La #Gaystapo colpisce ancora
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- Pubblicato Giovedì, 27 Luglio 2017 22:09
di Gianfranco Amato
Questa volta nel mirino dell’occhiuta polizia arcobalenata è finito un sacerdote cattolico, don Paolo Gariglio. Uno dei tanti Pastori coraggiosi che ancora osano alzare la testa contro l’odiosa dittatura del Pensiero Unico e sfidare il regime totalitario del politically correct.
Non poteva che essere un pastore simile uno come don Paolo, prete pilota di aeroplani e scrittore di affascinanti libri per ragazzi. Sì, perché don Gariglio fin dagli anni Cinquanta ha promosso l’impiego dell’aereo nelle missioni e con il volo ha conquistato intere generazioni di giovani, per i quali continua a suscitare iniziative a vari livelli. Un tipo capace davvero di affascinare i ragazzi. È, inoltre, consigliere nazionale per la Pastorale giovanile degli Esercizi Spirituali presso la FIES (Federazione Italiana Esercizi Spirituali), predicatore di Esercizi Spirituali per studenti ed esperto delle dinamiche dell’età evolutiva. Per molti anni è stato parroco di due grandi comunità della periferia torinese: San Luca di Mirafiori Sud e SS. Trinità di Nichelino.
Questi i fatti che lo riguardano, accaduti proprio dalle parti di Nichelino.
Lo scorso week-end ai ragazzi che partecipavano ad un campo estivo parrocchiale è stato distribuito un libro intitolato Ti amo. La sessualità raccontata agli adolescenti, con prefazione del cardinal Severino Poletto, ex Arcivescovo di Torino. Si tratta di un libro scritto proprio da don Paolo Gariglio e pubblicato dalla Casa editrice Effatà.
Pare che il padre di uno degli adolescenti, incuriosito dal libro, l’abbia voluto sfogliare e quando si è imbattuto nel capitolo intitolato Una malattia dell’amore, è letteralmente trasecolato. In quel capitolo, infatti, si presentava l’omosessualità secondo la sana dottrina cattolica, ovvero come un grave disordine morale ed una patologia del sentimento.
Il papà indignato – che comunque ha chiesto di mantenere un sospetto anonimato – avrebbe dichiarato: «Io non frequento la parrocchia, ma mia figlia voleva andare a quel campo assieme ad alcune sue amiche e non avevo nulla in contrario, poi per curiosità ho sfogliato quel libro, e mi sono imbattuto in questi concetti, che francamente mi sono sembrati eccessivi. D’accordo la posizione contraria della Chiesa sul tema, ma fornire a ragazzini di quell’età concetti così violenti sull’essere gay, li può anche portare ad una visione distorta della diversità. Oltre a rischiare di toccare corde intime molto sensibili in un’età complicata».
Scattata la denuncia, piomba fulmineo l’intervento della Gaystapo ed immediata la “fatwa” lanciata dal Coordinamento Torino Pride: «Abbiamo appreso con sconcerto che nei giorni scorsi le parrocchie di Nichelino hanno distribuito questo libro disseminato di affermazioni omofobe. Quest’incentivo negativo può scuotere le fondamenta naturali su cui si fonda la crescita giovanile e far approdare a esperienze che portano all’anomalia sessuale. Le parrocchie della Città di Nichelino hanno pensato di fare un favore agli adolescenti dei loro campi estivi con il chiaro intento di aiutarli nella loro crescita consapevole, guidandoli con menzogne e affermazioni antiscientifiche scritte da un anziano [sic] uomo di fede che forse nello scrivere non ha immaginato il male che avrebbe provocato a ragazzi e ragazze in una fase della vita così delicata. Il germe della discriminazione e del NON amore purtroppo nasce sempre dalla non conoscenza che nel caso specifico tende a fare solo del male gratuito. Quei fondi di magazzino possono servire meglio ad evitare il traballamento di tavoli e sedie usurati presso le parrocchie di Nichelino e dei comuni limitrofi. Chiediamo ufficialmente alla Città di Nichelino – da sempre presente sui temi LGBT e ai Pride con il proprio gonfalone – di prendere posizione».
E come poteva sottrarsi, di fronte ad un imperativo così categorico, il povero Sindaco di Nichelino Giampietro Tolardo? Il primo cittadino, infatti, è subito scattato sugli attenti e si si precipitato a precisare di essere «totalmente contrario al libro». Questa la sua pronta e immediata dichiarazione di fedeltà alla lobby LGBT: «La Città da anni, e con diverse amministrazioni, partecipa, con gonfalone e fascia tricolore, alle manifestazioni del Pride di Torino. Inoltre il Consiglio Comunale nichelinese ha approvato, ben prima della legge sulle unioni civili, ordini del giorno a sostegno dei matrimoni e delle unioni egualitari. Crediamo che i concetti espressi nel libro dal titolo Ti amo. La sessualità raccontata agli adolescenti siano totalmente distanti dalla cultura promossa dalle amministrazioni di Nichelino negli ultimi dieci anni. Si ritiene inoltre, fuori luogo e inopportuna, la promozione di un testo arcaico alla luce delle nuove posizioni sul tema espresse dalla Chiesa cattolica, attraverso l’opera di Papa Francesco».
Beh, al nostro coraggioso Sindaco di Nichelino – che evidentemente non dev’essere proprio un cattolico praticante – occorrerebbe ricordare che se c’è una cosa su cui Papa Francesco è stato chiaro ed inequivocabile è che la dottrina della Chiesa cattolica in tema di omosessualità non è cambiata di uno iota. Su questo punto bisogna dire che, una volta tanto, ha ragione Franco Grillini, storico presidente emerito di Arcigay e fondatore di Gay.it, quando in un’intervista rilasciata a “La Fede Quotidiana” il 4 luglio 2016, criticando il Santo Padre, ha dichiarato: «Il catechismo rimane lo stesso, la dottrina non cambia. Crederò a Bergoglio quando farà passi reali, le bella parole non servono». Ha, poi, aggiunto: «La Chiesa cattolica era e rimane una struttura di anziani omofoba».
In realtà, il vigente articolo 2357 del Catechismo della Chiesa Cattolica non è stato modificato di una virgola e continua a recitare quanto segue: «(…) Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, la Tradizione ha sempre dichiarato che gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati; sono contrari alla legge naturale; precludono all’atto sessuale il dono della vita; non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale; in nessun caso possono essere approvati». Omofobia? No, dottrina cattolica. Quella che si dovrebbe insegnare nei campi scuola organizzati dalle parrocchie.
Ora, onestamente, ci vuole un bel coraggio a pretendere, come fa il Coordinamento Pride Torino, che in un contesto cattolico si possa mostrare ai ragazzi l’omosessualità come un’«innocente e simbolica alternativa all’amore naturale». No, non potendo mai integrare una vera complementarità affettiva e sessuale, come giustamente insegna il catechismo, essa è destinata a mantenere un aspetto patologico e diventare, quindi, una «malattia dell’amore». Esattamente come titola il controverso capitolo del libro di don Paolo.
A questo impavido e combattente sacerdote vogliamo dire tre cose.
Prima considerazione. Lo scoop della vicenda l’ha dato, ça va sans dire, il quotidiano “La Repubblica” con un articolo pubblicato il 24 luglio 2017 e intitolato Libro omofobo distribuito nei campi estivi di Michelino. Sulla natura “omofoba” del libro neppure il beneficio del dubbio: per quel giornale di regime è un dato di fatto incontrovertibile. Occorre segnalare, però, che il giornalista autore del pezzo è quel tale Jacopo Ricca che qualche anno fa, con un altro simile scoop, aveva creato il finto “mostro di Moncalieri”, la malcapitata professoressa Adele Caramico bollata come omofoba. La vicenda finì con l’evidenziare l’inconsistenza di quella risibile accusa e con le scuse di tutti alla povera insegnante finita nel tritacarne mediatico. Non si preoccupi, quindi, caro don Paolo, visto il precedente anche quest’ultima sortita di Jacopo Ricca finirà ben presto come la precedente, ovvero in un nulla di fatto.
Seconda considerazione. Un uomo di fede non deve mai dimenticare le parole del Maestro: «Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. (Mt. 5,11). Quindi, caro don Paolo, si reputi beato, ossia fortunato, per questo passeggero tourbillon mediatico.
Terza considerazione. La coordinatrice locale di Fratelli d’Italia, Denise Barcellona, è stata una delle poche voci coraggiosamente controcorrente sulla vicenda, ed è arrivata ad affermare pubblicamente quanto segue: «Don Paolo ha detto semplicemente la verità, e noto, con molto piacere, che non sono allora proprio tutti impazziti nella mia cara Nichelino. Quasi quasi domenica torno a messa». Beh, caro don Paolo, per il solo fatto di aver riportato una pecorella all’ovile e fatto tornare un fedele in chiesa, valeva la pena mettere in piedi questa bagarre e subire anche un linciaggio mediatico. Tutto ad maiorem Dei gloriam.
Fonte: CulturaCattolica.it del 27 luglio 2017