LIBRO PORNO-GAY NELLE SCUOLE PER "AVVENIRE" NON È OSCENO
L’indiscussa stima per la storia personale e professionale di Francesco D’Agostino rende ancora più difficile da comprendere la sua posizione critica, pubblicata da Avvenire il 9 maggio, nei confronti dell’iniziativa legale intrapresa dai Giuristi per la Vita e da Pro Vita Onlus circa i noti fatti accaduti al liceo classico Giulio Cesare. Colpisce, in particolare, il suo convincimento che «non è possibile qualificare rozzamente il libro della Mazzucco come “osceno”». Ora, perché quel testo debba considerarsi osceno e non adatto ad una scuola lo hanno perfettamente spiegato, lo scorso 30 aprile, Marcello Veneziani con il suo ineccepibile articolo “Che libertà è leggere in classe un libro porno?” pubblicato sul “Giornale”; Nicoletta Tiliacos con il suo ottimo pezzo “Demo Fellatio” apparso nella prima pagina del “Foglio”; e Mario Giordano dalle colonne di “Libero”, con il suo efficace intervento intitolato ”Macchè anti-gay: a scuola un libro porno”.
Il prof. D’Agostino ha certamente gusti raffinati, per cui proviamo a far giudicare dal lettore di media intelligenza e media cultura, secondo il comune senso dell’osceno, alcuni dei brani contestati: «(…) un pomeriggio, quando dopo la partita indugiò nello spogliatoio e si ritrovò solo con lui, Giose decise di agire – indifferente alle conseguenze. Si inginocchiò, fingendo di cercare l'accappatoio nel borsone, e poi, con un guizzo fulmineo, con una disinvoltura di cui non si immaginava capace, ficcò la testa fra le gambe di Mariani e si infilò l'uccello in bocca. Aveva un odore penetrante di urina, e un sapore dolce. Invece di dargli un pugno in testa, Mariani lasciò fare. Giose lo inghiottì fino all’ultima goccia e sentì il suo sapore in gola per giorni. Il fatto si ripeté altre due volte, innalzandolo a livelli di beatitudine inaudita». Merita anche quest’altro pezzo di alta letteratura: «La cabina era poco più grande di un ascensore, ma provvista di riviste pornografiche per stimolare l'erezione. Donne e uomini nudi, organi genitali squadernati in primissimo piano, adatti a ogni tendenza sessuale. Giose apprezzò la sensibilità dei dottori. Ma lo disgustò l'idea di concepire suo figlio masturbandosi sulla fotografia di uno stallone professionista. Chiuse gli occhi, pensò a Christian, e attivò la mano. Eiaculò in quattro minuti, e per la fretta maldestramente metà lo schizzò fuori. Gocce di liquido cremoso e opalescente colavano sul bordo del contenitore. Dovette pulirlo col kleenex. Il dottore incamerò il suo sperma e lo spedì in laboratorio senza commenti».
Il caso del liceo classico Giulio Cesare di Roma su RAI 1 a "Uno mattina famiglia"
Puntata del 3 maggio 2014
PILLOLA DEL GIORNO DOPO, NON TUTTI STANNO A GUARDARE
Non tutti stanno a guardare. Ad esempio i Giuristi per la Vita, l’Onlus Pro Vita, l’Unione Cattolica Farmacisti Italiani, il Forum delle Associazioni Familiari e l’Associazione Italiana Ginecologi e Ostestrici Cattolici hanno deciso di mettere in stato d’accusa la famigerata pillola del giorno dopo (Norlevo). Questo preparato chimico, attesta la letteratura scientifica (si leggano gli studi di Kahlenborn, Severs, Stanford, Mikolajczyk, Alegre-del Rey, Puccetti, Mozzanega, Cosmi), può avere non solo effetti contraccettivi, ma anche abortivi.
Secondo invece una nota dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) del dicembre scorso, il “Norlevo (levonorgestrel) è un contraccettivo d’emergenza, comunemente chiamato ‘pillola del giorno dopo’. Agisce ritardando l’ovulazione, impedendo così la fecondazione”. Dei suoi possibili effetti abortivi non si fa cenno. Non solo, ma nella Gazzetta ufficiale del 4 febbraio di quest’anno si avvisa che il vecchio foglietto illustrativo del Norlevo in cui si indicava il meccanismo antinidatorio della molecola e dunque abortivo – l’embrione non riesce più ad impiantarsi in utero e così muore – è stato cambiato ed ora gli effetti presenti nel nuovo bugiardino sono solo quelli anticoncezionali. La posizione dell’Aifa è avvalorata in un certo qual modo anche da una sentenza del Tar del Lazio del 2001. In essa i giudici da una parte chiesero che nel foglietto illustrativo del Norlevo comparisse l’effetto antinidatorio, che come abbiamo appena visto oggi non è più indicato, ma dall’altra - dato che secondo loro la gravidanza inizia quando l’embrione si è impiantato sulla parete uterina – il Norlevo non era una pillola abortiva proprio perché i suoi effetti si producevano prima dell’impianto in utero dell’embrione.
LA MAZZUCCO COME CATULLO? LO PSICOLOGO CHE STRAPARLA
La denuncia presentata dai Giuristi per la Vita e dall’associazione Pro Vita Onlus contro gli insegnanti del Liceo Giulio Cesare di Roma per la nota vicenda legata al romanzo di Melania Mazzucco - che La Nuova BQ per primo ha reso pubblica - ha suscitato inevitabili reazioni nell’opinione pubblica. Numerose, e a tratti commoventi, sono state le attestazioni di gratitudine e di stima pervenute all’indirizzo di posta elettronica dei Giuristi per la Vita.
Non sono mancate, com’era prevedibile, anche reazioni opposte. Due per la precisione, una delle quali merita di essere parzialmente riportata:
«Buongiorno, sono disgustato dalla denuncia presentata contro il Liceo Giulio Cesare a seguito della meravigliosa decisione di far leggere agli alunni del ginnasio il libro "Sei come sei". Forse chi ha presentato l'esposto e chi si è fatto propugnatore di questa caccia alle streghe degna della santa inquisizione non sa che al liceo classico si legge e traduce il grande poeta Catullo e che i classici greci e romani avevano costumi liberi e grande saggezza. Purtroppo la grande cultura classica è stata soppiantata da una cultura (?) mediorientale ottusa, sessuofoba, castrante che si è propagata come un virus immondo e che trova le sue radici in quel libro mefitico che è la bibbia...Trovo sconcertante la vostra ignoranza, nel senso che ignorate ciò che ai Licei viene giustamente insegnato. In quanto ai genitori beghini che si sono scandalizzati io toglierei volentieri a loro i figli in quanto non degni di educare e soggetti socialmente pericolosi (…) Con disprezzo, dott. Paolo Lovera».
Il dott. Paolo Lovera non è uno psicopatico ma uno psicologo, e per giunta di chiara fama. E’ presidente del Centro di Psicologia delle Risorse OASI di Cuneo, attivo dal 1988, il quale si occupa di psicologia clinica, dello sviluppo e di formazione, ispirandosi ai “ principi della psicologia umanistica secondo la quale non sono le pulsioni istintuali a motivare il soggetto, ma piuttosto il bisogno di conoscere, di esprimersi, di costruire relazioni gratificanti e di autorealizzazione. Il centro si ispira inoltre agli insegnamenti del suo fondatore, Dott. Attilio Giribaldi, psicologo-psicoterapeuta che ha avuto un ruolo centrale nello sviluppo della psicologia in provincia di Cuneo e che per molti è stato un maestro. L’equipe dell’associazione presieduta dal dott. Lovera è di tutto rispetto, oltre che tutta al femminile: vi è infatti la Dott.ssa Elena Balbo psicologa, la Dott.ssa Isabel Giraudo neuropsicomotricista, la Dott.ssa Lia Gonella psicologa – psicoterapeuta, la Dott.ssa Enrica Gregorio psicologa, Dott.ssa Elvira Margherita Lingua psicologa – psicoterapeuta e la Dott.ssa Giovanna Pezone psicologa – psicoterapeuta.
LETTURE PORNOGRAFICHE A SCUOLA: DENUNCIATI GLI INSEGNANTI DEL LICEO CLASSICO GIULIO CESARE DI ROMA
COMUNICATO STAMPA 17-2014
L’associazione Giuristi per la Vita e l’associazione Pro Vita Onlus hanno presentato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma una denuncia per i reati previsti e puniti dagli artt. 528 e 609 quinquies del Codice Penale, aggravati ex art. 61, primo comma, n.9 del medesimo Codice, commessi da insegnanti del Liceo Classico Giulio Cesare di Roma.
In attuazione del documento dell’U.N.A.R., Ufficio Nazionale Antidiscriminazione Razziale, che va sotto il nome di Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013-2015), il quale prevede, tra l’altro, l’«arricchimento delle offerte di formazione con la predisposizione di bibliografie sulle tematiche LGBT e sulle nuove realtà familiari», alcuni docenti del Liceo Classico Giulio Cesare di Roma, nelle prime classi del ginnasio (frequentate quindi da studenti di età compresa tra i quattordici – e forse qualcuno di tredici – ed i sedici anni), gli allievi sono stati obbligati a leggere un romanzo, a forte impronta omosessualista, dal titolo “Sei come sei” della scrittrice Melania Mazzucco (Edizioni Einaudi), alcuni passi del quale rivelano, in realtà, un chiaro contenuto pornografico.
Uno dei brani contestati, in particolare, è quello contenuto nelle pagine 126 e 127 del citato romanzo, in cui testualmente si legge: «(…) Nessuno avrebbe mai sospettato che quel muscoloso, ruvido, stopper della squadra di calcio dell’oratorio (…) la notte si stancava la mano sulle foto di Jimi Hendrix, Valerij Borzov e Cassius Clay. Pure, benché sapesse che Mariani Andrea non soltanto lo avrebbe respinto ma anche tradito e sputtanato, un pomeriggio, quando dopo la partita indugiò nello spogliatoio e si ritrovò solo con lui, Giose decise di agire – indifferente alle conseguenze. Si inginocchiò, fingendo di cercare l'accappatoio nel borsone, e poi, con un guizzo fulmineo, con una disinvoltura di cui non si immaginava capace, ficcò la testa fra le gambe di Mariani e si infilò l'uccello in bocca. Aveva un odore penetrante di urina, e un sapore dolce. Invece di dargli un pugno in testa, Mariani lasciò fare. Giose lo inghiottì fino all’ultima goccia e sentì il suo sapore in gola per giorni. Il fatto si ripeté altre due volte, innalzandolo a livelli di beatitudine inaudita».
Si tratta di divulgazione di materiale dichiaratamente osceno, che non può non urtare la sensibilità dell’uomo medio, specie se si considera che tale divulgazione era diretta ad un pubblico composto da minorenni.
Il PRESIDENTE
Avv. Gianfranco Amato
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OMOFOBIA, A CHE PUNTO È LA LEGGE
Il 15 aprile scorso è ripreso in Commissione Giustizia del Senato l’esame congiunto sul disegno di legge Scalfarotto in tema di omofobia, sospeso nella precedente seduta dell'8 aprile. Il senatore Felice Casson del PD chiede alla Presidenza di organizzare i lavori della Commissione così da consentire la conclusione dell’esame «in un tempo ragionevole». In proposito, segnala l’opportunità di demandare all'Ufficio di Presidenza la decisione di procedere con apposite sedute notturne dedicate all'esame delle proposte emendative. Vorrebbero tornare ad operare i figli delle tenebre. Fortunatamente, però, il Presidente della Commissione, senatore Nitto Palma di Forza Italia, osserva che il provvedimento non risulta ancora inserito nel calendario dei lavori dell'Assemblea e che, pertanto, non appaiano condivisibili richieste di compressione della discussione o di accelerazione dei tempi d'esame. In merito alla possibilità di convocare sedute notturne, lo stesso Presidente rileva come esse, per prassi nella organizzazione dei lavori della Commissione, siano state convocate solo per l’esame di provvedimenti urgenti.
Dopo brevi interventi dei senatori Casson, Giovanardi ed Enrico Buemi del Gruppo Autonomie-PSI-Maie, il Presidente Nitto Palma avverte che si riprenderà dall’esame dell'emendamento 1.16, sul quale, in sostituzione della relatrice Capacchione del PD, ribadisce il parere contrario. Il rappresentante del governo, Sottosegretario Ferri si rimette alla Commissione.
Dopo l’intervento per dichiarazione di voto favorevole del senatore Lucio Malan di Forza Italia e del senatore Carlo Giovanardi, prende la parola preannunciando il voto favorevole sulla proposta e rilevando l’inopportunità di proseguire nell'esame dei disegno di legge il quale, se approvato, finirebbe per introdurre nell'ordinamento un odioso reato di opinione. Si domanda ancora una volta per quale ragione si debba unicamente sanzionare le forme di discriminazione motivate dall'orientamento sessuale e non già altre forme di discriminazione parimenti deleteri. Verificata la presenza del numero legale, la Commissione respinge l'emendamento 1.16.
LA VIA ITALIANA ALLE NOZZE GAY
In Italia non serve una legge che permetta di celebrare le “nozze” gay. Una coppia omosessuale che volesse “sposarsi” può già rivolgersi ai giudici o agli amministratori locali per farlo senza aspettare una pronuncia del Parlamento sul tema. Non sono esagerazioni queste, bensì una nitida fotografia di un percorso che ha portato alla legittimazione per via giurisprudenziale ed amministrativa del “matrimonio” omosessuale.
L’ultima puntata di questa saga arcobaleno si è svolta in quel di Latina, dove l’amministrazione comunale ha recepito la domanda di trascrizione nei registri del comune del “matrimonio” contratto nel 2002 in Olanda da Antonio Garullo e Mario Ottocento, nonostante sul caso si fosse già espressa la Cassazione in modo negativo qualche anno fa, come vedremo più avanti. Il provvedimento è stato proposto da quattro consiglieri del PD ed ha registrato 14 voti a favore, due contrari e un astenuto. Il Sindaco ha tenuto a precisare che ha solo accolto la domanda, cioè ha solo avviato la relativa procedura ma che non può perfezionarla trascrivendo l’atto di “matrimonio” finchè gli organi ministeriali non si saranno pronunciati sul punto, consapevole poi che solo il Parlamento è competente a legiferare in materia. E così il primo cittadino ha inviato tutto l’incartamento a Roma. Dunque il succo del discorso è questo: non si può fare, però noi iniziamo a farlo ugualmente.
La vicenda di Latina è solo l’esito di un iter giuridico, o meglio: para-giuridico, che è iniziato qualche anno fa. Nell’aprile del 2009, a seguito di un ricorso presentato da una coppia gay, il Tribunale di Venezia ha emesso un’ordinanza di remissione presso la Corte Costituzionale chiedendo che si vagli la costituzionalità del Codice Civile laddove non contempli il cosiddetto “matrimonio” omosessuale. A breve distanza sono state presentate analoghe ordinanze dai tribunali di Trento, Ferrara e Firenze. La Consulta ha respinto i ricorsi "in quanto le unioni omosessuali non possono essere ritenute omogenee al matrimonio" (sentenza n. 138/2010, ordinanze n. 276/2010 e n. 4/2011), però aprì al riconoscimento giuridico delle coppie di fatto omosessuali perché “formazioni sociali” ex art. 2 della Costituzione: “In tale nozione è da annoverare anche l’unione omosessuale, intesa come stabile convivenza tra due persone dello stesso sesso, cui spetta il diritto fondamentale di vivere liberamente una condizione di coppia, ottenendone – nei tempi, nei modi e nei limiti stabiliti dalla legge – il riconoscimento giuridico con i connessi diritti e doveri".
LIBRETTI GENDER, ALTRO CHOC A MILANO
L’iniziativa della Provincia. La famiglia? «È un sentimento»
di Gianfranco Amato
E' giunta in diverse scuole lombarde una “guida operativa” finalizzata a «diffondere la cultura di genere nei percorsi scolastici primari e secondari di primo e secondo grado, fino al compimento dell’obbligo educativo». Il titolo è "Impari a scuola", simpatico calembour che gioca con i concetti di apprendimento e diseguaglianza. Il committente è l’Ufficio della consigliera di parità della provincia di Milano e di Monza e Brianza, in collaborazione con l’Agenzia Formazione e Lavoro, azienda speciale della Provincia di Milano.
Secondo quella guida, «la scuola risulta essere un luogo privilegiato di riflessione sulle differenze e sugli stereotipi di genere», perché sarebbe «proprio nel periodo scolastico che bambine/i e adolescenti cominciano a strutturare in maniera più definita identità, personalità e a sviluppare caratteristiche e capacità individuali», e quindi «un approfondimento su questo tema si pone come un’opportunità per progettare un percorso di vita, scolastico e professionale, sulla base delle proprie inclinazioni ed aspirazioni, che non necessariamente debbono corrispondere a quello che, a volte, rigidi modelli di genere impongono».
La guida prevede anche delle "schede di intervento operativo" dai titoli significativi.
Alcuni esempi: "Come siamo, come vorremmo essere: narrazioni autobiografiche in classe" (scheda 1); "Gli stereotipi nelle professioni" (scheda 2); "Il riconoscimento e l’analisi degli stereotipi attraverso il cinema" (scheda 5); "La fiaba nella tradizionepopolare: ruoli e pregiudizi" (scheda 7); "Oggi in classe parliamo di… differenze di genere" (scheda 9).
La guida affronta, poi, anche il tema della famiglia nei seguenti termini: «Se si volesse tentare una definizione, la più vicina possibile all’immagine diffusa e condivisa di cosa siano le famiglie oggi, l’espressione più efficace sarebbe senz’altro la famiglia come sentimento, o la famiglia affettiva, secondo un’altra formula di successo». Bisogna ormai parlare di «pluralità di modelli familiari» (poiché «vi sono poi le famiglie monoparentali, le famiglie di fatto, i genitori omosessuali dell’uno o dell’altro sesso») e riconoscere proprio il «sentimento come base e scelta di relazione familiare». Si precisa, infine, come il superamento della «famiglia classica genitori/figli» rappresenti «un cambiamento culturale e di mentalità», che ha portato a superare «il giudizio di devianza» verso forme alternative di famiglie e ad accettare la «cultura della differenza, capace di riconoscere le pluralità dei modi in cui i soggetti desiderano e possono formare nuclei affettivi».
La guida affronta anche il tema delle "nuove pratiche educative". Si legge, infatti, che «nelle famiglie contemporanee è entrata in crisi una concezione normativa dell’educazione dei genitori verso i figli e le figlie», la quale prevedeva «la trasmissione di valori e regole, indiscutibili, dalla generazione più vecchia alla più giovane». Oggi, secondo la guida, «prevale una concezione dell’autonomia di bambini, bambine e adolescenti come attori sociali competenti, soggetti attivi, protagonisti della costruzione della propria vita, detentori di diritti», «si sta attuando quindi un grande mutamento sociale e culturale nella relazione genitori figli, figlie e questi ultimi rifiutano di seguire passivamente i modelli ereditati dalle generazioni precedenti.
Pubblicato su Avvenire del 19 aprile 2014
IL "DIRITTO AL FIGLIO" CAPOVOLGE I PRINCÌPI COSTITUZIONALI
La vicenda dello scambio di embrioni all’ospedale Pertini di Roma ha aperto il vaso di Pandora. I primi ad accorgersene sono i giuristi. Quello che è accaduto infatti non integra nessun reato, perché la legge penale non prevede nulla in materia. La legge civile, invece, non dice nulla circa l’eventualità che, una volta nati i gemelli, il padre biologico intenda rivendicarne la paternità, o che il padre ingannato voglia disconoscere il figlio che non è a lui geneticamente collegato con il DNA. Si aprono scenari tanto inediti quanto sconfortanti.
Durante un programma radiofonico, il conduttore di una trasmissione che trattava della vicenda del Pertini, si è spinto ad ipotizzare una sorta di sabotaggio. Poiché non esistono precedenti al mondo, e quello italiano è il primo ed unico caso – questa la tesi del conduttore – tutta la vicenda non si sottrae al sospetto di un’azione deliberata per screditare il procedimento di fecondazione artificiale, visto il dibattito in corso. Una perfida manina incaricata dalla lobby clericale e oscurantista del mondo pro-life legato al Vaticano. A parte la risibilità della tesi, sono i fatti a sbugiardare il fantasioso conduttore.
Chi si occupa di bioetica sa che non sono infrequenti episodi come quello accaduto al Pertini, anche se non sempre vengono facilmente riconosciuti. In alcuni casi l’errore si rende evidente ex se, come è avvenuto nel primo incidente di questo tipo registrato in Gran Bretagna il 15 luglio del 2002, quando una donna bianca ha partorito due gemellini di colore nero. In altri casi, invece, i responsabili delle cliniche tentano di evitare lo scandalo.
FECONDAZIONE, A RISCHIO L'IDENTITÀ DELL'UOMO
Lo scambio di embrioni all’ospedale ‘Pertini’ di Roma (una donna che si era sottoposta alla tecnica artificiale omologa ha scoperto di portare in grembo due bambini non suoi, ndr) riaccende il dibattito sulla fecondazione, in questi giorni al centro delle polemiche anche per il via libera a quella eterologa da parte della Corte Costituzionale. “Avere un figlio a tutti i costi non è lecito, il figlio non è un diritto” ha ammonito Gianfranco Amato, presidente di Giuristi per la Vita. Sulla stessa lunghezza d’onda il prof. Filippo Boscia, presidente dell’Associazione Medici Cattolici Italiani, secondo il quale “si sta inaugurando un capitolo della bioetica che si può senza dubbio definire tragico. Sempre più, siamo di fronte ad un furto dell’identità dell’embrione: è una surrogazione che non è tollerabile”. Intanto, dopo i fatti accaduti all’ospedale ‘Pertini’, sono decine le coppie preoccupate per il timore di essere incorse nello stesso ‘errore medico’(a cura di Federico Piana)
Fonte: Radio Vaticana Italia 105
IL MATRIMONIO GAY? I MAGISTRATI LO IMPONGONO
di Gianfranco Amato
A Grosseto, il matrimonio gay è stato riconosciuto dal Comune. Per ordine del tribunale, le nozze celebrate a New York, nel 2012, con rito civile fra due italiani, sono state trascritte nel registro di stato civile della città toscana. Secondo il giudice, nel codice civile «non è individuabile alcun riferimento al sesso in relazione alle condizioni necessarie» al matrimonio. Protagonisti della storia sono Giuseppe Chigiotti e Stefano Bucci, un architetto e un giornalista. Si tratta del primo caso in Italia.
Qualcuno un giorno ricorderà il tempo in cui l’Italia era una repubblica parlamentare. Prima, cioè, della sua trasformazione in repubblica giudiziaria. Prima della mutazione genetica istituzionale avvenuta attraverso Il potere dei magistrati-legislatori. Sintomatici, in particolare, i recenti interventi giurisprudenziali capaci persino di ribaltare la prospettiva antropologica che sottendeva alcuni provvedimenti legislativi approvati da un parlamento che ingenuamente si riteneva investito del potere di legiferare, in virtù del mandato popolare conferitogli attraverso libere e democratiche elezioni.
È stato, ad esempio, il Tribunale per i minorenni di Bologna a disporre l’affidamento di una minore di tre anni ad una coppia convivente di uomini omosessuali, ignorando del tutto il fatto che tale anomala coppia non può considerarsi un «ambiente familiare idoneo» ai sensi dell’art. 2, primo comma, della Legge 4 maggio 1983, n. 184, in grado di assicurare al minore affidato «il mantenimento, l’educazione, l’istruzione e le relazioni affettive di cui egli ha bisogno». Anche in questo caso non conta la ratio della legge, né tantomeno la volontà del legislatore, ma solo la Weltanschauung personale del singolo magistrato chiamato ad applicarla.
OMOFOBIA, IL GOVERNO MANDA SCALFAROTTO
di Gianfranco Amato
E’ cominciato in anticipo il dibattito in Commissione Giustizia del Senato sugli emendamenti al disegno di legge Scalfarotto in tema di omofobia. La decisione di anticipare i tempi ha creato le prime scintille. Il senatore Carlo Giovanardi, infatti, ha esordito contestando tale decisione, in quanto nella riunione dell'Ufficio di Presidenza per la programmazione dei lavori si era convenuto di destinare alla votazione di tali proposte la seduta già convocata per mercoledì, 9 aprile. Lo stesso Giovanardi, poi, pur apprezzando la presenza del sottosegretario Scalfarotto, ha lamentato l’assenza di un sottosegretario o Viceministro che potesse esprimere l’orientamento del Dicastero della giustizia, ed ha, infine, precisato di essere consapevole che il provvedimento in esame non deve e non può essere considerato solo dalla prospettiva delle implicazioni di politica giudiziaria, giacché esso implica questioni di particolare rilievo, che sempre si pongono quando si tenta di introdurre reati di opinione nel sistema della repressione penale.
Si è, poi, passati alla votazione delle proposte emendative, riferite all’articolo 1 del disegno di legge, sulle quali erano già stati espressi i pareri da parte del relatore e del rappresentante del Governo. Quest’ultimo, in particolare, ha ribadito di rimettersi alla Commissione su tutte le proposte emendative. Ed ecco il resoconto della seduta:
"Per dichiarazione di voto sull’emendamento 1.1 prende la parola il senatore Giovanardi, il quale rileva a nome del proprio Gruppo che l’emendamento è volto a introdurre definizioni di omofobia e transfobia tanto vaghe da rendere quanto mai evidente l’inopportunità di proseguire nell’esame di un disegno di legge che, se approvato, si risolverebbe nell’introduzione di una tutela penale rafforzata e particolarmente odiosa contro l’espressione di alcuni orientamenti di pensiero. Dal momento che l’emendamento 1.1 svolge l’implicita funzione di porre in piena luce le contraddizioni insite del disegno di legge nel suo complesso, lo stesso senatore Giovanardi annuncia il proprio orientamento contrario. Verificata la presenza del numero legale, l’emendamento 1.1 è posto in votazione e risulta non approvato.
L’ITALIA È ANCORA UNA REPUBBLICA PARLAMENTARE?
di Gianfranco Amato
La sentenza della Corte costituzionale ha demolito uno degli ultimi “paletti” della Legge 40/2004: il divieto della procreazione medicalmente assistita eterologa. Questa pronuncia pone, innanzitutto, un problema di politica legislativa, se si considera che nei dieci anni di vigenza della Legge 40, questa ha subito più di trenta interventi della magistratura che ne hanno radicalmente modificato la stessa ratio. Il risultato di questi interventi ha capovolto la prospettiva antropologica che aveva ispirato la legge approvata dalle Camere. E qui si pone un inquietante interrogativo su quale sia l’organo istituzionale deputato a legiferare nel nostro Paese: il Parlamento democraticamente eletto o la Corte costituzionale? In gioco, come si vede, vi è lo stesso concetto di democrazia.
Nel merito della vicenda, la disposizione normativa dichiarata incostituzionale, aveva, in realtà, due funzioni importanti. Primo, salvaguardava il diritto del nascituro a conoscere le proprie origini, al fine di tutelarne l’identità personale, oltre che garantirne la tutela sanitaria e sociale. Secondo, evitava il lucroso commercio di gameti che va sotto il falso nome di donazione ed il conseguente squallido sfruttamento delle donne. I cosiddetti “paletti” della Legge 40 avevano, in realtà, il merito di porre un freno alla moltiplicazione delle figure genitoriali con le conseguenti ripercussioni negative sull’identificazione bio-psichica del nascituro e sulla stabilità del legame di coppia. La responsabilità procreativa della coppia uomo-donna è la migliore risposta alla protezione familiare e sociale, quale condizione della stabilità del nascituro.
RICORSO AL TAR DEL LAZIO CONTRO LA PILLOLA NORLEVO
COMUNICATO STAMPA 16-2014
L’associazione Giuristi per la Vita, l’Unione Cattolica Farmacisti Italiani, il Forum delle Associazioni Familiari, l’A.I.G.O.C. Associazione Italiana Ginecologi e Ostestrici Cattolici, l’associazione Pro Vita Onlus, difese dagli avvocati Gianfranco Amato, Giorgio Razeto, Maria Luisa Tezza, Stefano Spinelli E Salvatore Francesco Donzelli, hanno presentato ricorso al T.A.R. Lazio contro il Ministero della Salute, l’Agenzia Italiana del Farmaco, la società Laboratoire HRA Pharma, la società Aziende Chimiche Riunite Angelini Francesco A.C.R.A.F. S.p.A.
Oggetto del ricorso è «l’annullamento, previa sospensione, della determinazione dell'Agenzia Italiana per il Farmaco V & A 2215 del 17 dicembre 2013, pubblicata per estratto sulla G.U., Serie Generale, n. 28 del 4.2.2014, Supp. Ord. n. 10, di modifica dell’autorizzazione all’immissione in commercio del medicinale per uso umano “Norlevo” (14A00534), anche con particolare riguardo alla parte in cui si afferma in modo apodittico e indimostrato che il farmaco non può impedire l'impianto nell’utero di un ovulo fecondato, causando l'interruzione della gravidanza, cioè un aborto, provocando la morte dell'embrione».
Sulla Gazzetta Ufficiale del 4 febbraio 2014, infatti, è stata pubblicata la revisione del foglietto illustrativo del Norlevo, cancellando l'azione di possibile impedimento dell'impianto dell'embrione. Ora, secondo quel foglietto revisionato dall'AIFA, il Norlevo si limiterebbe a «inibire o ritardare l'ovulazione». A seguito di tale modifica viene di fatto pesantemente aggredito il diritto all’obiezione di coscienza dei medici e dei farmacisti alla prescrizione e alla distribuzione delle “pillole dei giorni dopo”.
Con una forzatura giuridica e scientifica, questi preparati sono stati classificati come “contraccettivi”, quando gli studi onesti e approfonditi hanno dimostrato che essi – oltre ad essere anche rischiosi per la salute della donna – possono avere l'effetto di impedire l'annidamento del concepito, determinandone la morte.
«La sfida dello stato democratico è di mantenere la tensione verso i suoi valori fondamentali nel rispetto del principio di legalità»: così il Comitato Nazionale di Bioetica concludeva il documento del 12.7.2012 sull’obiezione di coscienza, ampiamente valorizzata e sostenuta.
Si sceglie, invece, la strada della verità ufficiale – affermata con la forza delle leggi e dei provvedimenti amministrativi e che, sebbene falsa, non può essere messa in discussione – e con la spinta repressiva verso professionisti sanitari, come i medici e i farmacisti, non solo preparati e aggiornati, non solo attenti al rispetto dei valori espressi dai Codici deontologici, ma anche ubbidienti alla coscienza e non disposti a chiudere gli occhi sulla realtà.
Queste le ragioni che hanno indotto ad adire il Tribunale Amministrativo del Lazio.
IL PRESIDENTE
Avv. Gianfranco Amato
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La Consulta: illegittimo il divieto alla fecondazione eterologa. Giuristi per la Vita: ultima picconata alla Legge 40
E' illegittimo il divieto alla fecondazione eterologa, ossia praticata con gameti di un donatore esterno alla coppia. Lo ha sancito la Corte Costituzionale italiana, bocciando così i punti della legge 40, in materia di procreazione assistita, che vietavano di praticare l'eterologa in Italia. Paolo Ondarza ha raccolto il commento di Gianfranco Amato, presidente dei Giuristi per la vita:
R: - E’ una pronuncia grave! La norma che è stata dichiarata costituzionalmente illegittima, in realtà - anche se non è una legge cattolica - salvaguardava i nascituri e il loro diritto a conoscere le proprie origini, anche al fine di tutelare l’identità personale, oltre che garantirne la tutela sanitaria e sociale, da una parte; e, dall’altra, evitava il lucroso commercio di gameti che va sotto il falso nome di donazione e il conseguente sfruttamento delle donne.
D. - La Legge 40 - il cui tema è assolutamente delicato e complesso - ha visto da sempre attorno a sé un dibattito acceso su questioni etiche, sociali e anche ideologiche…
R. - Sì! Se noi consideriamo che la Legge 40, nei suoi 10 anni, ha subito 31 interventi della Corte Costituzionale che hanno completamente stravolto la prospettiva antropologica che stava alla base della ratio, noi ci dobbiamo chiedere chi legifera in questo Paese: il Parlamento democraticamente eletto o la Corte Costituzionale?
D. - Presidente Amato, la pronuncia - secondo chi l’ha sostenuta e l’ha votata - fa riferimento a una disparità che si sarebbe venuta a creare tra le coppie che accedono all’omologa, consentita dalla Legge 40, e quelle che si vedono negate il ricorso all’eterologa…
R. - Non è un approccio corretto, perché la fecondazione assistita, medicalmente assistita secondo la prospettiva della Legge 40, aveva dei criteri e dei paletti molto precisi, che ponevano un freno alla moltiplicazione delle figure genitoriali, con tutte le conseguenti ripercussioni negative, anche sulla stessa identificazione biospichica del nascituro. Era tutta improntata ad una responsabilità procreativa di una coppia uomo-donna, che è la condizione minima per la stabilità del nascituro! Per cui c’erano una serie di paletti: persone di sesso diverso, conviventi, non fertili... Purtroppo sono saltati!
D. - Neanche il tema della fuga - chiamiamola così - all’estero di tante coppie, in quei Paesi in cui l’eterologa è legale, può essere in qualche modo una spiegazione o una motivazione a suffragio di questa pronuncia?
R. - Assolutamente no! Che cosa significa la fuga all’estero? Una cosa che oggettivamente è ingiusta e vietata, il fatto che in altri Paesi sia consentita… No, questo non è un ragionamento che tiene! Se una norma è ingiusta, lo è e a prescindere dal fatto che in altri Paesi sia consentita.
D. - A questo punto la Legge 40 che validità ha?
R. - Ce lo chiediamo! Questa è l’ultima picconata, probabilmente la più grave, ad una legge che non è più quella che è stata approvata dal parlamento.
GENDER/SCUOLA: IL MIUR BLOCCA GLI OPUSCOLI UNAR. CHE SI SCUSA
Paolo Ferrario
Una circolare del Ministero dell’Istruzione ha bloccato la diffusione nelle classi degli opuscoli “Educare alla diversità a scuola”, realizzati dall’Istituto A. T. Beck su mandato dell’Unar (che li ha pagati 24.200 euro). Lo ha comunicato ufficialmente ieri mattina il direttore generale del Dipartimento per l’Istruzione del Miur, Giovanna Boda, incontrando il Fonags, il Forum nazionale delle associazioni dei genitori della scuola. Lo stesso dirigente ha anche dato conto di una lettera ufficiale di scuse inviata al Miur dall’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, per aver portato avanti il progetto senza condividerlo con il Ministero, come denunciato tempo fa dal sottosegretario all’Istruzione, Gabriele Toccafondi.
La diffusione degli opuscoli aveva provocato la forte reazione delle associazioni dei genitori, a causa dei contenuti fortemente orientati verso l’ideologia gender e Lgbt (lesbiche gay, bisessuali e transessuali). E non poteva essere altrimenti, visto che, come ha ammesso alla Camera il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Sesa Amici, in risposta a un’interpellanza del deputato di Per l’Italia, Gian Luigi Gigli, la diffusione degli opuscoli si collocava «nell’ambito» delle azioni previste dalla Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere, concordata dallo stesso Unar unicamente con 29 associazioni Lgbt e senza il coinvolgimento del Forum nazionale delle associazioni familiari, che pure rappresenta oltre tre milioni di famiglie italiane.
Pillola del giorno dopo - I Giuristi per la Vita ed altre quattro associazioni ricorrono al Tar del Lazio
di FRANCESCO OGNIBENE
Cinque associazioni cattoliche contro la pillola del giorno dopo.L’Associazione giuristi per la vita, l’Unione cattolica farmacisti italiani, il Forum delle associazioni familiari, l’Associazione italiana ginecologi e ostetrici cattolici e l’Associazione Pro Vita hanno depositato ieri un ricorso al Tar del Lazio contro la determinazione dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) del 17 dicembre 2013, pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 4 febbraio, nella quale veniva accolta la richiesta avanzata dalla casa farmaceutica produttrice di modificare il "bugiardino" del Norlevo – nome commerciale del farmaco meglio noto come "pillola del giorno dopo" – omettendo la citazione della sua potenziale abortività per limitarsi a citare gli effetti di inibizione o di ritardo dell’ovulazione.
Un simile intervento dell’organismo pubblico di farmacovigilanza, dipendente dal Ministero della Salute, ha l’effetto di evitare la catalogazione del Norlevo tra i farmaci abortivi, dunque soggetti alla disciplina della legge 194 (incluso il diritto all’obiezione di coscienza), spostandolo nella categoria degli anticoncezionali.
La strategia dei fautori della cosiddetta "contraccezione d’emergenza" è chiara: giungere a una regolamentazione analoga a quella vigente in Francia (l’azienda che produce il farmaco è la francese Laboratoire Hra Pharma) dove – come si legge sul sito della casa farmaceutica – Norlevo è «il primo prodotto contraccettivo ormonale disponibile senza obbligo di prescrizione e il primo prodotto disponibile gratuitamente sotto i 18 anni». Un farmaco da banco, come chiede una storica campagna dei radicali.
Precisazione sul contributo professionale del dott. Renzo Puccetti
COMUNICATO STAMPA 15-2014
A seguito di alcune spiacevoli polemiche apparse sulla Rete, i Giuristi per la Vita precisano che il dott. Renzo Puccetti ha prestato, in più occasioni, la propria attività professionale nel redigere relazioni tecniche di carattere medico-scientifico, utilizzate dagli stessi Giuristi per la Vita per intraprendere diverse azioni legali, tra cui il recentissimo ricorso al TAR Lazio avverso la determinazione dell’Agenzia Italiana per il Farmaco con cui è stata modificata l’autorizzazione all’immissione in commercio del medicinale per uso umano “Norlevo”.
I Giuristi per la Vita colgono l’occasione per ringraziare il dott. Renzo Puccetti del prezioso e disinteressato contributo professionale da lui generosamente offerto in pieno spirito di collaborazione.
IL PRESIDENTE
Avv. Gianfranco Amato
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