QUALCUNO TORNÒ A VOLARE SUL NIDO DEL CUCULO
di Gianfranco Amato
A volte la realtà riesce a superare la più fervida fantasia degli scrittori di horror. E dove poteva accadere se non nella città che ha fatto da scenario a Jack lo Squartatore? Questa la trama. A luglio dell’anno scorso, una donna italiana, Alessandra Pacchieri di Chiusi, arriva in Inghilterra per seguire un corso di formazione organizzato dalla Ryanair presso l’Aeroporto di Stansted nell’Essex. Alessandra, che è in stato di gravidanza al settimo mese, viene colpita da un attacco di panico. In preda all’angoscia, decide di chiamare la polizia, la quale interviene ricoverandola in un ospedale, che si rivela poi essere una struttura psichiatrica: il Derwent Center del Princess Alexandra Hospital di Harlow. Alessandra lo scopre drammaticamente quando chiede di essere riportata in albergo e si vede rispondere che lei si trova in una situazione di ricovero coatto presso una struttura psichiatrica. Era stata, infatti, sottoposta ad un trattamento sanitario obbligatorio secondo le procedure previste dal Mental Health Act.
E qui si registra l’orrore degno di uno dei migliori romanzi distopici di H.G. Wells. Dopo cinque settimane di degenza forzata, il 24 agosto 2012, Alessandra viene sottoposta a parto cesareo, a sua totale insaputa, grazie ad un provvedimento della Court of Protection. Ovviamente, la figlia viene sottratta dai solerti servizi sociali britannici e destinata all’adozione. Una volta riuscita a sottrarsi alle grinfie della struttura psichiatrica, la Pacchieri torna in Italia e decide di intraprendere una battaglia legale per riavere la figlia. Si rivolge alla magistratura italiana, la quale, dopo aver formalmente chiesto alle autorità britanniche i motivi dell’intervento dei servizi sociali del Regno Unit su una cittadina italiana, riconosce ai colleghi inglesi la giurisdizione in quel caso, dato che Alessandra era stata giudicata, all’epoca dei fatti «incapace» di dare istruzioni ai propri legali. Lo scorso febbraio Alessandra incarica un avvocato londinese, Brendam Fleming, per richiedere alla Chelmsford Crown Court la restituzione della propria bambina, sentendosi però opporre un sordo diniego.
A rendere ancora più surreale tutta questa vicenda sta il fatto che nessuno abbia ancora risposto ad una semplice domanda: come mai la piccola non è stata affidata a un amico di famiglia che si era dichiarato disposto a occuparsene, e perché non siano stati avvertiti i familiari di Alessandra in Italia? Ma forse è ancora più semplice la domanda posta dal deputato liberaldemocratico John Hemming, che, peraltro, intende la questione nella House of Parliament: «Come mai non sia stata fatta rientrare in Italia mentre era incinta?».
Soltanto ora, dopo quasi un anno e mezzo dai fatti, Alessandra Pacchieri ha trovato il coraggio di denunciare pubblicamente ai media britannici quello che ha dovuto subire. Per giorni, ovviamente, sui giornali londinesi si è discusso di questa storia allucinante.
Secondo il Dott. Fabio Roia, Presidente di sezione al tribunale di Milano, quello che è accaduto alla donna di Chiusi «è un atto di una violenza estrema, un fatto senza precedenti che in Italia non sarebbe mai potuto accadere perché è stato violato il diritto alla tutela della salute di una paziente psichiatrica». «Nel nostro Paese», ha spiegato lo stesso magistrato all’Ansa, «una donna incinta con problemi psichiatrici sarebbe stata sottoposta a trattamento sanitario obbligatorio sino alla nascita naturale della bambina; poi il tribunale dei minori avrebbe valutato la sua idoneità ad essere madre ed eventualmente disposto l’adozione».
Anche Oltremanica, però, c’è qualcuno che mostra di non esser del tutto privo di una certa sensibilità giuridica. Si tratta di Sir James Munby, uno dei giuristi più autorevoli e prestigiosi nel campo del diritto di famiglia, e Presidente della Family Division dell’High Court of England and Wales, l’Alta Corte inglese. Sir James si è pronunciato sulla vicenda di Alessandra Pacchieri chiedendosi «perché la bambina non è sia stata restituita alla madre», e ha manifestato un’intenzione che suona quasi come una minaccia: «Seguirò il caso con molta attenzione, anche perché non è l’unico: gli assistenti sociali devono essere citati in giudizio e tutte le famiglie a cui hanno sottratto ingiustamente i bambini hanno il diritto di parlare in pubblico». In un’intervista rilasciata lo scorso 5 dicembre al settimanale Oggi, Alessandra dà un resoconto agghiacciante che merita di essere letto. Se fosse vero – e i fatti sembrano purtroppo dimostrarlo – significherebbe che i quasi quarant’anni trascorsi dal celeberrimo film diretto da Miloš Forman non hanno cambiato nulla. Qualcuno è tornato a volare sul nido del cuculo.
Pubblicato in: http://www.lanuovabq.it/it/articoli-qualcuno-torno-a-volare-sul-nido-del-cuculo-7937.htm