Sabato torna la tradizionale Marcia per la vita che quest'anno ricorderà il funesto anniversario dell'approvazione della legge sull'aborto che ha causato in Italia già sei milioni di aborti. Un pensiero ad Alfie e uno all'eugenetica dei tempi moderni che prosegue sempre nuove forme di infanticidio. Intervista alla portavoce Coda Nunziante.
intervista a cura di Valerio Pece
La tradizionale adorazione eucaristica si terrà invece la sera della vigilia presso la chiesa di Santa Maria in Campitelli, e oltre al card. Burke vedrà la presenza del card. Brandmüller. A conferma, infine, di come il mondo prolife sia in fibrillazione e di come molti equilibri ecclesiali si vadano modificando, la Marcia sarà seguita da un altro convegno, promosso dal professor Josef Seifert e dalla sua neonata “Accademia Giovanni Paolo II per la vita umana e la famiglia” (“John Paul II Academy for Human Life and the Family”), che comprende diversi membri non riconfermati della Pontificia Accademia per la vita presieduta da mons. Vincenzo Paglia.
Per inquadrare l’VIII edizione della Marcia nazionale per la Vita abbiamo incontrato Virginia Coda Nunziante, storica e appassionata portavoce della Marcia fin dal suo primo svolgimento.
Quali sono i temi e le novità dell’edizione 2018 della Marcia per la Vita?
La Marcia sarà molto ricca ma potrei sintetizzare in tre i temi fondamentali. Innanzitutto vogliamo ricordare i 40 anni della legge 194 che ha legalizzato l’aborto. Una legge approvata dal Senato il 18 maggio 1978 e pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 22 maggio dello stesso anno. É per tutti doveroso commemorare i quasi 6 milioni di bambini uccisi dalla 194. Il secondo messaggio è quello legato al piccolo Alfie. La Marcia vuole denunciare un dato ormai inequivocabile: dall’aborto purtroppo si sta passando all’infanticidio. Le leggi che lo permettono già – quelle di Paesi come Inghilterra, Olanda e Belgio – se non reagiamo arriveranno piano piano anche da noi.
Sappiamo che alla Marcia parteciperà anche la madre di Vincent Lambert, la donna che da anni si batte perché il figlio tetraplegico – verso cui Papa Francesco ha spesso pregato pubblicamente – non venga ucciso dai medici francesi.
Sicuramente Viviane sarà con noi sabato. L’eutanasia e l’incredibile caso del 43enne Vincent Lambert rappresenta proprio il terzo tema che la Marcia vuole pubblicamente denunciare. Il fatto, cioè, che medici e giudici si arroghino il diritto di terminare la vita di una persona perché giudicata “non degna” è per noi assolutamente inaccettabile. Dopo Terri Schiavo, Eluana Englaro, vicende così inumane iniziano a moltiplicarsi velocemente. Nel caso di Lambert la cosa è ancora più grave: gli si vuole interrompere la semplice nutrizione e idratazione. Lui vive autonomamente, non ha bisogno di nessuna macchina, ma i medici hanno comunque deciso di ucciderlo, ignorando le volontà della sua famiglia, dalla stampa francese definita con disprezzo «cattolica integralista».
Solitamente la Marcia si apre con alcune significative testimonianze dal palco. Sarà così anche quest’anno?
Certo. Su tutte, avremo due testimonianze legate a quella che chiamo “eugenetica dei tempi moderni”, identica ma molto più ipocrita dell’eugenetica nazista. Due testimonianze incredibili denunceranno ad alta voce che per prassi vengono uccisi down e i bambini disabili. La prima è quella di una donna che ha abortito, appunto, un ragazzo disabile. Oggi è pentita e in maniera particolarmente toccante racconterà che proprio nel momento in cui lei e suo figlio erano lì, sotto i ferri, ha compreso l’immenso dramma che si stava compiendo. All’improvviso le è stato tutto chiaro. Da quel momento non si è data più pace, e ora sente come suo dovere lavorare per la vita, difendere i bambini disabili e cercare di convincere le madri a non fare ciò che ha fatto lei, qualcosa che ancora la fa soffrire profondamente.
La seconda testimonianza forte che precederà la Marcia?
Sarà quella di una ragazza down. Attorniata da un gruppo di amiche con la medesima sindrome, racconterà al mondo l’immensa gioia di vivere che anima il suo cuore. Dal palco rivelerà che vuole vivere la sua vita interamente e in pienezza, che vivere per lei è semplicemente bellissimo e che non si sente affatto una persona “speciale”, ma solamente umana, come tutti. Una persona nata per amare e per ricevere amore. Insomma, ottime “lezioni” per studenti e scolaresche. Confidiamo quindi nell’effetto trascinamento degli insegnanti..
A proposito di scuola e di “strabici” progetti educativi scolastici, l’arcivescovo emerito di Bruxelles-Malines, André-Joseph Léonard, nel suo libro-intervista recentemente uscito per Cantagalli scrive: «Diciamo di voler abbattere le barriere architettoniche perché i disabili vanno tutelati, ma intanto incentiviamo eutanasia e aborto».
É un punto nodale. La nostra società si batte per ogni tipo di diritto: da quello alla libertà d’espressione al diritto al lavoro, ma non combatte mai per il primissimo dei diritti, quello senza il quale nessun altro diritto esisterebbe: il diritto alla vita. È inconcepibile come neppure a scuola, luogo di formazione per eccellenza, si parli della difesa della vita. Eppure con l’aborto saremmo ben oltre quell’argomento bullismo a cui nel corso dell’anno scolastico si dedica non poco spazio.
Sono anni che lei con fervore paolino si dedica alla difesa della vita. Riceve inviti per parlare del tema nelle scuole?
Quando mi invitano – ovviamente sono invitata solo in quelle cattoliche – vedo che i ragazzi, poverini, sulla vita non sanno nulla, procedono per tristi luoghi comuni. Ecco allora l’importanza della Marcia della Vita: un evento che costringe a parlare di cultura della vita e che solleva un dibattito vivace, sano e didatticamente molto efficace. Dobbiamo cercare in tutti i modi di fare cultura tra i giovani, non foss’altro perché fanno di tutto per lasciarli nell’ignoranza. È un compito essenziale per ogni agenzia educativa che si rispetti.
Oltre al mondo della scuola, per la Marcia ci sarà da svegliare le parrocchie romane, il “gigante addormentato” che potrebbe fare dell’appuntamento di sabato 19 un evento ancor più esplosivo.
Guardi, giriamo le parrocchie lasciando locandine, inviti e quasi nessun sacerdote è contrario alla Marcia per la Vita. Anzi! Il problema però è passare da un appoggio ideale alla partecipazione in piazza. Ma siamo a Roma... Perfino il cardinale Agostino Vallini trovava resistenze nelle sue parrocchie. «Guardi – mi confidava sorridendo – neanche io, cardinale di Roma, riesco a smuovere le parrocchie romane. C’è da sudare sette camicie per farle partecipare a certi appuntamenti..». Noi ovviamente non demordiamo. La difesa della vita è troppo importante, confidiamo quindi in un colpo di reni di tanti coraggiosi sacerdoti e catechisti romani. Li aspettiamo a braccia aperte.