IMPUGNATO IL DECALOGO UNAR PER LA STAMPA
COMUNICATO STAMPA 14-2014
Riccardo Cascioli, direttore della Nuova Bussola Quotidiana, avvalendosi dell’assistenza legale dei Giuristi per la Vita ha impugnato presso il T.A.R. del Lazio il famigerato decalogo dell’UNAR «per una rispettosa informazione delle persone LGBT». E' il primo – e per ora unico – giornalista che abbia sfidato la dittatura del politicamente corretto.
I Giuristi per la Vita ricordano che l’atto impugnato è quel documento che, dopo aver sancito l’obbligo di usare sempre l’acronimo LGBT:
- impone di non confondere il «sesso biologico», che riguarda i cromosomi e la fisiologia degli apparati genitali, con l’identità di genere, che viene definita come «il senso intimo, profondo e soggettivo di appartenenza alle categorie sociali e culturali di uomo e di donna, ovvero ciò che permette a un individuo di dire “io sono un uomo, io sono una donna”, indipendentemente dal sesso anatomico di nascita»;
- vieta di usare espressioni quali «famiglia naturale» o «famiglia tradizionale», o espressioni quali «famiglia gay» o «famiglia omosessuale» per intendere il nucleo in cui i genitori sono dello stesso sesso, dovendosi preferire la locuzione «famiglie omogenitoriali», oppure «famiglie con due papà, due mamme, ritenendo «meglio ancora parlare, semplicemente, di famiglie» ed evitare di contrapporre tali realtà al concetto di «famiglie tradizionali»;
- vieta, in tema di adozioni, di sostenere che il bambino «ha bisogno di una figura maschile e di una femminile come condizione fondamentale per la completezza dell’equilibrio psicologico» (il giornalista che sostenesse questa tesi si renderebbe responsabile della propagazione di un «luogo comune», smentito dalla «letteratura scientifica»);
- vieta di parlare di «utero in affitto», considerandola un’«espressione «dispregiativa», che va sostituita con l’espressione «gestazione di sostegno»;
- impone di superare l’istituzione di un contraddittorio quando si parla di tematiche LGBT nei giornali e nelle televisioni, nel senso che «se c'è chi difende i diritti delle persone LGBT» non è necessario che si dia voce a chi è contrario;
- invita anche i fotografi ad evitare di riprendere immagini di persone «luccicanti e svestite» durante i servizi sui “gay pride”.
Questi i due principali motivi del ricorso al T.A.R. Lazio proposto da Riccardo Cascioli, che è stato notificato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, al Dipartimento per le Pari Opportunità e all’Ufficio Nazionale Antidiscriminazione Razziale:
- violazione del diritto alla libertà di espressione e del pluralismo informativo e violazione degli articoli 13 e 21 della Costituzione;
- difetto di competenza, violazione della riserva di legge per quel che concerne le restrizioni alla libertà personale, eccesso di potere, violazione dello Stato di Diritto, violazione degli articoli 13 e 117 della Costituzione, per contrasto con l’art. 10 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, violazione dell’art.2, Legge 3 febbraio 1963, n.69.
I Giuristi per la Vita ricordano, peraltro, che l’ultimo precedente relativo ad una direttiva del governo italiano indirizzata ai giornalisti in cui si specificava cosa scrivere e come scrivere toccando alcuni temi, risale a settant’anni fa. Bisogna, infatti, rievocare le famigerate “veline”, ovvero i fogli d'ordine (redatti appunto su carta velina) contenenti le disposizioni che il regime fascista impartiva alla stampa quotidiana e periodica, che cominciarono a circolare dal 1935 e che divennero sempre più pressanti verso i giornalisti dopo l’istituzione del Ministero della Cultura Popolare. Non pare proprio un precedente particolarmente edificante.
IL PRESIDENTE
Avv. Gianfranco Amato
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OMOFOBIA, CI VOGLIONO IMBAVAGLIARE E NOI FACCIAMO RICORSO AL TAR
Riccardo Cascioli, direttore della Nuova Bussola Quotidiana, ha impugnato presso il T.A.R. del Lazio il famigerato decalogo dell’UNAR «per una rispettosa informazione delle persone LGBT», avvalendosi dell’assistenza legale dei Giuristi per la Vita (vedi allegato in fondo all'articolo). E' il primo - e per ora unico - giornalista che abbia sfidato la dittatura del politicamente corretto.
Stiamo parlando, per chi non avesse seguito la cronaca, di quel documento (“Linee guida per un'informazione rispettosa delle persone LGBT”) che La Nuova BQ ha denunciato per prima (leggi qui): dopo aver ricordato ai giornalisti che dovranno usare sempre l’acronimo LGBT, impone, tra l’altro, di non confondere il «sesso biologico», che riguarda i cromosomi e la fisiologia degli apparati genitali, con l’identità di genere, che viene definita come «il senso intimo, profondo e soggettivo di appartenenza alle categorie sociali e culturali di uomo e di donna, ovvero ciò che permette a un individuo di dire “io sono un uomo, io sono una donna”, indipendentemente dal sesso anatomico di nascita».
E’ quel documento che vieta, tra l’altro, di usare espressioni quali «famiglia naturale» o «famiglia tradizionale», o espressioni quali «famiglia gay» o «famiglia omosessuale» per intendere il nucleo in cui i genitori sono dello stesso sesso, dovendosi preferire la locuzione «famiglie omogenitoriali», oppure «famiglie con due papà, due mamme, ritenendo «meglio ancora parlare, semplicemente, di famiglie» ed evitare di contrapporre tali realtà al concetto di «famiglie tradizionali».
E' MORTO MARIO PALMARO, VICE PRESIDENTE DEI GIURISTI PER LA VITA
COMUNICATO STAMPA 13-2014
I Giuristi per la Vita partecipano al dolore per la scomparsa del Vice Presidente Mario Palmaro, un collega, un amico, un fratello.
Si stringono con profondo affetto alla moglie Anna Maria e ai figli, Giacomo, Giuseppe, Giovanna e Benedetto, che sentono ancora più vicini nell’ora della prova.
Passato attraverso il crogiolo della sofferenza fisica, Mario ha concluso la sua corsa terrena in grazia di Dio, dopo aver combattuto la buona battaglia. Dinanzi al Giusto Giudice, anche lui, come San Paolo, potrà dire senza timore: «bonum certamen certavi, cursum consummavi, fidem servavi».
IL PRESIDENTE
Avv. Gianfranco Amato
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SULL'OBIEZIONE DI COSCIENZA I DATI RACCOLTI DALLA CAMERA DEI DEPUTATI DANNO RAGIONE AI GIURISTI PER LA VITA
COMUNICATO STAMPA 12-2014
Da molto tempo la battaglia contro i medici obiettori di coscienza all'aborto viene condotta, fra l'altro, sostenendo che l'alto numero di obiettori impedirebbe un servizio efficiente e facendo intendere che sia assolutamente necessario – per garantire il "diritto" delle donne che intendono abortire – ridurre il numero degli obiettori, mediante concorsi riservati a chi non obietta; qualcuno – sulla spinta di questa presunta "emergenza" – si spinge a sostenere che l'obiezione di coscienza non dovrebbe essere più permessa, perché il giovane che intraprende gli studi di medicina sa fin dall'inizio che il "servizio" che dovrà garantire comprende anche l'uccisione dei bambini non ancora nati a semplice richiesta della madre.
La C.G.I.L. ha trasformato queste chiacchiere in un ricorso al Consiglio Sociale Europeo, in cui si sosteneva che il diritto ad abortire veniva di fatto negato e che i medici non obiettori di coscienza erano costretti a turni massacranti per garantire il servizio ed impediti a dedicarsi ad altre specialità.
Chiacchiere, appunto: i Giuristi per la Vita, che sono intervenuti per conto di numerose associazioni, hanno facilmente dimostrato – dati ministeriali alla mano e sulla base di ricerche scientifiche – che il numero dei medici non obiettori è ampiamente sufficiente per garantire il triste servizio abortivo, anche perché gli aborti chirurgici legali sono drasticamente diminuiti; che ogni medico non obiettore ha un “carico” di aborti di poche ore all'anno; che la CGIL volutamente ha fatto confusione tra garanzia di effettuazione degli aborti in ogni ospedale – pretesa assurda, che non esiste per nessuna specialità chirurgica – e stessa garanzia all'interno di ogni ASL: cosicché si grida allo scandalo perché in uno o in un altro ospedale non si effettuano più aborti, senza tenere conto che, nella stessa città o a pochi chilometri di distanza, il servizio è garantito, tralasciando anche il fatto che la stragrande maggioranza degli interventi non sono urgenti e, quindi sono programmati.
Ecco che la XII Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, con una risoluzione approvata il 6 marzo scorso all'unanimità (salva l'astensione dei deputati di SEL), mette nero su bianco che quanto sostenuto dai Giuristi per la Vita è esatto.
LA MODIFICA DEL FOGLIETTO ILLUSTRATIVO DELLA PILLOLA DEL "GIORNO DOPO" VIOLA IL DIRITTO DI OBIEZIONE DI COSCIENZA
COMUNICATO STAMPA 11 -2014
«La libertà di pensiero, di coscienza e di religione, è uno dei fondamenti di una società democratica». La solenne affermazione della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo deve essere ricordata in questi momenti nei quali il diritto all'obiezione di coscienza dei sanitari alle pratiche abortive è messo in discussione oppure decisamente negato, in Italia e in Europa.
I Giuristi per la Vita sono già intervenuti a difesa del diritto all'obiezione di coscienza all'aborto, rappresentando cinque associazioni davanti al Comitato Europeo dei Diritti Sociali del Consiglio d’Europa per opporsi al Reclamo della CGIL che sosteneva che l'alto numero di medici obiettori impedisse un efficiente servizio e determinasse condizioni di lavoro troppo gravose per i non obiettori: la memoria dei Giuristi per la Vita ha dimostrato l'assoluta infondatezza delle tesi del sindacato e – dati ministeriali e scientifici alla mano – l'irrilevanza del numero degli obiettori sul “servizio IVG”, purtroppo assai efficiente in Italia.
Ciò che ora viene pesantemente aggredito è il diritto all'obiezione di coscienza dei medici e dei farmacisti alla prescrizione e alla distribuzione delle “pillole dei giorni dopo”. Con una forzatura giuridica e scientifica, questi preparati sono stati classificati come "contraccettivi", quando gli studi onesti e approfonditi hanno dimostrato che essi – oltre ad essere anche rischiosi per la salute della donna – possono avere l'effetto di impedire l'annidamento del concepito, determinandone la morte.
A suo tempo, ciò fu reso possibile utilizzando l'ambigua espressione «interruzione volontaria della gravidanza» utilizzata dalla legge sull'aborto, che permise di ritenere che l'azione antiannidamento non integrasse la pratica oggetto della legge 194.
Oggi è stato compiuto un passo ulteriore: sulla Gazzetta Ufficiale del 4 febbraio è stata pubblicata la revisione del foglietto illustrativo del Norlevo, cancellando l'azione di possibile impedimento dell'impianto dell'embrione. Ora, secondo quel foglietto revisionato dall'AIFA, il Norlevo si limiterebbe a "inibire o ritardare l'ovulazione".
Occorre affermare con forza che il provvedimento si basa su dati scientifici accuratamente selezionati per nascondere quella parte di azione del preparato che, poiché non sempre riesce ad impedire il concepimento, provvede ad uccidere gli embrioni; non solo: come dimostra la dichiarazione di Emilio Arisi, Presidente della Società Medica Italiana per la Contraccezione, questa opera di falsificazione scientifica è stata messa in atto specificamente per colpire gli obiettori. Il dr. Arisi, per niente interessato alle sollecitazioni della coscienza dei suoi colleghi, si è rallegrato perché sarebbe caduto «definitivamente l’appiglio che consentiva ai medici obiettori di coscienza di negare la somministrazione della contraccezione di emergenza»; scrupolo che il dr. Arisi considera «un atteggiamento inaccettabile».
«La sfida dello stato democratico è di mantenere la tensione verso i suoi valori fondamentali nel rispetto del principio di legalità»: così il Comitato Nazionale di Bioetica concludeva il documento del 12/7/2012 sull'obiezione di coscienza, ampiamente valorizzata e sostenuta.
Si sceglie, invece, la strada della verità ufficiale – affermata con la forza delle leggi e dei provvedimenti amministrativi e che, sebbene falsa, non può essere messa in discussione – e con la spinta repressiva verso professionisti sanitari, come i medici e i farmacisti, non solo preparati e aggiornati, non solo attenti al rispetto dei valori espressi dai Codici deontologici, ma anche ubbidienti alla coscienza e non disposti a chiudere gli occhi sulla realtà.
I Giuristi per la Vita saranno accanto a loro.
IL PRESIDENTE
Avv. Gianfranco Amato
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IL TESTO DELL'ESPOSTO DEI GpV ALLA CORTE DEI CONTI RELATIVO AGLI OPUSCOLI FILO-GENDER
ECC.MA PROCURA REGIONALE PRESSO LA CORTE DEI CONTI DEL LAZIO
Via A. Baiamonti, 25 00195 Roma
ESPOSTO
Il sottoscritto Avv. Gianfranco Amato, nato a Varese, il 1° marzo 1961, in qualità di Presidente e legale rappresentate dell’associazione Giuristi per la Vita, Codice Fiscale 97735320588, con sede in Roma, Piazza Santa Balbina n. 8,
PREMESSO
- che in data 11 febbraio 2014 il sottoscritto evidenziava in un editoriale pubblicato dal quotidiano “Avvenire”, alcuni profili di grave illegittimità, in ordine al diritto dei genitori di educare i propri figli, riconosciuto dall’art. 30 della Costituzione, e al diritto alla libertà religiosa, garantito dall’art.19 della Costituzione, nel contenuto di alcuni opuscoli intitolati “Educare alla diversità a scuola”, rispettivamente destinati alla scuola primaria, alla scuola secondaria di primo grado, e a quella di secondo grado (doc1);
- che i predetti opuscoli si definivano “Linee-guida per un insegnamento più accogliente e rispettoso delle differenze”, e risultavano essere stati elaborati
dall’Istituto T.A. Beck di Roma, per conto dell’Ufficio Antidiscriminazione Razziale (U.N.A.R.), organismo del Dipartimento per le Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri (doc.2-3-4);
- che negli stessi opuscoli, infatti, figurava espressamente la dizione: «Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per le Pari Opportunità, U.N.A.R. Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, avv. Patrizia De Rose e dott. Marco De Giorgi»;
- che lo stesso sottoscritto, in pari data 11 febbraio 2014, sollecitava sulla vicenda dei predetti opuscoli la presentazione di un’interpellanza parlamentare, successivamente inoltrata dai senatori Carlo Giovanardi, Maurizio Sacconi, Roberto Formigoni, Luigi Compagna, Federica Chiavaroli e Laura Bianconi (doc.5);
I GpV PRESENTANO UN ESPOSTO ALLA CORTE DEI CONTI RIGUARDO AGLI OPUSCOLI FILO-GENDER
COMUNICATO STAMPA 10 -2014
I Giuristi per la Vita hanno inoltrato un esposto alla Procura Regionale della Corte dei Conti del Lazio in merito alla vicenda degli opuscoli scolastici intitolati “Educare alla diversità a scuola” redatti dall’Istituto T.A. Beck su commissione dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazione Razziale, ente governativo, e pubblicamente sconfessati dallo stesso governo per bocca del Viceministro Cecilia Guerra e del Viceministro Gabriele Toccafondi.
Nell’esposto si chiede alla Procura Regionale:
- di accertare se le modalità di affidamento dell’incarico all’Istituto A.T. Beck siano avvenute in conformità delle vigenti disposizioni normative in materia;
- di accertare la natura del rapporto contrattuale in essere con il predetto Istituto, i criteri di determinazione del corrispettivo pattuito per le prestazioni svolte, e la relativa congruità;
- di accertare la sussistenza di illeciti contabili nei fatti denunciati, individuando le eventuali responsabilità di tutti i soggetti coinvolti nei confronti dell’erario.
- di accertare, altresì, la sussistenza di un eventuale danno all’immagine della pubblica amministrazione.
I Giuristi per la Vita prendono, altresì, atto del duro giudizio espresso dal Viceministro Toccafondi sul Direttore dell’U.N.A.R. Marco De Giorgi: Gabriele Toccafondi, Sottosegretario al Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca: «Il fatto che gli opuscoli sulla diversità siano stati redatti dall’U.N.A.R. e diffusi nelle scuole senza l'approvazione del Dipartimento Pari Opportunità da cui dipende, e senza che il Ministero dell’Istruzione ne sapesse niente, è una cosa grave, chi dirige U.N.A.R. ne tragga le conseguenze».
L’unica conseguenza ragionevolmente immaginabile, a questo punto, sono le dimissioni di De Giorgi.
IL PRESIDENTE
Avv. Gianfranco Amato
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«MI DENUNCIO: SONO OMOFOBO E PRONTO AD ANDARE IN GALERA»
Stefano Lorenzetto intervista Gianfranco Amato
Gli alunni devono portarsi da casa la carta igienica perché mancano i soldi, ma la Presidenza del Consiglio dei ministri, attraverso l’Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali), ha deciso che fosse prioritario fornire alle scuole di ogni ordine e grado «gli strumenti per approfondire le varie tematiche legate all’omosessualità». Primo strumento: «I rapporti sessuali omosessuali sono naturali? Sì». Purtroppo però «un pregiudizio diffuso nei Paesi di natura fortemente religiosa è che il sesso vada fatto solo per avere bambini». Quindi i signori docenti sono invitati a porre agli allievi un’altra domanda: «I rapporti sessuali eterosessuali sono naturali?». Secondo strumento: «Nell’elaborazione di compiti, inventare situazioni che facciano riferimento a una varietà di strutture familiari ed espressioni di genere. Per esempio: «Rosa e i suoi papà hanno comprato tre lattine di tè freddo al bar. Se ogni lattina costa 2 euro, quanto hanno speso?». L’obiettivo è che maestre e professori possano «essi stessi diventare «educatori dell’omofobia». A Palazzo Chigi, già poco ferrati nell’aritmetica dei conti pubblici, devono essere assai scarsi anche in italiano.
C’è scritto questo e molto altro nei tre opuscoli intitolati Educare alla diversità a scuola commissionati dal Dipartimento per le Pari opportunità all’Istituto A.T. Beck per la terapia cognitivo-comportamentale, con sedi a Roma e Caserta, destinati alle scuole primarie e secondarie per dare concreta attuazione alla Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere. Quando Gianfranco Amato, 52 anni, avvocato di Varese, ha letto le linee guida che il governo intende perseguire nel triennio 2013-2015 sotto l’egida del Consiglio d’Europa, non credeva ai propri occhi. Non solo perché la gestione del progetto risulta affidata al Gruppo nazionale di lavoro Lgbt (acronimo di lesbiche, gay, bisessuali e transgender), «formato da 29 associazioni tutte e solo di quella sponda, come Arcigay, Arcilesbica e Movimento identità transessuale», ma anche perché ha scoperto che in Italia è stata creata a sua insaputa una forza speciale per mettere in riga gli omofobi: «Si chiama Oscad, cioè Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori, ed è composto da polizia e carabinieri. La sigla ricorda l’Ovra fascista. Ormai siamo a uno zelo da far invidia al Reichsministerium für Volksaufklärung und Propaganda di quel malefico genio dell’indottrinamento di Stato che fu Joseph Goebbels».
DIFFIDATO IL FESTIVAL DI SANREMO DAI GIURISTI PER LA VITA
COMUNICATO STAMPA 9-2014
I Giuristi per la Vita hanno appreso che alla prossima edizione del Festival della Canzone Italiana di Sanremo prenderà parte il controverso artista Rufus Wainwright, noto, tra l’altro, per l’esecuzione di testi osceni e dissacratori come il celebre “Gay Messiah”, in cui si parla del «Messia che risusciterà da un film porno degli anni ‘70», del «Battista» che «non viene battezzato nello sperma», e di altre allusioni erotiche di natura blasfema.
Poiché il predetto testo integra palesemente il reato di offese ad una confessione religiosa mediante il vilipendio di persone, previsto e punito dall’art.403 del Codice Penale, i Giuristi per la Vita ricordano che ai sensi dell’art. 25, primo comma, del Regolamento del Festival «gli artisti durante le loro esibizioni non potranno assumere atteggiamenti e movenze o usare abbigliamenti e acconciature in contrasto con i principi del buon costume ovvero in violazione di norme di legge o di diritti anche di terzi».
Gli stessi Giuristi per la Vita ricordano, altresì, che gli organizzatori del Festival, ed in particolare la Direzione Artistica, il Comitato di Controllo e la Commissione Musicale, sono tenuti a vigilare e controllare il puntuale rispetto della citata norma regolamentare, anche in considerazione della sensibilità religiosa di milioni di telespettatori e della natura di servizio pubblico che riveste la rete emittente.
Per questo, i Giuristi per la Vita:
1) invitano gli organizzatori del Festival, ed in particolare la Direzione Artistica, il Comitato di Controllo e la Commissione Musicale, ad esaminare attentamente il testo dei brani che gli artisti – ed in particolare il predetto cantante Rufus Wainwright – eseguiranno, vigilando affinché negli stessi testi non si ravvisi alcun contenuto osceno o dissacratorio, in violazione di quanto disposto dal citato art. 25 del Regolamento.
2) diffidano gli organizzatori del Festival, ed in particolare la Direzione Artistica, il Comitato di Controllo e la Commissione Musicale, dall’autorizzare o consentire che il cantante Rufus Wainwright si esibisca utilizzando il controverso brano intitolato “Gay Messiah”, o altro brano dall’identico contenuto osceno e dissacratorio;
3) avvertono che, in difetto, agiranno giudizialmente contro tutti i responsabili, sia in sede civile (anche attraverso class action, azioni risarcitorie ed ogni altra iniziativa ritenuta utile), sia in sede penale, mediante denuncia alla competente Procura della Repubblica.
IL PRESIDENTE
Avv. Gianfranco Amato
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I "LIBELLI EDUCATIVI" ANTIOMOFOBI
Gianfranco Amato
L’Ufficio nazionale antidiscriminazione razziale (Unar), organismo del Dipartimento delle Pari opportunità presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha commissionato all’associazione scientifico-professionale «Istituto A.T. Beck» di Roma – un gruppo di psicoterapeuti di orientamento cognitivo-comportamentale – la redazione di tre opuscoli intitolati «Educare alla diversità a scuola», rispettivamente per la scuola primaria, per la scuola secondaria di primo grado e per quella di secondo grado. La firma in calce è della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per le Pari opportunità, Unar Ufficio nelle persone dell’avvocato Patrizia De Rose e del dottort Marco De Giorgi.
Si tratta delle «Linee-guida per un insegnamento più accogliente e rispettoso delle differenze», il cui contenuto è suddiviso in quattro capitoli: «Le componenti dell’identità sessuale», «Omofobia: definizione, origini e mantenimento», «Omofobia interiorizzata: definizione e conseguenze fisiche e psicologiche», «Bullismo omofobico: come riconoscerlo e intervenire».
Potrebbe apparire l’ennesimo tentativo di iniziare gli studenti alla teoria del gender e alla Weltanschauung ispirata dalle lobby gay, con alcuni tratti capaci di sfiorare il ridicolo. Valga per tutti un esempio: «Nell’elaborazione di compiti, inventare situazioni che facciano riferimento a una varietà di strutture familiari ed espressioni di genere. Per esempio: “Rosa e i suoi papà hanno comprato tre lattine di tè freddo al bar. Se ogni lattina costa 2 euro, quanto hanno speso?”» (pag.6). In realtà, il tema si fa assai più serio, quando si leggono altri passi di quegli opuscoli in cui si afferma, ad esempio, che «i tratti caratteriali, sociali e culturali, come il grado di religiosità, costituiscono fattori importanti da tenere in considerazione nel delineare il ritratto di un individuo omofobo», e che «appare evidente come maggiore risulta il grado di cieca credenza nei precetti religiosi, maggiore sarà la probabilità che un individuo abbia un’attitudine omofoba».
ECCO COME VOGLIONO "RIEDUCARE" I NOSTRI FIGLI
Quarantasei fiabe "gay" distribuite negli asili nido e nelle scuole materne. Ha fatto rumore nei giorni scorsi l'iniziativa della Giunta comunale di Venezia, ma è bene sapere che non si tratta di una iniziativa spontanea, la bella pensata di qualche amministratore locale. Essa non è altro che l'attuazione di direttive nazionali che partono dall'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR), di cui abbiamo già avuto modo di parlare, in attuazione della “Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013-2015)”. La scuola è uno dei principali obiettivi di questa strategia e quello a cui stiamo assistendo è soltanto l'inizio, come l'articolo che segue dimostra.
Torniamo a parlare della strategia gender sui banchi di scuola. L’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR), che fa capo alla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento Pari Opportunità, ha pubblicato una trilogia di manuali dal titolo “Educare alla diversità a scuola”. I testi sono stati redatti dall’Istituto A. T. Beck, istituzione schieratissima a favore dell’omosessualità e quindi ultra-sospetta di partigianeria. Un po’ come chiedere un giudizio obiettivo sull’Inter ad un Club di interisti.
Riportiamo qui di seguito il contenuto e alcuni stralci di questi tre volumi, destinati agli insegnanti delle scuole elementari, medie e superiori. Il tema dovrebbe essere quello del bullismo, nelle sue varie forme, ma in realtà i tre manuali sono dedicati quasi esclusivamente neppure al bullismo omofobico, bensì all’omosessualità in quanto tale. Dietro al pretesto di asserite discriminazioni si coglie l’opportunità di indottrinare le giovani menti al credo gay.
In tutti e tre i volumi ci sono sezioni identiche: un glossario, un esempio di manifesto antibullismo da appendere a scuola, una lettera prestampata per i genitori dove li si invita ad un incontro, lezioni ad hoc tenute dai docenti con tanto di domande e risposte già confezionate (l’insegnante deve solo ripetere pedissequamente), il suggerimento di istituire un referente anti-bullismo a cui rivolgersi e un capo ronda cibernetico che controlli se in rete qualche studente prende in giro un suo compagno omosessuale, un questionario per gli studenti e una lista di film pro-omosessualità utili per un cineforum.
RAPPORTO LUNACEK: COME HANNO VOTATO I PARLAMENTARI EUROPEI ITALIANI
COMUNICATO STAMPA 8-2014
Un giorno nerissimo per il Parlamento europeo. Con 394 voti a favore, 176 contrari e 72 astensioni, il 4 febbraio 2014 quell’Assise ha approvato il cosiddetto rapporto Lunacek, atto che rappresenta l’ennesima grave ingerenza, in termini di libertà di opinione e di educazione, di un’Europa sempre più lontana dall’idem sentire dei popoli, e sempre più vicina all’ideologia egemonica delle élite.
Si tratta dell’ennesimo manifesto di propaganda omosessualista che ha consentito, tra l’altro, al Presidente dell’Arcigay di diramare un comunicato stampa il cui titolo non lascia dubbi di sorta: “L’Europa ci dà una road map, l’Italia risponda con provvedimenti concreti”.
Merita, infine, di essere segnalato il voto dei singoli parlamentari italiani. Si sono pronunciati a favore: Pino Arlacchi (PD), Francesca Barracciu (PD), Franco Bonanini (Non Iscritto), Salvatore Caronna (PD), Sergio Gaetano Cofferati (PD), Silvia Costa (PD), Francesco De Angelis (PD), Paolo De Castro (PD), Leonardo Domenici (PD), Herbert Dorfmann (SVP), Franco Frigo (PD), Roberto Gualtieri (PD), Guido Milana (PD), Barbara Matera (PDL), Pier Antonio Panzeri (PD), Aldo Praticiello (PDL), Mario Pirillo (PD), Gianni Pittella (PD), Vittorio Prodi (PD) Nicolò Rinaldi (Italia dei Valori), Licia Ronzulli (PDL), Patrizia Toia (PD), Giommaria Uggias (Italia dei Valori), Gianni Vattimo (M5S), Iva Zanicchi (PDL), Andrea Zanoni (PD).
I contrari sono stati Magdi Cristiano Allam (Io Amo l’Italia), Roberta Angelilli (PDL), Raffaele Baldassarre (PDL), Paolo Bartolozzi (PDL), Sergio Berlato (PDL), Fabrizio Bertot (PDL), Mara Bizzotto (Lega Nord),Mario Borghezio (Lega Nord), Antonio Cancian (PDL), Carlo Casini (UDC), Carlo Fidanza (Fratelli d’Italia), Elisabetta Gardini (PDL), Giuseppe Gargani (Unione di Centro), Lorenzo Fontana (Lega Nord), Giovanni La Via (PDL), Clemente Mastella (PDL), Erminia Mazzoni (PDL), Claudio Morganti (Ind.), Alfredo Pallone (PDL), Fiorello Provera (Lega Nord) Oreste Rossi (PDL), Matteo Salvini (Lega Nord), Giancarlo Scottà (Lega Nord), Marco Scurria (Fratelli d’Italia), Sergio Silvestris (PDL), Francesco Enrico Speroni (Lega Nord), Gino Trematerra (UDC).
Tre sono stati gli astenuti: Antonello Antinoro (UDC), Ciriaco De Mita (UDC), e Salvatore Iacolino (PDL).
Coloro che, invece, hanno optato per l’assenza – che di fatto si è tradotta in un voto favorevole – sono stati Alfredo Antoniozzi (PDL), Sonia Alfano (Italia dei Valori), Francesca Balzani (PD), Luigi Berlinguer (PD), Vito Bonsignore (UDC), Rita Borsellino (PD), Lara Comi (PDL), Andrea Cozzolino (PD), Susy De Martini (PDL), Vincenzo Iovine (UDC), Tiziano Motti (UDC), Cristiana Muscardini (Futuro e Libertà), Crescenzio Rivellini (PDL), Potito Salatto (PDL), Amalia Sartori (PDL), David-Maria Sassoli (PD), Salvatore Tatarella (Futuro e Libertà).
Dato che nella prossima primavera si svolgerà l’elezione del Parlamento europeo, il suindicato elenco potrà rivelarsi utile per tutti coloro che fossero ancora interessati a tale voto.
IL PRESIDENTE
Avv. Gianfranco Amato
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ADOTTA UN SENATORE !
COMUNICATO STAMPA 6-2014
DA IMOLA PARTE LA CAMPAGNA NAZIONALE "WWW.ADOTTAUNSENATORE.IT"
Studiando a fondo i temi e i sotterfugi della legge contro l’omofobia in approvazione al Senato, in questi giorni, ci siamo resi conto che probabilmente, non solo il “popolo”, ma anche molti, moltissimi parlamentari, non hanno pienamente compreso, a fondo, quale passaggio e svolta storica comporterà l’approvazione di questo “abominio costituzionale”, paragonabile solo, forse, alle leggi di regime e ai reati d’opinione.
Nei giorni in cui l’avvocato Gianfranco Amato stava terminando il suo ultimo saggio, dal titolo Omofobia o Eterofobia? - Perché opporsi a una legge ingiusta e liberticida (Ed. Fede e Cultura, 2014), in una Chiesa di Imola un parroco veniva bersagliato da vili attacchi, anche giornalistici, volantinaggi, pestaggi morali, per avere commentato l'omosessualità secondo i precetti del Catechismo della Chiesa Cattolica (cfr. com. stampa Gpv 1/2014).
Da questo episodio è nata l'idea di organizzare in questa città un convegno del titolo “La legge contro l'omofobia: che cosa è, che cosa c'è in gioco”, svoltosi in data 22 gennaio 2014 che ha riscosso un notevole successo di pubblico e di consensi e che ha ispirato la campagna “adotta un senatore”. Questa campagna si prefigge di far conoscere, al più alto numero possibile di senatori della Repubblica, la contrarietà di ogni aderente all'approvazione del c.d. “progetto di legge Scalfarotto” contro l'omofobia, che sarà in discussione nei prossimi giorni al Senato.
Al tempo stesso, sarà inviata a ciascun Senatore - affinché abbia una chiara consapevolezza del significato e delle conseguenze del testo che sarà sottoposto al suo voto - una copia del
libro di Gianfranco Amato Omofobia o eterofobia, che analizza il progetto di legge, il contesto culturale in cui si colloca ed i pericoli per la libertà religiosa e di opinione che ne derivano.
Al volume sarà abbinata una lettera di accompagnamento, con le generalità dell'aderente.I senatori “da adottare” saranno scelti, a discrezione del comitato organizzatore, in base al numero di adesioni. Se il numero di adesioni supererà quello dei senatori della Repubblica, verranno “adottati” anche dei deputati e, se le adesioni supereranno anche questi, i fondi verranno destinati ad iniziative a difesa della famiglia naturale e della libertà di opinione.
Aderire è semplicissimo e lo si potrà fare:
1) direttamente, presso la sede del Nuovo Diario Messaggero ad Imola, in via Emilia, 77- 79, donando una somma pari al costo del libro, lasciando le proprie generalità ed indirizzo di posta elettronica;
2) accedendo al sito internet “www.adottaunsenatore.it” e seguendo le istruzioni ivi indicate;
3) tramite i più diffusi social networks (Facebook, Twitter, Linkedin …).
A ciascun aderente sarà comunicato il nominativo del senatore da lui adottato.
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DALL'8 GENNAIO 2014 IN VENDITA IL NUOVO LIBRO DI GIANFRANCO AMATO: "OMOFOBIA O ETEROFOBIA ? - Perchè opporsi a una legge ingiusta e liberticida"
E se cognoscerete e sarete amatori della verità, non vi daranno timore le pene.
Ma se non fuste in questo dulce e suave amore della verità, l’ombra vostra vi farebbe paura.
(S. Caterina da Siena)
Dall'8 gennaio prossimo sarà in vendita il nuovo libro di Gianfranco Amato "OMOFOBIA O ETEROFOBIA? - PERCHE' OPPORSI A UNA LEGGE INGIUSTA E LIBERTICIDA", Collana CulturaCattolica.it, Edizioni Fede & Cultura, Verona
La prefazione è di S.E. Mons. Luigi Negri Arcivescovo di Ferrara e Comacchio - Abate di Pomposa, mentre l'introduzione è di Don Gabriele Mangiarotti, Direttore di CulturaCattolica.it, che potrete leggere entrambe qui sotto.
Chi desidera acquistare il libro:
- deve mandare una mail all'Autore Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. , specificando numero copie e indirizzo a cui spedire. Riceverà una richiesta di pagamento paypal con carta di credito. Prezzo 18,00 euro spese di spedizione comprese;
- oppure può rivolgersi direttamente all'Editore Fede & Cultura
FATTI DI CASALE MONFERRATO: LA RISPOSTA DEL VICE MINISTRO BUBBICO
COMUNICATO STAMPA 7 - 2014
I Giuristi per la Vita prendono atto con preoccupazione che l’intolleranza della propaganda ideologica omosessualista «violenta e sopraffattoria» stia diventando un vero problema nel nostro Paese, al punto da «indurre ad una seria riflessione», come ha affermato il Vice Ministro dell'Interno Filippo Bubbico nella risposta resa il 16 gennaio 2013 ad un’interpellanza del senatore Carlo Giovanardi sui gravi fatti del convegno di Casale Monferrato, violentemente interrotto a causa di una becera gazzarra allestita da attivisti dei movimenti per i diritti dei gay, tra cui il coordinamento Torino Pride LGBT, il collettivo AlterEva e l’associazione Arcigay
Il Vice Ministro Bubbico in un passaggio della suo intervento di risposta al senatore Giovanardi, dopo avere precisato che «i fatti esposti nell'informativa dell’organo di polizia sono tuttora al vaglio dell'autorità giudiziaria», ha affermato che «l'episodio di Casale Monferrato deve comunque indurre ad una riflessione seria sui valori della tolleranza e sulla necessità che la diversità anche più aperta delle opinioni non divenga motivo di contrapposizione violenta e sopraffattoria».
I Giuristi per la Vita prendono atto della conseguente rassicurazione rilasciata dal Vice Ministro dell’Interno che «l’impegno delle forze dell’ordine è continuamente teso a garantire l’esercizio dei diritti fondamentali dei cittadini, costituzionalmente definiti, come il diritto di riunirsi pacificamente e di manifestare liberamente il proprio pensiero, nonché la salvaguardia – anche con le necessarie azioni di prevenzione – delle condizioni necessarie per una pacifica convivenza civile e politica».
Resta l’amara constatazione di quanto la libertà di opinione nel nostro Paese sia pericolosamente messa a rischio da una propaganda ideologica violenta e intollerante.
IL PRESIDENTE
Avv. Gianfranco Amato
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NOTA DEI VESCOVI DEL TRIVENETO SU EDUCAZIONE ED IDEOLOGIA "GENDER"
Registrazione della puntata del 31 gennaio 2014 di Radio Vaticana "Al di là della notizia", dedicata al documento dei Vescovi del Triveneto su educazione ed ideologia "Gender". Interventi di Gianfranco Amato, presidente dei Giuristi per la Vita, Padre Giorgio Carbone, ordinario di bioetica alla facoltà teologica dell'Emilia-Romagna, Maria Grazia Colombo, per il Forum delle Famiglie. Conduce Federico Piana.
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FIRENZE-GRAVE EPISODIO DI INTOLLERANZA DEI CONSIGLIERI COMUNALI FILOGENDER
COMUNICATO STAMPA 5-2014
I Giuristi per la Vita apprendono con vivo sconcerto la reazione dei consiglieri comunali di Firenze Andrea Vannucci (PD), Ornella De Zordo (lista civica perUnaltracittà) e Tommaso Grassi (SEL), rispetto alla tavola rotonda che si è svolta 19 gennaio 2014, presso la Sala de’ Dugento di Palazzo Vecchio, sul DDL Scalfarotto in tema di omofobia, alla quale è intervenuto, in qualità di relatore, anche il Presidente degli stessi Giuristi per la Vita, avv. Gianfranco Amato.
Allibisce, infatti, l’iniziativa proposta dal consigliere Vannucci di compensare l’asserito “oltraggio” subito dalla presenza degli omofobi a Palazzo Vecchio, indossando il prossimo 27 gennaio, Giorno della Memoria, un triangolo rosa quale «monito per non abbassare la guardia». Secondo Vannucci la tavola rotonda svoltasi nella Sala de’ Dugento rende «ancora più forte il dovere di ricordare che all’interno dei lager nazisti furono deportati e trovarono la morte anche migliaia di omosessuali», apparendo «triste dover constatare che a distanza di settant’anni dall’apertura del cancello di Auschwitz ci siano ancora persone e politici anche di caratura nazionale che sentono il bisogno di manifestare contro i diritti degli omosessuali nascondendosi dietro una non meglio compresa libertà d’opinione». L’ingiurioso paragone tra gli aguzzini di Auschwitz ed i relatori del convegno non merita davvero commenti.
Non è da meno la reazione degli altri due consiglieri, De Zordo e Grassi, che in un intervento in aula hanno denunciato la «figuraccia del Sindaco Renzi», accusandolo «di sostenere a parole diritti di “civil partnership”, e di accogliere, poi, nella sala del Consiglio comunale personaggi e realtà omofobe per i quali neppure l’insufficiente proposta Scalfarotto può essere accettabile, e che vogliono togliere libertà e diritti a una parte della popolazione che viene così discriminata».
Spiace davvero che gli onorevoli Ivan Scalfarotto e Giuseppe Fioroni, invitati a partecipare alla tavola rotonda come relatori, non abbiano neppure avvertito la cortesia di declinare l’invito e comunicare la propria assenza. Sottrarsi ad un confronto civile e sereno in un contesto altamente qualificato – qual è stato il convegno di Firenze – rappresenta sempre un’occasione perduta per tutti.
E spiace ancor di più come alcuni consiglieri comunali, che rivestono responsabilità politiche istituzionali, nonostante si siano tenuti debitamente alla larga dalla Sala de’ Dugento, abbiano espresso giudizi sprezzanti sui relatori, senza neppure aver avuto la compiacenza di ascoltare le loro parole. Questo la dice assai lunga sul pregiudizio ideologico che troppo spesso connota coloro che si battono per i cosiddetti diritti LGBT.
IL PRESIDENTE
Avv. Gianfranco Amato
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EMENDAMENTI SEMPRE PIU' LIBERTICIDI AL DDL SCALFAROTTO
COMUNICATO STAMPA 4-2014
I Giuristi per la Vita lanciano un grido d’allarme sulla piega sempre più liberticida che sta assumendo l’iter parlamentare del DDL Scalfarotto in materia di contrasto all’omofobia.
Nella seduta della Commissione Giustizia del Senato tenutasi lo scorso 16 gennaio, infatti, la relatrice Rosaria Capacchione del PD ha dato parere favorevole ad alcuni emendamenti che peggiorano, per quanto possibile, il già pessimo testo approvato dalla Camera dei Deputati il 19 settembre 2013.
Mediante tali emendamenti verrebbe reintrodotta, tra l’altro, l’esiziale disposizione sull’orientamento sessuale e l’identità di genere prevista dall’art.1 del testo base approvato in Commissione Giustizia della Camera il 9 luglio 2013, e sarebbe altresì reinserita la pena accessoria prevista dall’art.4 dello stesso testo, ovvero «l’attività non retribuita in favore della collettività da svolgersi al termine dell’espiazione della pena detentiva per un periodo da sei mesi a un anno», costituita da lavoro «in favore delle associazioni a tutela delle persone omosessuali». Quest’ultima norma, indice evidente dell’impianto ideologico del disegno di legge (siamo alla rieducazione culturale di stampo maoista), era stata eliminata a seguito dell’emendamento dei due relatori, Scalfarotto e Leone, il 22 luglio 2013. Ora i sostenitori del laojiao cinese tornano alla carica al Senato, trovando il favore della stessa relatrice in Commissione giustizia.
I Giuristi per la Vita si appellano a chiunque abbia a cuore il destino della libertà, affinché resti alta l’attenzione e desta la guardia sul disegno di legge liberticida in tema di omofobia: Hannibal ad portas!
IL PRESIDENTE
Avv. Gianfranco Amato
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IMOLA (BO) - LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA MINA LA LIBERTÀ DI PAROLA
I giuristi per la vita: "La famiglia è un'unione stabile tra un uomo e una donna fondata sul matrimonio". L'associazione propone un incontro di approfondimento con Gianfranco Amato, avvocato e autore di un'articolata produzione sul tema
Ci alzeremo in piedi ogni volta che la vita umana è minacciata
Beato Giovanni Paolo II,
Omelia a Washington
Capitol Mall, 7 ottobre 1979
Questo è il motto dell’associazione Giuristi per la vita che si presenta ad Imola, pubblicamente, proponendo un convegno aperto a tutti sul tema la legge contro l’omofobia, che cos’è, che cosa c’è in gioco.
L’incontro si svolgerà al seminario diocesano il giorno mercoledì 22 gennaio alle 21 ed è promosso dall’associazione, con il patrocinio della Diocesi di Imola ed il supporto collaborativo di numerose altre realtà associative imolesi e lughesi: Consulta per l’apostolato dei laici, Scienza e vita, Forum delle associazioni familiari, Movimento per la vita di Lugo e circolo Newman di Lugo.
Interverrà il presidente nazionale dei Giuristi per la vita recente autore del libro Omofobia o eterofobia, avvocato Gianfranco Amato.
Ma perché il tema urge? Perché nei prossimi giorni, potrebbe ricominciare la discussione parlamentare della proposta di legge che vuole punire qualunque atto o dichiarazione espressa, idonea a ledere, o discriminare persone omosessuali o eterosessuali. Nulla di male, verrebbe da dire. Nuovi diritti, nuove garanzie. Ma è davvero così?
Da anni il legislatore sta cercando di introdurre una legge siffatta e mai vi è riuscito. Questa volta invece, il percorso appare molto accelerato verso l’obiettivo.
Il progetto di legge è uscito (quasi) indenne dalla Camera dei deputati e si appresta alla discussione al Senato della Repubblica dopo di che, se passa, sarà legge.
A poco varranno le decine e decine di emendamenti e pregiudiziali costituzionali (alcune predisposte dagli stessi Giuristi per la vita) che alcuni senatori opporranno al testo, se non a guadagnare un po’ di tempo.
NON SOTTOVALUTARE I SEGNALI DI VIOLENZA DAL MONDO GAY
19 gennaio 2014, Firenze, presso la Sala de’ Dugento di Palazzo Vecchio, si svolge una tavola rotonda sulla proposta di legge sull’omofobia attualmente all’esame del Senato, dopo essere stata approvata alla Camera. A partecipare sono politici, giuristi, rappresentanti di associazioni. Si tratta di un approfondimento delle gravi implicazioni della proposta di legge Scalfarotto per la Costituzione, le politiche minorili e i mass media.
Le associazioni omosessualiste ovviamente non gradiscono, e reagiscono all’iniziativa con il consueto carico di odio ideologico. Basta leggere, del resto, il comunicato stampa che ben diciotto organizzazioni LGBT hanno redatto e sottoscritto il 15 gennaio 2014, dal titolo inequivocabile di “Fuori l’omofobia da Palazzo Vecchio!”: «Domenica 19 gennaio 2014 a Palazzo Vecchio si svolgerà un’iniziativa assai bizzarra. Il Comune ospiterà infatti una manifestazione e un convegno di Manif Pour Tous, un’espressione della destra clericale che contesta la legge contro l’omo-transfobia. «Partendo da un sentimento di amore per ogni persona», Manif Pour Tous vuole potere continuare a discriminare gay, lesbiche, bisessuali, trans ed intersessuali, smerciare odio sociale a basso costo e avvelenare gli animi arrivando a dipingendoci (sic!) come soggetti pericolosi. Partendo dall’amore, insomma, arrivano direttamente a spacciare paura.
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