In piedi! Entra il Tribunale della coscienza dei medici e dei farmacisti!
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- Pubblicato Martedì, 09 Luglio 2013 00:21
L'avv. Marilisa D'Amico, su L'Unità (cliccando sul titolo si accede all'articolo) presenta la sua soluzione per quello che ritiene il problema dell'alto numero degli obiettori di coscienza all'aborto.
Vediamo, intanto, come l'Autrice presenta il quadro normativo:
"Con la legge 194 del 1978, si è garantita la possibilità per la donna di interrompere la gravidanza, a certe condizioni, bilanciando il suo diritto alla salute, fisica e psichica, con il diritto alla vita del nascituro, che naturalmente dipende dalla scelta libera della donna circa il proprio futuro.La stessa legge garantisce, all’art. 9, il diritto dei medici di dichiarare la propria obiezione di coscienza, astenendosi dagli interventi abortivi, a certe condizioni"
Come vedete, l'avv. D'Amico usa due volte l'espressione "a certe condizioni": prima riferendosi al diritto della donna di abortire e poi a quello dei medici di dichiarare la propria obiezione di coscienza.
E allora diciamolo chiaramente: il diritto della donna di abortire è, in realtà (fino al momento in cui sussiste la possibilità di vita autonoma del feto), incondizionato; e altrettanto incondizionato è il diritto dei sanitari all'obiezione di coscienza alle pratiche abortive (cioè a quelle specificamente e necessariamente dirette a provocare l'aborto).
Il fatto è che l'avv. D'Amico vuole mantenere incondizionato il primo diritto, mentre vuole limitare il secondo. E vediamo come:
"La soluzione, a mio avviso, non sta nell’abolizione del diritto all’obiezione, e cioè dell’art. 9 della legge, come pure è chiesto da più parti, ma nella corretta e severa applicazione dello stesso: un esame serio delle motivazioni individuali; la necessità che l’obiezione sia limitata all’intervento strettamente abortivo e non alle attività collaterali, che per alcuni arrivano fino al farmacista che nega “la pillola del giorno dopo”, pure dietro prescrizione; una verifica a livello regionale della presenza in tutti gli ospedali di medici che applicano pienamente la legge".
Avete capito bene: qualcuno (la D'Amico non dice chi: si propone Lei?) dovrà "seriamente esaminare le motivazioni individuali" del medico o dell'infermiere o del portantino che non vogliono contribuire all'uccisione dei bambini non ancora nati. Come verrà condotto questo esame? Che domande verranno fatte al medico?
Accanto a questo Tribunale della coscienza dei sanitari la Autrice pensa, ovviamente, a ben altri limiti, come l'obbligo di compimento delle attività "collaterali". Peccato che questo sia già previsto dalla legge e che all'Autrice interessa solo impedire l'obiezione di coscienza ai farmacisti alla pillola del giorno dopo. Interessante vedere il concetto di "collaterale" che ha l'avv. D'Amico: c'è un medico che fa la prescrizione per un preparato; questo preparato viene distribuito nelle farmacie: come fa ad essere "collaterale" la consegna del farmaco, se è un passaggio essenziale tra la prescrizione del medico e l'assunzione del preparato?
Ma, in realtà, alla D'Amico interessa davvero un risultato: bandi di concorso riservati a non obiettori.
Giacomo Rocchi
Fonte: http://veritaevita.blogspot.it/2013/06/in-piedi-entra-il-tribunale-della.html