LEGGE SULL'OMOFOBIA POTREBBE ZITTIRE I CATTOLICI

di Filippo Martini - Gabriele Fanti - Gian Paolo Babini

I Giuristi per la vita contro il documento: "Dove la norma è in vigore ritenuto discriminatorio un brano del Vangelo di Matteo perché contrastava la divulgazione nelle scuole dell'ideologia gender"

Lo scorso 5 agosto è stato discusso alla camera dei deputati il c.d. progetto di legge antiomofobia, che verosimilmente verrà messo ai voti nei prossimi giorni.
I promotori del testo affermano l’urgenza di uno specifico intervento legislativo per reprimere violenze e discriminazioni verso le persone non eterosessuali. Per questa ragione propongono di estendere ad omosessuali e transessuali le tutele giuridiche attualmente previste contro le discriminazioni e le violenze ispirate da motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi.
Coloro che si oppongono a tale estensione sostengono invece che non c’è alcun bisogno di introdurre le categorie di omofobia e transfobia sul piano normativo. Infatti la legge già punisce ogni atto di violenza o minaccia nei confronti di chicchessia, così come è principio fondamentale della nostra carta costituzionale l’uguaglianza di tutti i cittadini, senza distinzioni di sorta. Prevedere una protezione specifica, basata unicamente sull’orientamento sessuale, significherebbe attribuire una speciale connotazione all’omosessualità ed al transessualismo, che assurgerebbero al rango di veri e propri valori degni di una tutela privilegiata rispetto alla stessa eterosessualità. Inoltre i concetti di omofobia e di transfobia sono dei neologismi dal significato ambiguo e discordante dall’origine etimologica dei termini, cosicché casi analoghi verrebbero inevitabilmente giudicati in modo diverso secondo le interpretazioni e diverse sensibilità degli organi giudicanti, con buona pace dei concetti di tassatività della norma penale e di certezza del diritto.
È poi imbarazzante il silenzio di molta stampa e dei media in genere, che omettono di informare come, in base a tali norme, sarà perseguibile penalmente - vale a dire con il carcere - l’autore di ogni pubblica affermazione idonea a discriminare (leggi criticare, commentare) persone e comportamenti omosessuali o transessuali.

Come avvocati e soci di Giuristi per la vita, consapevoli della portata del progetto normativo, condividiamo pienamente le parole dell’arcivescovo di Ferrara monsignor Luigi Negri quando afferma che «I sacerdoti e i vescovi che nell’ambito delle celebrazioni liturgiche pubbliche citeranno brani di San Paolo inerenti alla scorrettezza delle posizioni omosessuali, o il catechismo della Chiesa cattolica o buona parte della dottrina sociale della Chiesa, potrebbero essere denunciati alle autorità pubbliche». Aggiungiamo che, oltre ai ministri del culto cattolico, anche quegli educatori e  in generale, quei fedeli che proclamassero il matrimonio unicamente come unione tra uomo e donna rischierebbero di essere accusati di omofobia.
È probabilmente questo il fine sperato dai proponenti. Mettere a tacere i cattolici e la libertà d’espressione, preparando il campo per una futura battaglia, culturale e poi legislativa, propedeutica all’approvazione di leggi favorevoli ai matrimoni gay, alle adozioni di minori da parte delle coppie omosessuali e, subito dopo, ai cosiddetti uteri in affitto. Certo, i sostenitori della legge negano fermamente tali secondi fini, ma l’ipocrisia ha le gambe corte. Basta vedere alcuni siti di settore, che sponsorizzano i viaggi della speranza nei paesi dove l’utero in affitto è legalizzato, che presentano le famiglie "arcobaleno" come modelli da seguire, che diffondono esempi pratici di cultura giuridica gay-friendly.
A coloro che ritengono infondati i nostri timori, rispondiamo con alcuni casi che si sono verificati in Stati che hanno normative simili. Ne citiamo due per tutti: in New Mexico, il 22 agosto 2013, un tribunale ha condannato una nota fotografa perché si era rifiutata di effettuare un servizio per un matrimonio tra omosessuali, declamando le proprie ragioni di coscienza; in Canada, invece, il 27 febbraio 2013 i giudici hanno addirittura ritenuto discriminatoria l’espressione sodomiti e così pure un brano del Vangelo di Matteo: «Chiunque scandalizzerà uno solo di questi piccoli…», perché era in contestazione la divulgazione a livello scolastico dell’ideologia gender. Sentenza, quest’ultima, che peraltro si attaglia ad una tendenza già invalsa in molti paesi, con sbocchi anche nel nostro, tesa a strizzare l’occhio alla diffusione di ideologie di genere all’interno di alcune scuole, con tanto di ricca bibliografia per infanzia dedicata, dove si illustra indifferentemente ai bambini, che tutte le famiglie sono «belle e buone, anche quelle con due mamme o con due papà» (basta una semplice ricerca in internet per rendersene conto).
Per tali ragioni, invitiamo a sottoscrivere l’appello contro l’approvazione di questo progetto di legge, tramite l’apposita area del sito dell’associazione Giuristi per la vita: www. giuristiperlavita.org.

Pubblicato in: http://www.nuovodiario.com/chiesa.cfm?wid=10159

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