EMENDAMENTI SEMPRE PIU' LIBERTICIDI AL DDL SCALFAROTTO
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- Pubblicato Martedì, 21 Gennaio 2014 13:53
COMUNICATO STAMPA 4-2014
I Giuristi per la Vita lanciano un grido d’allarme sulla piega sempre più liberticida che sta assumendo l’iter parlamentare del DDL Scalfarotto in materia di contrasto all’omofobia.
Nella seduta della Commissione Giustizia del Senato tenutasi lo scorso 16 gennaio, infatti, la relatrice Rosaria Capacchione del PD ha dato parere favorevole ad alcuni emendamenti che peggiorano, per quanto possibile, il già pessimo testo approvato dalla Camera dei Deputati il 19 settembre 2013.
Mediante tali emendamenti verrebbe reintrodotta, tra l’altro, l’esiziale disposizione sull’orientamento sessuale e l’identità di genere prevista dall’art.1 del testo base approvato in Commissione Giustizia della Camera il 9 luglio 2013, e sarebbe altresì reinserita la pena accessoria prevista dall’art.4 dello stesso testo, ovvero «l’attività non retribuita in favore della collettività da svolgersi al termine dell’espiazione della pena detentiva per un periodo da sei mesi a un anno», costituita da lavoro «in favore delle associazioni a tutela delle persone omosessuali». Quest’ultima norma, indice evidente dell’impianto ideologico del disegno di legge (siamo alla rieducazione culturale di stampo maoista), era stata eliminata a seguito dell’emendamento dei due relatori, Scalfarotto e Leone, il 22 luglio 2013. Ora i sostenitori del laojiao cinese tornano alla carica al Senato, trovando il favore della stessa relatrice in Commissione giustizia.
I Giuristi per la Vita si appellano a chiunque abbia a cuore il destino della libertà, affinché resti alta l’attenzione e desta la guardia sul disegno di legge liberticida in tema di omofobia: Hannibal ad portas!
IL PRESIDENTE
Avv. Gianfranco Amato
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UN'ALTRA GRAVE DECISIONE DI UN TRIBUNALE PER I MINORENNI: DOPO BOLOGNA ANCHE A PALERMO UN MINORE VIENE AFFIDATO A COPPIA OMOSESSUALE
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- Pubblicato Mercoledì, 15 Gennaio 2014 22:58
COMUNICATO STAMPA 3-2014
Dopo la già clamorosa vicenda di Bologna, si apprende ora che il Tribunale per i minorenni di Palermo, a seguito di un periodo di prova, ha dato parere positivo all’affido definitivo di un adolescente ad una coppia di uomini omosessuali conviventi.
La notizia è stata resa nota dal Comune di Palermo, che con una conferenza stampa ha annunciato la decisione giuridica sulla nuova realtà familiare del bambino.
Questo ulteriore gravissimo provvedimento – che rischia di divenire una prassi in tutto il Paese – si inserisce, per quanto riguarda il panorama siciliano, in un contesto sempre più preoccupante. Non solo, infatti, il Comune di Palermo ha deciso di introdurre il registro delle coppie omosessuali, ma la stessa Regione Sicilia ha esteso – primo caso in Italia – alle coppie omosessuali Il diritto a mutui agevolati per la casa. In totale spregio, peraltro, della Costituzione italiana.
Anche Il Tribunale per i minorenni di Palermo, come quello di Bologna, non ha considerato che l’ammissione dell’affidamento all’interno di una coppia di uomini omosessuali significa privare deliberatamente il minore dell’esperienza della maternità, ed introdurlo in un ambiente sociale che, proprio per l’assenza della bipolarità sessuale, non favorisce il suo pieno sviluppo umano.
Anche Il Tribunale per i minorenni di Palermo, come quello di Bologna, ha palesemente violato il principio, riconosciuto pure dalla Convenzione dell’ONU sui diritti del fanciullo, secondo cui l’interesse superiore da tutelare, in tema di affido, è in ogni caso quello del bambino, la parte più debole e indifesa. Quel documento internazionale proclama, infatti, che «in tutte le decisioni relative ai fanciulli, di competenza sia delle istituzioni pubbliche o private di assistenza sociale, dei tribunali, delle autorità amministrative o degli organi legislativi, l’interesse superiore del fanciullo deve avere una considerazione preminente» (art.3). Quello stesso documento, inoltre, riconosce «il diritto di ogni fanciullo ad un livello di vita sufficiente per consentire il suo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale e sociale» (art. 27). E ancora quel documento sancisce che l’educazione del fanciullo deve avere come finalità quella di «di favorire lo sviluppo della sua personalità nonché lo sviluppo delle sue facoltà e delle sue attitudini mentali e fisiche, in tutta la loro potenzialità» (art.29).
I Giuristi per la Vita denunciano il fatto che l’incomprensibile latitanza della politica su questa delicata materia lasci spazio ad una pericolosa deriva giurisprudenziale, orientata secondo l’estro creativo di magistrati che si fanno legislatori gay friendly.
Occorre che le istituzioni costituzionalmente deputate a regolare i processi legislativi pongano fine, in maniera ferma e definitiva, a sperimentazioni socio-giuridiche per via giudiziaria, sulla pelle di minori indifesi, che gli stessi Tribunali avrebbero il compito di difendere e tutelare dallo strapotere di adulti senza scrupoli.
IL PRESIDENTE
Avv. Gianfranco Amato
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STUPORE DEI GpV PER LE GRAVI AFFERMAZIONI DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO NAZIONALE FORENSE
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- Pubblicato Venerdì, 10 Gennaio 2014 12:50
COMUNICATO STAMPA 2-2014
I Giuristi per la Vita apprendono con un certo stupore e vivo disappunto il comunicato stampa apparso il 6 dicembre 2013 sul sito istituzionale del Consiglio Nazionale Forense, intitolato Famiglia e Unioni di fatto, Alpa (CNF): Italia in ritardo su una legislazione che riconosca nuovi diritti.
Nel predetto comunicato, infatti, si dà conto, tra l’altro, delle posizioni dello stesso Presidente del C.N.F., Guido Alpa, circa un asserito deprecabile ritardo nella normazione in Italia sulle unioni di coppie dello stesso sesso e sull’adozione da parte dei single, auspicando il modello francese.
Davvero singolare, poi, il concetto che Alpa mostra di avere della democrazia parlamentare: poiché la politica apparirebbe bloccata da una «conflittualità ideologica», allora spetterebbe alla magistratura ed all’avvocatura il compito di intervenire «sul tema sensibile dei nuovi sistemi familiari, delle unioni di fatto, delle coppie dello stesso sesso, delle adozioni da parte dei single». Il tutto, sempre secondo il Presidente del C.N.F, attraverso la cosiddetta «interpretazione creativa» e il “diritto vivente”.
L’idea di espropriare la delicatissima funzione legislativa agli organi costituzionalmente preposti, per affidarla ad un élite di giuristi illuminati, appare alquanto pericolosa per lo stesso concetto di Stato di diritto e di democrazia.
Secondo il Presidente del C.N.F. oggi «non c'è più una nozione monolitica di famiglia, il rapporto tra i coniugi non è più stabile come un tempo, si accreditano figure diverse di famiglia, come le convivenze di fatto, i rapporti stabili tra persone dello stesso sesso, si differenziano anche i rapporti di filiazione», e quindi occorre guardare alla Francia «per un intervento legislativo risolutivo con riguardo alle unioni di fatto, secondo il modello francese, e, volendo, con riguardo alla convivenza di persone dello stesso sesso e alla adozione da parte del single».
Le affermazioni rassegnate da Guido Alpa in qualità di Presidente del Consiglio Nazionale Forense rischiano di far passare la falsa idea di un’intera avvocatura schierata nel modo più liberale su tali tematiche. Questo pare grave, considerato che trattasi di temi eticamente sensibili che senz’altro vedono posizioni diverse tra gli appartenenti alla categoria forense.
Il Presidente Alpa ha evidentemente espresso una sua personale opinione, e per il delicato ruolo rappresentativo che riveste avrebbe fatto meglio a specificarlo. E’ una questione di stile e di correttezza.
IL PRESIDENTE
Avv. Gianfranco Amato
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SOLIDARIETA' AL PARROCO DELLA CHIESA DEL PIRATELLO DI IMOLA
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- Pubblicato Venerdì, 03 Gennaio 2014 22:51
COMUNICATO STAMPA 1-2014
I Giuristi per la Vita esprimono piena solidarietà e vicinanza filiale a don Luigi Ceresoli, parroco della chiesa del Piratello di Imola, oggetto di una polemica giornalistica per alcune sue asserite affermazioni pronunciate durante l’omelia di domenica 29 dicembre 2013, in occasione della Messa dedicata alla festa della Sacra Famiglia.
In un articolo apparso sul quotidiano “Il Resto del Carlino”, edizione di Imola, don Ceresoli, infatti, è stato pubblicamente accusato di aver «urtato la sensibilità di molti, compresa quella di alcuni suoi parrocchiani», a causa di supposti specifici giudizi sull’omosessualità espressi nel corso dell’omelia.
Tale episodio appare ancora più allarmante, laddove si consideri la concomitante vicenda occorsa all’Arcivescovo di Bologna, Card. Carlo Caffarra, accusato dal Presidente di Gaynet, Franco Grillini, di aver sostenuto che «il matrimonio avviene fra un uomo e una donna», e che un «bambino ha diritto ad un uomo e ad una donna che siano suo padre e sua madre; e quindi non possono essere sostituiti da due adulti dello stesso sesso che non sono, ma “fanno” da padre e da madre».
L’episodio di Imola appare, altresì, preoccupante, alla luce del fatto che a fine gennaio andrà in discussione al Senato, la proposta di legge S.1052 in materia di contrasto all’omofobia, il cui art. 1, primo comma, lett. a), prevede espressamente «la reclusione fino ad un anno e sei mesi o la multa fino a 6.000 euro chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull'odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi, o fondati sull’omofobia o transfobia». Con buona pace di due diritti fondamentali dell’uomo – la libertà di opinione e di credo religioso, – garantiti e tutelati dagli articoli 19 e 21 della nostra Costituzione, nonché dei patti lateranensi, anch’essi sanciti e codificati dall’art.7 della stessa Costituzione.
Circa i rischi della libertà di espressione in materia di libertà religiosa, i Giuristi per la Vita ricordano di aver lanciato, già l’11 luglio 2013, un appello per fermare la proposta di legge in materia di contrasto all’omofobia, evidenziando come tale intervento normativo determinerebbe l’incriminazione di tutti coloro che si opponessero al matrimonio tra persone dello stesso sesso e all’adozione di minori da parte di coppie omosessuali, o che ritenessero l’omosessualità una «grave depravazione», citando le Sacre Scritture (Gn 19,1-29; Rm 1,24-27; 1 Cor 6,9-10; 1 Tm 1,10), o dichiarassero che gli atti compiuti dagli omosessuali sono «intrinsecamente disordinati», e «contrari alla legge naturale», poiché «precludono all’atto sessuale il dono della vita e non costituiscono il frutto di una vera complementarietà affettiva e sessuale» (art. 2357 del Catechismo della Chiesa Cattolica).
Gli episodi di Imola e Bologna rappresentano solo l’inquietante anticipazione dello scenario che ci attenderebbe nella malaugurata ipotesi in cui il Senato della Repubblica dovesse approvare la legge ingiusta e liberticida che si accinge a discutere.
IL PRESIDENTE
Avv. Gianfranco Amato
Per la sezione di Imola
Avv. Filippo Martini e Avv. Gabriele Fanti
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I GpV DIFFIDANO UNAR, DIPARTIMENTO DELLE PARI OPPORTUNITA', MINISTERO DELL'ISTRUZIONE ED ALTRI ORGANISMI CONTRO LA DIFFUSIONE DELL'IDEOLOGIA GENDER
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- Pubblicato Venerdì, 20 Dicembre 2013 12:32
COMUNICATO STAMPA 25-2013
I Giuristi per la Vita hanno formalmente notificato un atto di diffida stragiudiziale al Dipartimento delle Pari Opportunità, all’Ufficio Antidiscriminazioni Razziali, al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, ai diciotto Uffici Scolastici Regionali, nonché a tutti i centoquattro Uffici Scolastici Provinciali sparsi sul territorio nazionale.
Tutte le competenti Amministrazioni Pubbliche sono state diffidate dall’adozione di atti e provvedimenti che diano attuazione al documento Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013-2015), di cui si è, peraltro, richiesto l’immediato annullamento in sede di autotutela e la relativa cancellazione di tutti i suoi effetti giuridici.
Nell’atto di diffida i Giuristi per la Vita si sono espressamente riservati di impugnare, in via amministrativa e giurisdizionale, gli eventuali atti e provvedimenti attuativi del citato documento Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013-2015).
Il testo della diffida è reperibile sul sito www.giuristiperlavita.org
IL PRESIDENTE
Avv. Gianfranco Amato
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REFERENDUM: PER I CROATI IL MATRIMONIO E' SOLO TRA UOMO E DONNA
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- Pubblicato Mercoledì, 11 Dicembre 2013 13:16
COMUNICATO STAMPA 22-2013
I Giuristi per la Vita plaudono al felice esito del referendum svoltosi in Croazia su iniziativa del cartello di associazioni cattoliche denominato «Nel nome della famiglia». Grazie al risultato di tale consultazione popolare, infatti, la Costituzione croata da oggi definisce il matrimonio esclusivamente come una «unione tra uomo e donna».
A favore di tale definizione si è espresso il 66% degli elettori croati, segnando un importante precedente nell’Unione Europea, che ad oggi non ha registrato alcun referendum di questo tipo in altri Paesi membri. Grazie a questa modifica referendaria della Costituzione, la Croazia si colloca, insieme alla Lettonia, alla Lituania, alla Polonia, all’Ungheria e alla Bulgaria, tra i sei Paesi dell’Unione Europea che hanno già una definizione esclusivamente eterosessuale del matrimonio nelle rispettive Costituzioni
I Giuristi per la Vita, nell’auspicare che l’esito del referendum croato possa indicare una significativa inversione di tendenza nell’Europa dominata dal politically correct, denunciano le gravi parole del primo ministro Zoran Milanovic, contrario come tutta la maggioranza socialdemocratica al quesito referendario, che dopo aver definito «triste e inutile» la consultazione popolare, l’ha liquidata come una «mera manifestazione di omofobia». Milanovic ha così dimostrato, ancora volta, quale sia il rispetto che l’elitaria lobby omosessualista nutre per la volontà popolare, ed ha reso evidente quanto pericoloso sia il concetto indefinito di omofobia.
Un’ottima lezione per i senatori italiani che si stanno accingendo ad introdurre nell’ordinamento giuridico del nostro Paese un reato fondato proprio sul concetto non definito di omofobia e transfobia. Si è ancora in tempo per riflettere.
IL PRESIDENTE
Avv. Gianfranco Amato
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