“SIGNOR PRESIDENTE, NON PROMULGHI QUESTA LEGGE”
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- Pubblicato Giovedì, 21 Dicembre 2017 01:22
“SIGNOR PRESIDENTE, NON PROMULGHI QUESTA LEGGE”
Al Presidente della Repubblica
Sergio Mattarella
Ci rivolgiamo a Lei, rappresentante dell'unità nazionale e garante del rispetto della Costituzione su cui si fonda la Repubblica Italiana, chiedendoLe di non promulgare la legge contenente "Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento", definitivamente approvata pochi giorni orsono dal Senato della Repubblica.
Si tratta di disegno di legge ispirato ad una visione individualistica dei diritti, in contrasto con il dettato dell'art.2 della Costituzione, che richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà in e verso tutti i cittadini.
Consapevoli dei limiti del Suo controllo in questa fase, ma anche della natura non formale di esso, Le evidenziamo le norme che, con ogni evidenza, contrastano con il dettato costituzionale:
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L'art.1, comma 5 del progetto, nel permettere ad ogni persona di rifiutare qualsiasi trattamento sanitario, anche se necessario alla propria sopravvivenza, per qualsiasi motivo o anche senza motivo, viola l'art.32, comma 1, della Costituzione, che tutela la salute, non solo come fondamentale diritto dell'individuo, ma anche come interesse della collettività.
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La stessa norma, nel permettere che nei confronti delle persone siano interrotte la nutrizione e l'idratazione artificiale, sostegni vitali indispensabili per la vita di ogni uomo, viola lo stesso articolo 32 della Costituzione, nonché il diritto alla vita, riconosciuto come diritto fondamentale ai sensi dell'art.2 della Costituzione.
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Analogamente, l'art.2 commi 2 e 3, nel prevedere l'uccisione attiva di un paziente, mediante sedazione palliativa profonda, costituisce evidente violazione del principio dell'indisponibilità della vita umana, garantita dall'art.2 della Costituzione.
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L'art.2, comma 2, inoltre, attribuisce al medico il potere di negare cure e trattamenti nei confronti di pazienti gravi sulla base di criteri generici ("prognosi infausta a breve termine", "ostinazione irragionevole", "trattamenti inutili e sproporzionati"), così rischiando di legittimare condotte di abbandono terapeutico nei confronti di persone che, anche se inguaribili, possono e devono essere curate.
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L'art.3 del progetto di legge, nell'attribuire ai genitori dei minori e ai legali rappresentanti di persone incapaci o sottoposte ad amministrazione di sostegno il potere di rifiutare ogni trattamento sanitario anche se necessario alla sopravvivenza del minore o dell'assistito, nonché la nutrizione od idratazione, e permettendo al medico di ottemperare al rifiuto, viola gravemente il diritto alla vita e alla salute delle persone deboli garantito dagli artt.2 e 32 della Costituzione, ed apre le porte all'eutanasia dei disabili fisici e psichici.
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La mancata previsione dell'obiezione di coscienza per i medici e l'obbligo, sancito dall'art.2, comma 1, del progetto, del loro coinvolgimento in pratiche che portano alla soppressione del paziente, viola l'obbligo, costituzionalmente imposto dall'art.2 della Costituzione - come affermò la Corte Costituzionale con la sentenza n.467 del 1991 - di riconoscere l'obiezione di coscienza per permettere ad ogni uomo di rispondere all'imperativo: "non uccidere".
Il rispetto della libertà di coscienza e di religione è uno dei fondamenti di una società democratica: per questo è altrettanto grave che l'istituto non venga previsto per tutti i soggetti che rischiano di essere coinvolti in operazioni di soppressione della vita umana - primi fra tutti, insieme ai medici, gli infermieri - e che anche i responsabili delle strutture sanitarie private siano obbligati, ai sensi dell'art.1, comma 9, del progetto, a fornire il "servizio" di soppressione della vita umana.
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Infine, la previsione della natura vincolante delle disposizioni anticipate di trattamento (art.4 del progetto) è contraria ad ogni ragionevolezza e permetterà la soppressione di persone malate in stato di incoscienza sulla base di previsioni generiche e inconsapevoli formulate molti anni prima.
Questo disegno di legge non migliorerà la salute dei cittadini, ma, con una visione del rapporto medico – paziente di natura esclusivamente contrattuale e con la garanzia di impunità per i medici disponibili a pratiche eutanasiche (articolo 1, comma 6, del progetto), aprirà la porta all'eutanasia delle persone più deboli, fragili o non informate; l'esperienza di altri Paesi dimostra che l'eutanasia si trasforma in pratica medica normale, contro cui non vi è più difesa.
Presidente, Le chiediamo ancora: non promulghi questa legge !
Il Consiglio direttivo Nazionale “Giuristi per la Vita”
Avv. Gianfranco Amato
Avv. Filippo Martini
Avv. Claudio Corradi
Avv. Gian Paolo Babini
Avv. Maristella Paiar
Avv. Giorgio Sacco
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