PAPA FRANCESCO: IL GENDER È COLONIZZAZIONE IDEOLOGICA
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- Pubblicato Domenica, 01 Marzo 2015 23:10
GIANFRANCO AMATO OSPITE DELLA PUNTATA DEL 18 FEBBRAIO DI "TGTG - TELEGIORNALI A CONFRONTO" SU TV2000
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- Pubblicato Giovedì, 19 Febbraio 2015 14:52
DAL CASO SUSHMA PANDEY UNA PETIZIONE PER UNA MORATORIA ONU SULL'UTERO IN AFFITTO
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- Pubblicato Sabato, 31 Gennaio 2015 11:14
A pagina 3 dell’edizione de La Croce del 28 gennaio è una pagina-manifesto per raccogliere le firme di chi vuole mobilitarsi per richiedere all’Onu una moratorio mondiale sull’utero in affitto, questo è il testo della petizione, le firme raccolte complete di nome, cognome, indirizzo e numero di telefono o email vanno inviate a La Croce, piazza del Gesù 47 00186 Roma
AL SEGRETARIO GENERALE DELLE NAZIONI UNITE
BAN KI MOON
E per conoscenza
AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI ITALIANO
MATTEO RENZI
AL PRESIDENTE DELL’EUROPARLAMENTO
MARTIN SCHULZ
I FIGLI NON SI PAGANO, GLI UTERI NON SI AFFITTANO
Nel nome di Sushma Pandey, ragazza 17enne indiana morta a causa dei trattamenti ormonali di stimolazione ovarica propedeutici alla fornitura di ovuli per una procedura di utero in affitto acquistata da due ricchi occidentali, i sottoscrittori di questo documento chiedono ai potenti della terra e alle Nazioni Unite di indire una moratoria dell’applicazione delle leggi che consentono di accedere a forme di genitorialità surrogata.
IN #MORTE DI SUSHMA PANDEY
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- Pubblicato Sabato, 31 Gennaio 2015 11:03
di Gianfranco Amato
"Nessuno ha pagato (e nessuno pagherà) per la morte di questa adolescente. Per di più i responsabili della clinica se la sono cavata dichiarando che è stata la ragazza a fornire documenti falsi e a non dichiarare la sua minore età. Devono essere convinti che le stimolazioni ormonali danneggino sì le ragazzine, ma facciano invece bene alle maggiorenni"
Il mio tour nazionale di conferenze mi ha portato venerdì scorso a Cesena, presso la sala teatro parrocchiale di San Carlo. Si trattava di un’iniziativa promossa dalla pastorale Valle Savio Dismano e dalla Scuola per la famiglia della parrocchia di San Carlo. I duecentocinquanta posti a sedere del teatro non sono riusciti a contenere tutti i circa trecentocinquanta partecipanti, molti dei quali sono stati costretti a restare in piedi (i più anziani) o addirittura seduti per terra (i più giovani).
È stato uno degli incontri più appassionatamente partecipati che io abbia finora tenuto, a cui però è seguita, purtroppo, un’inutile nota polemica. In cauda venenum, a convegno concluso, fuori dalla sala del teatro, esponenti dell’Arcigay “Alan Turing” di Rimini e dell’associazione LGBTQIE* Rimbaud di Cesena mi hanno accusato di fare “disinformazione ideologica” (sic!) sulla fecondazione eterologa per i gay, in quanto non sarebbe vero che in India le donne si presterebbero a questo mercimonio, e che, comunque, non avrei dovuto usare termini come “schiavitù”, perché, se anche fossero state vere le mie illazioni, quelle indiane non sarebbero “costrette” a vendere ovociti e praticare l’utero in affitto: si tratterebbe, in ogni caso, di una libera scelta che la donna fa del proprio corpo.
UTERO IN AFFITTO, CORTE EUROPEA ALL'ASSALTO DELL'ITALIA
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- Pubblicato Sabato, 31 Gennaio 2015 10:43
di Tommaso Scandroglio
La Corte Europea dei diritti dell’uomo fa pressing sull’Italia perché riconosca la pratica dell’utero in affitto. Questa è la sintesi di una sentenza emessa ieri dai giudici europei (Echr 028-2015) che riguarda una coppia di nostri connazionali. Questi i fatti. I coniugi Donatina Paradiso e Giovanni Campanelli non riescono ad avere figli e così dopo aver tentato con la fecondazione artificiale di tipo omologo ecco che volano a Mosca per avere un bambino tramite la pratica dell’utero in affitto. Si rivolgono quindi alla società legale Rosjurconsulting affinché istruisca la pratica. Il bebè nasce il 27 febbraio 2011 a Mosca grazie ad una donna che si è offerta di portare a termine la gestazione. Il bambino non è figlio genetico né della signora Paradiso né del marito. Per la legislazione russa il figlio è però di coloro che lo hanno “commissionato”.
I due coniugi partono quindi alla volta dell’Italia e chiedono al comune di Colletorto dove abitano di registrare il bambino come loro figlio. L’ufficiale di stato civile, imbeccato dal consolato italiano in Russia, rifiuta la registrazione perché correttamente fa notare che un bambino perché possa essere figlio legittimo di Tizio e Caia deve essere loro figlio biologico riconosciuto oppure figlio adottato. Da noi la pratica della maternità surrogata è infatti vietata.
E così i due vengono accusati di aver reso false dichiarazioni ad un pubblico ufficiale e di aver portato in Italia un bambino non loro senza rispettare la normativa sull’adozione internazionale. Inoltre, dato che il bambino versava dal punto di vista giuridico “in stato di abbandono”, il Tribunale dei Minori di Campobasso inizia l’iter di adozione di quest’ultimo e così il piccolo nel 2013 viene affidato ad una coppia. Paradiso e Campanelli a quel punto chiedono di essere loro i genitori adottivi, ma il tribunale non accoglie la richiesta.
Nel frattempo, nell’aprile del 2012, i due ricorrono alla Corte Europea affermando che è stato leso il loro diritto al rispetto della vita privata e familiare (art. 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo) perché il bimbo è stato loro strappato dalle braccia. La Corte dà ragione alla coppia secondo queste motivazioni. Innanzitutto c’è un vulnus alla vita familiare perché il bambino era stato con loro sei mesi, «un periodo che va a coprire tappe importanti della sua giovane vita», scrivono i giudici, «e che ha visto [i due ricorrenti] assumere la veste di genitori nei suoi confronti».