiesto di regolare «l’obiezione di coscienza» con lo scopo di impedirne l’attuazione.
La iattura scongiurata non deve, però, creare illusioni, giacché il fronte gender-pansessualista ha perso una battaglia ma non certamente la guerra. Anzi, nell’attuale Kulturkampf appare più potente e agguerrito che mai.
Per questo, i Giuristi per la Vita invitano tutti a tenere alta la guardia rispetto ai pervicaci e ripetuti assalti con cui potenti lobby elitarie tentano di imporre una dittatura ideologica contraria all’uomo e alla natura.
IL PRESIDENTE
Avv. Gianfranco Amato
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Ascolta l'intervista rilasciata dall'Avv. Gianfranco Amato a Radio Vaticana (10/12/2013)
GB: ITALIANA COSTRETTA A PARTO CESAREO PER SOTTRARLE LA FIGLIA
COMUNICATO STAMPA 23-2013
I Giuristi per la Vita esprimono profondo sconcerto e ferma condanna per l’agghiacciante vicenda accaduta all’italiana Alessandra Pacchieri, sottoposta a trattamento sanitario obbligatorio presso il Derwent Center del Princess Alexandra Hospital di Harlow, nell’Essex, e coattivamente sottoposta a parto cesareo, a sua totale insaputa, nonché privata della figlia neonata che è stata sottratta dai servizi sociali britannici e destinata all’adozione.
I Giuristi per la Vita, condividendo il giudizio del Dott. Fabio Roia, Presidente di sezione al tribunale di Milano, definiscono il caso di Alessandra Pacchieri «un atto di una violenza estrema, un fatto senza precedenti» nel quale risulta «violato il diritto alla tutela della salute di una paziente psichiatrica».
Questa orribile vicenda, degna di uno dei migliori romanzi distopici di H.G. Wells, mostra come nel Regno Unito, un Paese che ama definirsi “faro della civiltà”, possa registrarsi un uso spregiudicato dei mezzi coercitivi della psichiatria, un atteggiamento disinvolto e inumano dei servizi sociali, un comportamento cinico e crudele da parte della magistratura, un’intollerabile e gravissima violazione del diritto al consenso informato del paziente, riconosciuto e garantito a livello internazionale dalla Convenzione sui diritti dell’uomo e sulla biomedicina, stipulata ad Oviedo il 4 aprile 1997, nota come Convenzione di Oviedo. E forse non è un caso che proprio la Gran Bretagna abbia deciso di non aderire a tale Convenzione.
IL PRESIDENTE
Avv. Gianfranco Amato
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LEGGI ANCHE: QUALCUNO TORNÒ A VOLARE SUL NIDO DEL CUCULO
REFERENDUM: PER I CROATI IL MATRIMONIO E' SOLO TRA UOMO E DONNA
COMUNICATO STAMPA 22-2013
I Giuristi per la Vita plaudono al felice esito del referendum svoltosi in Croazia su iniziativa del cartello di associazioni cattoliche denominato «Nel nome della famiglia». Grazie al risultato di tale consultazione popolare, infatti, la Costituzione croata da oggi definisce il matrimonio esclusivamente come una «unione tra uomo e donna».
A favore di tale definizione si è espresso il 66% degli elettori croati, segnando un importante precedente nell’Unione Europea, che ad oggi non ha registrato alcun referendum di questo tipo in altri Paesi membri. Grazie a questa modifica referendaria della Costituzione, la Croazia si colloca, insieme alla Lettonia, alla Lituania, alla Polonia, all’Ungheria e alla Bulgaria, tra i sei Paesi dell’Unione Europea che hanno già una definizione esclusivamente eterosessuale del matrimonio nelle rispettive Costituzioni
I Giuristi per la Vita, nell’auspicare che l’esito del referendum croato possa indicare una significativa inversione di tendenza nell’Europa dominata dal politically correct, denunciano le gravi parole del primo ministro Zoran Milanovic, contrario come tutta la maggioranza socialdemocratica al quesito referendario, che dopo aver definito «triste e inutile» la consultazione popolare, l’ha liquidata come una «mera manifestazione di omofobia». Milanovic ha così dimostrato, ancora volta, quale sia il rispetto che l’elitaria lobby omosessualista nutre per la volontà popolare, ed ha reso evidente quanto pericoloso sia il concetto indefinito di omofobia.
Un’ottima lezione per i senatori italiani che si stanno accingendo ad introdurre nell’ordinamento giuridico del nostro Paese un reato fondato proprio sul concetto non definito di omofobia e transfobia. Si è ancora in tempo per riflettere.
IL PRESIDENTE
Avv. Gianfranco Amato
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AFFIDO, SCORCIATOIA GAY PER LE ADOZIONI
di Gianfranco Amato
Nel mondo cattolico si sono registrati interventi di politici, intellettuali, e persino di qualche esponente del clero, che si sono spinti ad affermare di non avere obiezioni al fatto che una bambina di tre anni venga affidata a una coppia di uomini omosessuali, a condizione che tale coppia garantisca una certa stabilità. Aggiungendo che, nel caso specifico, si poteva pensare che il giudice avesse comunque agito privilegiando il bene della bambina. Chiamiamoli per comodità “cattolici possibilisti”. Questi cattolici, in realtà, si sono incautamente arrischiati ad entrare nel merito della recente vicenda legata al discusso provvedimento del Tribunale per i minorenni di Bologna, senza conoscerne gli atti. Ora che è noto il contenuto della motivazione di tali provvedimenti appare ancora più evidente l’errore di valutazione commesso dai “cattolici possibilisti”.
Nel decreto 2 luglio 2013 il Giudice Tutelare di Parma, ad esempio, sostiene tranquillamente che per quanto riguarda l’affido di minori il concetto giuridico di “famiglia” ben può ricomprendere anche una coppia omosessuale, ad onta della sentenza della Corte Costituzionale 138 del 2010, con cui è stato ribadito che la famiglia intesa come società naturale è solo quella fondata sul matrimonio tra un uomo ed una donna. Sono davvero sicuri i “cattolici possibilisti” di essere d’accordo con l’impostazione del Giudice Tutelare di Parma?
ENTI LOCALI: ECCO IL TESTO PROPOSTO DAI GpV PER ORDINE DEL GIORNO SU FAMIGLIA E LIBERTA'
È giunto il momento in cui anche coloro che rivestono responsabilità politica a livello istituzionale promuovano l’idea di far adottare dalle rispettive assemblee elettive un ordine del giorno a sostegno della famiglia naturale e contro ogni tentativo di limitare la libertà di opinione, di educazione e di credo religioso.
I Giuristi per la Vita propongono il seguente testo:
ORDINE DEL GIORNO
Il Consiglio Comunale/Provinciale/Regionale
RICONOSCE
nel matrimonio liberamente contratto tra un uomo ed una donna il fondamento della famiglia quale società naturale contemplata dall’art.29 della Costituzione;
AFFERMA
- che «la famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società», e come tale «ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato», secondo quanto sancito dall’art.16, terzo comma, della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 Dicembre 1948, anche attraverso adeguate politiche fiscali e idonei sussidi economici;
- che la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo ed una donna rappresenta l’istituzione naturale aperta alla trasmissione della vita, e l’unico adeguato ambito sociale in cui possono essere accolti i minori in difficoltà, anche attraverso gli istituti dell’affidamento e dell’adozione;
- che la famiglia, quale società naturale fondata sul matrimonio tra un uomo ed una donna, rappresenta un dato pregiuridico e prepolitico, in quanto viene ontologicamente e cronologicamente prima dello stato e di qualsiasi altra comunità, e possiede diritti propri, che sono inalienabili;
- che la famiglia costituisce, più ancora di un mero nucleo giuridico, sociale ed economico, una comunità di affetti e di solidarietà in grado di insegnare e trasmettere valori culturali, etici, sociali, spirituali e religiosi, essenziali per lo sviluppo e il benessere dei propri membri e della società, nonché il luogo dove diverse generazioni si incontrano e si aiutano vicendevolmente a crescere nella sapienza umana e ad armonizzare i diritti degli individui con le altre istanze della vita sociale;
- che la famiglia ha diritto a non essere contraddetta e danneggiata nel suo compito educativo da un’azione suggestiva ed erosiva dei mezzi di comunicazione, ed ha il diritto ad essere adeguatamente protetta, specialmente per quanto riguarda i suoi membri più giovani, dagli effetti negativi e dagli abusi dei mass media;
- che i genitori hanno il diritto di educare i propri figli in conformità alle loro convinzioni morali e religiose, e che ad essi deve essere garantita non solo la possibilità di scegliere liberamente scuole o altri mezzi necessari per tale educazione, ma anche quella di far frequentare ai propri figli scuole che siano in armonia con le loro convinzioni morali e religiose, con particolare riguardo all’educazione sessuale;
- che le competenti autorità devono provvedere allo stanziamento di pubblici sussidi al fine di garantire ai genitori un’effettiva libertà nella scelta della scuola per i propri figli, senza essere costretti a sostenere, direttamente o indirettamente, spese supplementari, che impediscano o limitino tale libertà;
SI OPPONE
a qualunque tentativo di introdurre nell’ordinamento giuridico disposizioni normative tali da alterare la stessa struttura della famiglia, comprimere i diritti dei genitori all’educazione dei propri figli, ignorare l’interesse superiore dei minori a vivere, crescere e svilupparsi all’interno di una famiglia naturale, violare i diritti alla libertà di opinione e di credo religioso, garantiti e tutelati dagli articoli 21 e 19 della Costituzione, di tutti coloro che pubblicamente dovessero esprimere un giudizio critico nei confronti di orientamenti sessuali diversi da quello naturale tra un uomo ed una donna, o dovessero opporsi ai tentativi di snaturamento dell’istituto familiare, quali ad esempio l’introduzione del matrimonio tra persone dello stesso sesso, la possibilità di affidamento ed adozione di minori da parte di coppie dello stesso sesso.
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