Dichiarato donna senza intervento chirurgico. Controversa sentenza del Tribunale di Rovereto
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- Pubblicato Domenica, 04 Agosto 2013 16:10
Intervista del 3 agosto 2013 di Gianfranco Amato a Radio Vaticana
Nato maschio, oggi sui documenti ha ottenuto di essere identificato come femmina, senza dover ricorrere ad intervento chirurgico o a sterilizzazione. E’ accaduto a Rovereto dove il Tribunale ha accolto la richiesta di un uomo cinquantenne che dichiarava con decisione di sentirsi donna, senza vivere per questo “conflittualità” psicofisiche. Secondo il giudice, l’operazione per rimuovere gli organi genitali è necessaria solo se nell’individuo la discrepanza tra psico-sessualità e sesso anatomico genera un rifiuto nei confronti del proprio corpo. Quale le implicazioni di questa sentenza? Paolo Ondarza lo ha chiesto a Gianfranco Amato, presidente dei “Giuristi per la Vita”:
DISCRIMINAZIONE DEI GAY? A VOLTE SI DEVE
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- Pubblicato Venerdì, 02 Agosto 2013 09:05
di Tommaso Scandroglio
Come è noto il Papa, di ritorno dal Brasile e accennando al Catechismo della Chiesa Cattolica, ha ricordato che gli omosessuali non devono essere emarginati. Perché il Catechismo chiede che gli omosessuali non siano discriminati? Perché evidentemente considera il loro orientamento e relative condotte come possibili motivi di emarginazione. E perché considera il loro orientamento come possibile motivo di emarginazione? Perché questo è intrinsecamente disordinato. “Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza” (2358).
Il comando di non discriminare quindi sta a significare, e prova a contrario, che l’omosessualità è contro natura. Infatti la natura dell’uomo è un ordo, cioè un insieme di inclinazioni che tendono verso alcuni fini. Il disordine intrinseco di questa tendenza significa che, al di là delle motivazioni soggettive e circostanze, l’orientamento in sé contraddice l’ordo naturale, che nello specifico porta il maschio ad essere attratto dalla donna e viceversa. Il non discriminare è per il Catechismo il primo passo per aiutare queste persone a vincersi.
Di contro perché il fronte gay chiede di non essere discriminato? Perché considera l’omosessualità un orientamento naturale. Quindi per il Catechismo un orientamento contro natura comprensibilmente – ma non giustificatamente – potrebbe essere fonte di isolamento per l’omosessuale. Per i gay la discriminazione invece non ha ragion di esistere, esprime solo un atteggiamento di arretratezza culturale, perché essere omosessuale è cosa buona. Dunque il significato di “non discriminare” è profondamente diverso per il cattolico e l’uomo di buona volontà da quanto intende invece il fronte omosessualista. Il cattolico accoglie e quindi non discrimina l’omosessuale perché lo vuole sostenere nel cambiamento. Il gay chiede di essere accolto ma per rimanere quello che è.
Legge pericolosa, lo dimostra il "caso Negri"
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- Pubblicato Giovedì, 01 Agosto 2013 14:09
di Gianfranco Amato
Tristemente scontato l’ingiurioso coro di insulti e improperi indirizzato all'arcivescovo di Ferrara-Comacchio, monsignor Luigi Negri, reo di aver preso una posizione chiara sulla legge contro l'omofobia e transfobia.
«Divertente ma tragico», «senza nessuna pietà», «quasi umoristico», questo il tenore degli epiteti scagliati a mezzo stampa contro l’arcivescovo di Ferrara, esposto al pubblico ludibrio da personaggi come Flavio Romani, Presidente nazionale dell’Arcigay.
Ciò che è successo è la prova di quanto l’omosessualità sia ormai divenuta un tema ad alta tensione nel senso letterale del termine, per cui è sufficiente toccare i fili per morire. Ed è anche la prova provata del motivo di tanto codardo silenzio da parte di molte altre autorevoli voci. Possiamo anche dire che quanto capitato a monsignor Luigi Negri rappresenta, in senso culinario, l’amuse-bouche di quello che ci attende nella malaugurata ipotesi in cui dovesse essere approvato il disegno di legge contro l’omofobia e la transfobia in discussione alla Camera dei Deputati. Non siamo neppure all’antipasto.
Oggi si continua falsamente a sostenere che quelle norme controverse non intaccherebbero il diritto alla libertà di opinione e di credo religioso sanciti dagli art.19 e 21 della nostra Costituzione. Ma a smentire questa graziosa storiella si è incaricato direttamente lo stesso presidente nazionale dell’Arcigay, affermando candidamente in un’intervista rilasciata al quotidiano La Nuova Ferrara: «Spesso e volentieri esponenti del clero nei confronti degli omosessuali usano parole che sconfinano nel disprezzo e nella violenza. Dare del malato e del depravato a una persona, o attribuire una sorta di inferiorità morale a una minoranza è come fornire un motivo per passare alla violenza».
AL BAVAGLIO RISPONDIAMO CON L'ADORAZIONE
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- Pubblicato Martedì, 30 Luglio 2013 12:11
di don Stefano Piccinelli
(articolo tratto da: La Nuova Bussola Quotidiana del 30 luglio 2013)
Pubblichiamo la lettera che don Stefano Piccinelli ha inviato ai suoi confratelli sacerdoti e amici medici per ringraziare dell'appoggio ricevuto e per indicare una strada per lottare in nome della libertà di tutti. Don Piccinelli è il cappellano dell'ospedale di Cona (Ferrara) che è stato duramente attaccato dal quotidiano locale e dalle associazioni gay per aver affisso l'appello contro la legge sull'omofobia pubblicato da La Nuova BQ.Nel frattempo anche l'arcivescovo di Ferrara, monsignor Luigi Negri, è stato fatto oggetto di un grave e offensivo attacco dallo stesso quotidiano per aver messo in guardia dalla deriva totalitarista che sta prendendo il nostro paese. E' una ulteriore conferma della necessità di fermare questa legge liberticida.
Molto reverendi confratelli sacerdoti
Carissimi colleghi medici
Amici tutti.
Mt 13,28: E Gesù rispose loro: (mentre tutti dormivano) Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla?
Desidero anzitutto ringraziare tutti voi per la vostra vicinanza, in questo periodo nel quale, mio malgrado, sono stato “tirato in ballo” da certa stampa locale solo per aver affisso (ingenuamente?) due fogli che invitavano a firmare contro la legge sull’omofobia come proposto dal sito cattolico NBQ, sulle pareti del perimetro dell’Ospedale riservato alla Cappella cattolica dell’Arcispedale. E non sulle pareti dell’Ospedale, come con eccesso di genericità, fa notare il quotidiano locale che, nella maniera in cui scrive, cerca, senza mezzi termini di tirare l’acqua al suo mulino.
Vedersi dalla sera alla mattina catapultato sulla prima pagina del quotidiano locale è un’esperienza unica… Quando nei giorni scorsi, vedevo sulla prima pagina dello stesso quotidiano il mio Arcivescovo, non capivo bene la “portata” di una tale sua presenza; cosicché anch’io come tanti altri migliaia di “blogger” mi sarei schierato, pur senza sapere veramente come stavano le cose, o a favore o contro il mio Arcivescovo…
LA PROPOSTA DI LEGGE SCALFAROTTO SULLA LOTTA ALL'OMOFOBIA: DUE PRECEDENTI INQUIETANTI
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- Pubblicato Domenica, 28 Luglio 2013 20:26
di Giacomo Rocchi
Come è noto, il disegno di legge che sta per essere discusso alla Camera dei Deputati è stato radicalmente emendato e, nel testo presentato per la discussione all'Assemblea, si limita ad integrare due norme penali: la legge 654 del 1975 e il decreto legge 122 del 1993. Questa semplificazione, in qualche modo, è significativa per indicare lo spirito che anima il progetto di legge: reprimere penalmente coloro che sono "affetti" dalle – niente affatto specificate – "omofobia" e "transfobia".
Sembra interessante, allora, verificare in che modo queste due leggi sono state applicate dai giudici penali: e le ultime due sentenze emesse dalla Cassazione permettono di comprendere a cosa andiamo incontro.
Leggiamo questa massima: "integra il reato di propaganda di idee discriminatrici, previsto dall'art. 3 comma primo lett. a) della l. n. 654 del 1975, l'intervento di un consigliere comunale contenente affermazioni fondate sull'odio e la discriminazione razziale ai danni delle Comunità Rom e Sinti nel corso di una seduta consiliare" (Sez. 1, n. 47894 del 22/11/2012 - dep. 11/12/2012, P.G. in proc. Giuliana Emilio, Rv. 254074). L'intervento – infelice e polemico – di un consigliere comunale di Trento lamentava che i bambini nomadi non frequentassero le scuole e che l'asilo strutturato nel campo nomadi non era frequentato dai bambini, laddove invece la mensa risultava frequentata da tutti gli occupanti del campo, criticandosi l'esborso economico gravante sulla collettività e l'opportunismo di detta comunità. Erano state pronunciate anche frasi assai infelici, avendo affermato il consigliere che gli zingari erano dei delinquenti, molti assassini e comunque animati da pigrizia, furore e vanità; ma sia il Tribunale che la Corte d'appello di Trento avevano ritenuto queste frasi espressive di avversione, ma non di superiorità ed odio razziale. Inoltre entrambi i giudici avevano escluso che si fosse trattato di "propaganda", condotta inserita successivamente e interpretata come espressione della volontà del legislatore di restringere le maglie della condotta punibile, per evitare una compressione eccessiva della libertà di manifestazione del pensiero.
Sul disegno di legge contro l'omofobia emendato
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- Pubblicato Venerdì, 26 Luglio 2013 14:26
di Patrizia Firmani
Il disegno di legge assume come criterio di base quello della "omofobia" elaborato in sede comunitaria che, al di là della incongruenza lessicale, e stato introdotto mediaticamente nel linguaggio comune coll'ormai notorio significato di "avversione per le condotte omosessuali e transessuali".
Il diritto penale tutela beni oggettivamente fondamentali per la collettività: la vita, l'onore, la proprietà, la fede pubblica, il prestigio per le istituzioni, ecc. Beni che non soddisfano un interesse generale riconosciuto dall'ordinamento sono giuridicamente indifferenti.
Le tre forme di reato ideate dal disegno di leggi, invece, sono accomunate dal porre omosessualità e transessualità quali valori collettivi da tutelare in sè. Infatti introducono una tutela speciale per i soggetti che ne sono portatori, oltre quella che il sistema penale assicura a qualunque comune cittadino.
Proposta assurda, oltre che giuridicamente infondata, perché analoga protezione potrebbe essere invocata da una serie infinita di soggetti in ragione di proprie condizioni personali, quali quelli di essere cultori di caccia e pesca, di essere obesi, fumatori, di appartenere a tifoserie calcistiche, di essere amanti del gioco d'azzardo e delle corse di cavalli, oppure magari anche cattolici ortodossi e praticanti.
Tutto ciò mette in evidenza la insensatezza del presupposto, mentre l'impraticabilità giuridica delle singole figure emerge dalla più superficiale delle analisi.