LA CENSURA SUL CRISTIANESIMO "OMOFOBO"
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- Pubblicato Domenica, 22 Settembre 2013 11:17
di Gianfranco Amato
Il dibattito finale che ha portato all’approvazione del disegno di legge Scalfarotto in tema di contrasto all’omofobia offre rare perle di intolleranza omosessualista assai utili per comprendere quale potrebbe essere il clima a legge vigente. Fra gli innumerevoli interventi illuminanti appare utile segnalarne alcuni. Prendiamo, ad esempio, il caso dell’on. Silvia Giordano del Movimento 5 Stelle. Davvero un interessante e notevole florilegio:
«L’omosessualità è un'identità “ascritta”, quindi non si sceglie. Sta alla persona prenderne atto e decidere se viverla serenamente o negarsi e reprimersi come suggerisce il Vaticano quando invita gli omosessuali a vivere in castità»;
«tutti i punti fin qui espressi esemplificano in modo chiaro, netto e incontrovertibile il fatto che l’omofobia sia uno dei tanti volti con i quali si manifesta il razzismo. Ed è proprio in ragione di ciò che l’estensione della legge Mancino a questo reato, senza vigliacchi cavilli salva questo o quello, è assolutamente necessaria»;
«la libertà di opinione che qui si vuole tutelare è quella di poter continuare a dire che gli omosessuali sono malati, che l’omosessualità è una devianza, che gay, lesbiche e trans non sono normali, che milioni di cittadini sono contro natura. Voi avete il diritto di legiferare, è vero, ma non avete il diritto di giudicare né di distribuire patenti di normalità e naturalità»;
«la verità è che volete tutelare la libertà di insulto, di ingiuria e di dileggio nei confronti delle comunità LGBT, tutelando posizioni reazionarie o andando a solleticare gli istinti più beceri»;
«Per noi, libertà significa consentire alle persone di vivere secondo le proprie inclinazioni, secondo le proprie personalità e sensibilità, garantendo il diritto costituzionale all'identità. Voi, invece, volete imporre la vostra visione del mondo, il vostro modello di vita, il peccato come reato e la religione imposta per legge»;
Fermare la legge contro l'omofobia - Rete 55 intervista l'Avv. Gianfranco Amato (20/09/2013)
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- Pubblicato Sabato, 21 Settembre 2013 16:56
Questa intervista, andata in onda il 20 settembre 2013, è stata in realtà registrata il 16 settembre e dunque prima dell'approvazione alla Camera dei Deputati del progetto di legge. Il suo contenuto resta comunque valido, in vista della discussione che si terrà prossimamente al Senato della Repubblica.
LACRIME DI COCCODRILLO
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- Pubblicato Venerdì, 20 Settembre 2013 09:01
di Gianfranco Amato
Nelle convulse giornate di dibattito che hanno caratterizzato lo psicodramma parlamentare sulla legge anti omofobia è accaduto di tutto. Compresi giravolte, coup de théâtre, trasformismi, violazione di patti e ingenuità al limite della ragionevolezza. Spiace dirlo ma il primato spetta all’on. Enrico Costa del PdL. Dopo aver votato, in ossequio agli accordi stretti col Pd, contro la questione pregiudiziale di costituzionalità presentata dal collega di partito on. Alessandro Pagano, Costa si è ingenuamente illuso che i compari democrat e civici fossero di parola. Nonostante il prezzo pagato con il suo contributo alla forzatura sulla legittimità costituzionale del provvedimento in discussione, il deputato pidiellino si è visto cambiare le carte in tavola. Il testo Scalfarotto uscito dalla mediazione – testo che nei patti avrebbe dovuto essere blindato – è stato invece stravolto grazie all’emendamento a firma Walter Verini (Pd) modificato dal sub emendamento di Gregorio Gitti (Scelta civica).
Ne è uscito un mostro giuridico indigeribile persino per i meno schizzinosi esponenti del PdL. Da qui le lacrime di coccodrillo versate in alcuni passaggi del successivo intervento dello stesso on. Costa, che meritano di essere integralmente riportati: «Signor Presidente, questo è un emendamento pasticciato che non risolve i problemi. È semplicemente frutto di uno scambio tra il Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia per barattare, da un lato l'aggravante, dall'altra questa norma equivoca che non garantirà sicuramente la libertà di espressione. Pd e Scelta Civica per l'Italia hanno voluto questa norma, la portino avanti. Noi voteremo contro e cercheremo anche di motivare le nostre ragioni».
Poi l’intenzione di ribaltare la partita al secondo tempo del Senato: «Ho visto tanti abbracci e tante esultanze oggi. Sicuramente sarà un atto importante per gli archivi di questo ramo del Parlamento, ma sono convinto che al Senato questo provvedimento verrà non soltanto vivisezionato ma sarà oggetto di palesi e pesanti modifiche. Mi chiedo: non sarebbe stato meglio, forse, accedere a qualche modifica più equilibrata, a raggiungere un consenso politico più ampio che reggesse anche all'urto del Senato? Ebbene, avete preferito piantare una bandiera».
UNA PAGINA NERA PER IL PARLAMENTO
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- Pubblicato Giovedì, 19 Settembre 2013 15:42
di Gianfranco Amato
Il 17 settembre 2013 alla Camera dei Deputati è stata scritta una pagina nera nella storia della cultura giuridica del nostro Paese. Dopo il furtivo dibattito in seduta notturna dello scorso 5 agosto, infatti, è ripresa la discussione sul disegno di legge Scalfarotto in tema di contrasto all’omofobia.
Si è proceduto alla votazione delle tre questioni pregiudiziali di costituzionalità presentate rispettivamente dall’on. Giancarlo Giorgetti della Lega Nord ed altri (pregiudiziale n.1), dall’on. Giorgia Meloni e Cirielli dei Fratelli d’Italia (pregiudiziale n.2) e dall’onorevole Pagano del PLD ed altri (pregiudiziale n.3).
E’ toccato al deputato leghista on. Marco Rondin presentare la questione pregiudiziale di inconstituzionalità n.1:
«Dovrebbero bastare poche considerazioni di buon senso per archiviare un provvedimento che, nella sua applicazione, andrà a sanzionare anche un reato di opinione, violando il rispetto del principio di libertà di espressione garantito dalla nostra Costituzione. Che il rischio sia reale ce lo ricorda anche un passaggio del parere della I Commissione (Affari costituzionali) che evidenziava la necessità di assicurare il rispetto del principio di libertà di espressione, evitando il rischio in particolare di scivolare sul delicato territorio dei reati di opinione e di introdurre nell'ordinamento illegittime violazione delle libertà di manifestazione del pensiero, anche perché potrebbe risultare alquanto difficoltoso sul piano probatorio ricostruire i motivi che hanno determinato l'agire. Così la Commissione affari costituzionali.
Inoltre, come abbiamo evidenziato poi nel nostro atto, la disposizione dell'articolo 1 contenuta nel testo in esame viola il principio di uguaglianza sancito dall'articolo 3 della Costituzione sotto il profilo della ragionevolezza della discriminazione. Appare evidente che aver legato l'atto di discriminazione a motivi di omofobia e transfobia, così configurata, offre una protezione privilegiata alla persona offesa in ragione del proprio orientamento sessuale e in particolare discrimina fra chi subisce forme di atti o violenze perché vi è una tutela rafforzata del motivo sottostante l'azione.
LEGGE SULL'OMOFOBIA POTREBBE ZITTIRE I CATTOLICI
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- Pubblicato Lunedì, 16 Settembre 2013 01:14
di Filippo Martini - Gabriele Fanti - Gian Paolo Babini
I Giuristi per la vita contro il documento: "Dove la norma è in vigore ritenuto discriminatorio un brano del Vangelo di Matteo perché contrastava la divulgazione nelle scuole dell'ideologia gender"
Lo scorso 5 agosto è stato discusso alla camera dei deputati il c.d. progetto di legge antiomofobia, che verosimilmente verrà messo ai voti nei prossimi giorni.
I promotori del testo affermano l’urgenza di uno specifico intervento legislativo per reprimere violenze e discriminazioni verso le persone non eterosessuali. Per questa ragione propongono di estendere ad omosessuali e transessuali le tutele giuridiche attualmente previste contro le discriminazioni e le violenze ispirate da motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi.
Coloro che si oppongono a tale estensione sostengono invece che non c’è alcun bisogno di introdurre le categorie di omofobia e transfobia sul piano normativo. Infatti la legge già punisce ogni atto di violenza o minaccia nei confronti di chicchessia, così come è principio fondamentale della nostra carta costituzionale l’uguaglianza di tutti i cittadini, senza distinzioni di sorta. Prevedere una protezione specifica, basata unicamente sull’orientamento sessuale, significherebbe attribuire una speciale connotazione all’omosessualità ed al transessualismo, che assurgerebbero al rango di veri e propri valori degni di una tutela privilegiata rispetto alla stessa eterosessualità. Inoltre i concetti di omofobia e di transfobia sono dei neologismi dal significato ambiguo e discordante dall’origine etimologica dei termini, cosicché casi analoghi verrebbero inevitabilmente giudicati in modo diverso secondo le interpretazioni e diverse sensibilità degli organi giudicanti, con buona pace dei concetti di tassatività della norma penale e di certezza del diritto.
È poi imbarazzante il silenzio di molta stampa e dei media in genere, che omettono di informare come, in base a tali norme, sarà perseguibile penalmente - vale a dire con il carcere - l’autore di ogni pubblica affermazione idonea a discriminare (leggi criticare, commentare) persone e comportamenti omosessuali o transessuali.
INGHILTERRA, SAN PAOLO «FUORILEGGE»
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- Pubblicato Lunedì, 09 Settembre 2013 09:06
di Gianfranco Amato
San Paolo è sempre più fuori legge in Inghilterra, nonostante il fatto che a Londra ci sia una cattedrale a lui dedicata, che è pure la Chiesa madre della diocesi anglicana londinese. Lo sanno bene gli agguerriti e volenterosi avvocati del Christian Legal Center, a cui tocca difendere, con una sempre maggiore e preoccupante frequenza, i predicatori di strada che si ostinano a citare le parole dell’«omofobo» Apostolo delle Genti.
E’ davvero preoccupante l’accanimento da caccia alle streghe con cui vengono colpiti gli street preacher. Dopo il caso di Tony Miano, arrestato a Wimbledon lo scorso luglio, è ora toccato a Miguel Hayworth, ventinovenne predicatore, fermato dalla polizia a Maidstone nel Kent. Il reato contestato è quello di aver citato brani tratti da due lettere di San Paolo. La prima è quella ai Romani, Cap.1 versetti 24-27: «Perciò Dio li ha abbandonati all’impurità secondo i desideri del loro cuore, sì da disonorare fra di loro i propri corpi, poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore, che è benedetto nei secoli. Amen. Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s’addiceva al loro traviamento».
Nella lingua originale usata da San Paolo, peraltro, risulta ancor più chiaro il senso sessualmente allusivo di quale fosse la degna ricompensa («τὴν ἀντιμισθίαν») che gli uomini omosessuali ricevono nel proprio corpo, a causa della loro depravazione («τῆς πλάνης αὐτῶν»). L’altro brano della lettera paolina contestata a Hayworth è tratto dalla prima epistola ai Corinti, Cap. 6, versetto 9: «Non sapete voi che gli ingiusti non erederanno il regno di Dio? Non v’illudete; né i fornicatori, né gl’idolatri, né gli adulteri, né gli effeminati, né i sodomiti». Questi ultimi nel testo originale greco vengono definiti dall’apostolo come «ἀρσενοκοῖται», termine dispregiativo e poco politically correct. Comunque, sul punto San Paolo è esplicito: «neque molles neque masculorum concubitores», con le loro «passiones ignominiae», vedranno la salvezza, essendo destinati alla dannazione eterna a causa della loro perversione.