COMUNICATO STAMPA 17-2013: SULLO SCANDALO CHE HA COLPITO IL PRESTIGIOSO UNIVERSITY HOSPITAL OF WALES DI CARDIFF
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- Pubblicato Mercoledì, 13 Novembre 2013 22:41
COMUNICATO STAMPA 17-2013
I Giuristi per la Vita esprimono profondo sdegno per lo scandalo che ha colpito il prestigioso University Hospital of Wales di Cardiff, ove centinaia di donne che avrebbero voluto partorire, sono state indotte ad abortire feti sani a causa di diagnosi errate. Una simile strage, che difficilmente riesce ad essere derubricata a semplice imperizia medica, è frutto di un’impostazione ideologica abortista che si ostina a non voler riconoscer nel concepito un essere umano.
L’inchiesta seguita ad un denuncia sporta al Public Services Ombudsman for Wales ha rivelato dati agghiaccianti. Si è scoperto, infatti, che presso lo stesso University Hospital of Wales si applica fin dal 2006 un protocollo ormai superato dalle nuove linee guida emanate dal Royal College of Obstetricians and Gynaecologists per prevenire i margini di errori diagnostici degli aborti spontanei nel primo stadio della gravidanza. A causa di tale protocollo non aggiornato sono state praticate centinaia di diagnosi errate con conseguente aborto di feti sani.
Di fronte a vicende come queste appare sempre più evidente come l’uomo moderno abbia perso il senso della ragione. Quando si giunge a teorizzare l’idea che l’embrione non sia altro che un mero grumo di cellule, di cui potersi disfare con assoluta nonchalance, allora tutto diventa possibile e accettabile. Anche la storia di ordinaria follia accaduta all’University Hospital of Wales.
IL PRESIDENTE
Avv. Gianfranco Amato
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Comunicato stampa: I Giuristi per la Vita condannano lo “Standard di Educazione Sessuale in Europa“ diffuso dall'OMS
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- Pubblicato Domenica, 10 Novembre 2013 22:45
COMUNICATO STAMPA 16-2013
I Giuristi per la Vita esprimono un giudizio di risoluta e totale condanna rispetto al documento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità noto come “Standard di Educazione Sessuale in Europa“. In quel documento, tra l’altro, si legge che:
(a) ai bimbi da zero a quattro anni «gli educatori dovranno trasmettere informazioni su masturbazione infantile precoce e scoperta del corpo e dei genitali, mettendoli in grado di esprimere i propri bisogni e desideri, ad esempio nel “gioco del dottore”»;
(b) ai bambini da quattro a sei anni dovranno invece essere impartite istruzioni «sull’amore e le relazioni con persone dello stesso sesso», «parlando di argomenti inerenti alla sessualità con competenza comunicativa»; a quelli tra sei e nove anni dovranno essere fornite informazioni sui «cambiamenti del corpo, mestruazioni ed eiaculazione», facendo conoscere loro «i diversi metodi contraccettivi»;
(c) ai bambini tra nove e dodici anni dovranno essere comunicati i «rischi e le conseguenze delle esperienze sessuali non protette»;
(d) agli adolescenti tra i dodici ed i quindici anni dovranno, invece, essere rivelati concetti quali «pianificazione familiare», «impatto della maternità in giovane età», «presa di decisioni», «gravidanze anche in relazioni omosessuali», «prostituzione e pornografia», e soprattutto si dovrà avvertirli di stare in guardia «dall’influenza della religione sulle decisioni riguardanti la sessualità».
COMUNICATO STAMPA 15-2013: CONTRO L'INSEGNAMENTO DELL'IDEOLOGIA "GENDER" NELLE SCUOLE
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- Pubblicato Lunedì, 04 Novembre 2013 13:52
COMUNICATO STAMPA 15-2013
I Giuristi per la Vita esprimono una profonda critica rispetto alla conversione del Decreto-legge 12 settembre 2013, n. 104, recante «Misure urgenti in materia di istruzione, università e ricerca», nella parte in cui viene autorizzata la spesa di 10 milioni di euro per attività di formazione obbligatoria del personale scolastico, tra cui quella finalizzata «all’aumento delle competenze relative all’educazione all’affettività, al rispetto delle diversità e delle pari opportunità di genere e al superamento degli stereotipi di genere» (art.16, primo comma, lett. d).
I termini di ambiguità di tale formulazione (non si specifica, infatti, che «l’educazione all’affettività», «il rispetto delle diversità», «le pari opportunità di genere» ed «il superamento degli stereotipi di genere» riguardano esclusivamente il rapporto tra uomo e donna) rischia di apparire un subdolo tentativo di introdurre l’ideologia del gender in quella delicatissima funzione che è l’educazione scolastica.
Non si può dimenticare, infatti, che proprio nelle scuole è già approdato il noto documento denominato Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013-2015), redatto dall’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, ente governativo istituito all’interno del Dipartimento per le Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Tale documento contiene le linee guida per l’applicazione dei princìpi contenuti nella Raccomandazione CM/REC (2010) 5 del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, volta a combattere la discriminazione fondata sull’orientamento sessuale o l’identità di genere. Ebbene, ogni volta che in quell’atto si fa menzione del «rispetto delle diversità», ci si riferisce anche alle «comunità LGBT». Se la nuova formulazione dell’art.16 del Decreto Legge 104/2013 rappresenta l’emanazione normativa dei principi indicati nel citato documento dell’UNAR e ispirati all’ideologia gender, sarebbe davvero grave.
Non si possono, infatti, accettare forme di indottrinamento dei giovani attraverso programmi governativi, anche perché esse si porrebbero in netta contraddizione, tra l’altro, con l’art. 26, terzo comma, della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, firmata a Parigi il 10 dicembre 1948, il quale sancisce testualmente che «i genitori hanno un diritto prioritario nella scelta del tipo di formazione che deve essere data ai loro figli». Ciò che, poi, sarebbe ancora più intollerabile è che una simile propaganda si realizzi con denari pubblici, e quindi a carico del contribuente. Peraltro, nell’odierna situazione di crisi, le condizioni degli istituti scolastici, in cronica penuria di risorse finanziarie, meriterebbero ben altri investimenti pubblici.
IL PRESIDENTE
Avv. Gianfranco Amato
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SCANDALOSA CENSURA DELLA RAI-TV NEI CONFRONTI DELL'AVV. GIANCARLO CERRELLI
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- Pubblicato Sabato, 02 Novembre 2013 18:32
COMUNICATO STAMPA 14-2013
I Giuristi per la Vita esprimono piena solidarietà e totale sostegno all’Avv. Giancarlo Cerrelli, Vice presidente nazionale dell’U.G.C.I., di nuovo vittima di una vergognosa censura da parte, questa volta, dei solerti funzionari RAI, che come vergini Vestali nel santuario della Televisione di Stato italiana custodiscono il sacro fuoco del Pensée Unique politicamente corretto.
L’annullamento della sua presenza alla trasmissione Domenica In del 3 novembre 2013 a causa delle sue posizioni critiche rispetto alla proposta di legge in tema di omofobia, e la contestuale sostituzione con la testimonianza di una madre che ha accettato l’omosessualità del proprio figlio, rappresentano un esempio scolastico di censura da regime dittatoriale.
Lo strapotere arrogante delle lobby omosessualiste ha ormai oltrepassato i limiti della decenza, al punto da raggiungere un’odiosa intolleranza e travalicare il rispetto della libertà di opi-nione garantita e tutelata dalla nostra Carta Costituzionale.
Si impone, a questo punto, il dovere morale di denunciare pubblicamente una simile deriva illiberale che arriva a toccare ormai livelli istituzionali e mezzi pubblici di comunicazione.
Appare, purtroppo, sempre più vero quando scritto da Melanie Phillips, intelligente e prestigiosa giornalista britannica, in un articolo pubblicato sul quotidiano Daily Mail il 24 gennaio 2011, in cui denunciava l’intolleranza dell’ideologia gay e il fatto che gli stessi omosessuali «risk becoming the new McCarthyites». Il rischio di trovarci di fronte ad una nuova forma di maccartismo da parte delle lobby omosessualiste rappresenta davvero un pericolo concreto e reale.
Quanto accaduto al collega e amico Giancarlo Cerrelli è semplicemente inaudito in un Paese civile, liberale e democratico, quale pretende di essere il nostro. Ancora più grave è il fatto che l’odiosa censura sia stata perpetrata da funzionari di una rete televisiva pubblica, sostenuta, peraltro, anche con risorse finanziarie dei contribuenti.
E’ un segnale davvero inquietante sulla stessa tenuta democratica della nostra nazione se si considera il monito lanciato da un maestro del giornalismo del calibro di Indro Montanelli: «Oggi, per instaurare un regime, non c'è più bisogno di una marcia su Roma, né di un incendio del Reichstag, né di un golpe sul palazzo d’Inverno. Bastano i cosiddetti mezzi di comunicazione di massa: e fra di essi, sovrano e irresistibile, la televisione».
Per questo i Giuristi per la Vita chiedono un rapido ed esaustivo intervento chiarificatore da parte delle Autorità pubbliche sull’allarmante vicenda che ha coinvolto l’Avv. Giancarlo Cerrelli, e plaudono all’iniziativa preannunciata dall’On. Alessandro Pagano di presentare un’interroga-zione parlamentare sul caso, seguita da una richiesta di convocazione al presidente della Commissione di vigilanza Rai per porre il tema all’ordine del giorno nella prima seduta utile.
IL PRESIDENTE
Avv. Gianfranco Amato
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COMUNICATO STAMPA: PLAUSO DEL GPV AI PARLAMENTARI DEL CONSIGLIO D’EUROPA CONTRARI ALLA FECONDAZIONE CON IL DNA DI TRE PERSONE
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- Pubblicato Martedì, 22 Ottobre 2013 22:41
COMUNICATO STAMPA 13-2013
I Giuristi per la Vita plaudono alla coraggiosa iniziativa di trentaquattro membri dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa – tra cui due soli italiani: l’on. Elena Centemero del PDL e l’on. Jonny Crosio della Lega Nord – che hanno deciso di sottoscrivere una formale dichiarazione (written declaration no. 557 - doc. 13325 del 3 ottobre 2013) contro la decisione del governo britannico di concedere il via libera alla fecondazione in vitro mediante l’utilizzazione del DNA di tre persone diverse.
Una simile aberrante tecnica procreativa, oltre a rappresentare pericolosa «pratica di carattere eugenetico» dalle conseguenze e implicazioni inimmaginabili anche sotto il profilo antropologico, si pone in palese violazione di precise norme internazionali:
(a) l’art.24 della Dichiarazione Universale sul Genoma e i Diritti Umani dell’UNESCO che ritiene «contrari alla dignità umana gli interventi sulle cellule germinali»;
(b) l’art. 13 della Convenzione sui Diritti Umani e la Biomedicina, il quale sancisce che «un intervento finalizzato a modificare il genoma umano non può essere intrapreso che per delle ragioni preventive, diagnostiche o terapeutiche e solamente se non ha come scopo di introdurre una modifica nel genoma dei discendenti»;
(c) l’art.3, secondo comma, lett.b), della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, il quale stabilisce che nell’ambito della medicina e della biologia deve essere sempre rispettato «il divieto delle pratiche eugenetiche, in particolare di quelle aventi come scopo la selezione delle persone»;
(d) l’art.13, paragrafo 91, del rapporto esplicativo della Convenzione sui Diritti dell’Uomo e la Biomedicina, il quale proclama che «qualunque intervento finalizzato alla modifica del genoma dei discendenti è vietato», con la conseguenza che «per quanto riguarda, in particolare, le modifiche di spermatozoi od ovociti nell’ambito di un processo di fecondazione, queste non possono essere autorizzate».
I Giuristi per la Vita apprendono, quindi, con vivo piacere che esiste qualcuno ancora disposto a protestare pubblicamente contro quest’assurda idea di creare esseri umani geneticamente modificati, e si associano all’accorata denuncia.
IL PRESIDENTE
Avv. Gianfranco Amato
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UN CURATORE PER 9 EMBRIONI CONGELATI - REPLICA DEI GpV ALL'ASSOCIAZIONE LUCA COSCIONI
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- Pubblicato Venerdì, 18 Ottobre 2013 00:39
COMUNICATO STAMPA 12-2013
Filomena Gallo e Gianni Baldini, rispettivamente Segretario dell’Associazione Luca Coscioni e legale della coppia e Docente di Biodiritto Università di Firenze, hanno rilasciato la seguente dichiarazione:
«Gianfranco Amato, avvocato e presidente dell'associazione Giuristi per la vita, ha depositato un'istanza al presidente della Corte Costituzionale per ottenere la nomina di un curatore speciale per 9 embrioni congelati creati nell'ambito di un procedimento di procreazione assistita al centro Demetra di Firenze.
L’iniziativa intrapresa sarebbe da non commentare per la sua assurdità ma è bene ricordare ai lettori di qualche giornale cattolico che in Italia abbiamo delle leggi che vanno rispettate e che nessuna fantasia può pretendere di bypassare.
Nel nostro ordinamento l’unico soggetto minore oggetto di tutela è il nato secondo l’art. 1 del Codice Civile. In Diritto non esiste nessuna norma che prevede il curatore di embrioni crioconservati e non trasferiti in utero. Troviamo la figura del Curator ventris che era un arcaico istituto, mutuato dal diritto romano; questa figura veniva nominata dal Tribunale in caso di morte del marito, per tutelare gli interessi del concepito e per amministrare i suoi beni. Tale istituto è stato abrogato dalla legge di riforma del diritto di famiglia (legge 19 maggio 1975, n. 151).
Occorre precisare che gli embrioni, oggetto di tale fantasiosa richiesta, sono crioconservati e tutelati a Firenze e sono di proprietà di una coppia; inoltre pende un procedimento per la verifica di costituzionalità della Legge 40, nella parte che riguarda la revoca del consenso e l’utilizzo per la ricerca di embrioni che non potranno determinare una gravidanza ma che potrebbero essere utili per la ricerca per trovare cure per malattie incurabili che determinano morte certa di tanti malati».
Ci spiace che due colleghi abbiano voluto cedere alla tentazione di una reazione stizzita e livorosa su una così delicata questione. Ora, al netto degli insulti e delle offese personali – indice comunque di un’attitudine poco civile al confronto – le dichiarazioni rassegnate nel comunicato meritano di essere commentante, anche per l’interessante arrière-pensée che riescono a mostrare.
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