UNIONI GAY: GIANFRANCO AMATO A RETE 55
L'Avv. Gianfranco Amato (Giuristi per la Vita) e Andrea Civati (Partito Democrato) si confrontano sul d.d.l. Cirinnà a Rete 55 (trasmissione del 26 gennaio 2016)
ALCUNI CONSIGLI PER FAMILY DAY 30 GENNAIO 2016
ALCUNI CONSIGLI PER FAMILY DAY 30 GENNAIO 2016
CIRCO MASSIMO -‐ ROMA “DIFENDIAMO I NOSTRI FIGLI”
A tutti coloro che il # 30gennaio2016 saranno al Circo Massimo di Roma per il #familyday nazionale promosso dal comitato “Difendiamo i Nostri Figli” alcuni suggerimenti che vi chiediamo di tenere ben presenti:
1) EVITARE I PROTAGONISMI
E' probabile che a margine della manifestazione vi siano dei contestatori e/o attivisti. Non possono quindi escludersi a priori, possibili cori, striscioni, ostentazioni plateali, provocazioni. Nella peggiore delle ipotesi (auspichiamo nel buon senso di tutti), eventuali frasi forti, o addirittura insulti. In passato in altre manifestazioni, si sono verificati anche lanci di oggetti (es. uova o pomodori) ecc. Dovrebbero comunque esserci le forze dell'ordine per farvi fronte.
Va detto tuttavia, che spesso alcuni manifestanti agiscono in maniera più nascosta e talvolta subdola.
Potrebbero cercare di intervistarvi e/o filmarvi prima o dopo la manifestazione, con atteggiamento all'inizio pacato, come fossero semplici curiosi o giornalisti.
Ebbene, EVITATE di rilasciare dichiarazioni, che potrebbero essere strumentalizzate o distorte.
UNA SOLA risposta sbagliata può delegittimare l'intera manifestazione, quindi è essenziale, se cercano di avvicinarvi, anche se vi sentite la persona più preparata della terra su tematiche relative a “famiglia”, “adozioni”, “uteri in affitto”, "gender" e altro, RIFIUTARSI cortesemente ma decisamente di rilasciare interviste e rimandare, semmai, ai portavoce ufficiali. La tecnica del giornalista (specie improvvisato) è l’insistenza. E voi insisterete nel rifiutare cordialmente.
2) RIMANETE IN GRUPPI
Il secondo consiglio è di rimanere in gruppo, sia prima che dopo l'evento. E’ importante. Anche tra i contestatori più onesti e moderati, può sempre nascondersi qualche persona troppo esaltata sulla quale il fenomeno di “massa” fa scattare meccanismi aggressivi.
3) ORGANIZZATEVI IN GRUPPETTI
Il terzo consiglio è di organizzarvi a gruppetti di due o tre persone -‐ che saranno d'accordo con quanto stiamo per dire -‐ e scambiarvi recapiti anche telefonici per tutelarvi meglio.
Qualora nel corso della manifestazione, certi gesti o fatti “eccedano” e sconfinino in ipotesi di reato ovvero in altre forme di illecito anche civile (si pensi a percosse, minacce, lancio di oggetti, ingiurie dirette a una persona) si potrà vagliare o la querela o l’azione risarcitoria.
Inoltre, è probabile che il giorno dopo la manifestazione, sulla stampa e su certi siti internet, possano apparire commenti sulla manifestazione pieni di offese tipo "fascisti", "omofobi", "catto-‐talebani" ecc. Talvolta, questi vengono anche affiancati da fotografie che taluno, potrebbe farvi anche se non ve ne accorgete, durante l’evento.
Ebbene, esistono una serie di illeciti civili o talvolta di rilievo penale per i quali si può procedere nei confronti degli autori. Siamo a vostra disposizione.
L’unione fa la forza. E NOI, A ROMA, CI SAREMO !
SOLO IL DIVORZIO GAY SVELERÀ TUTTE LE MENZOGNE SUL DDL CIRINNÀ
di Massimiliano Fiorin
E se cominciassimo a pensare anche al divorzio gay? Nonostante il dibattito in corso sul disegno di legge Cirinnà, dello scioglimento delle “unioni civili” non si parla quasi mai. L’argomento, che di per sé è spiacevole, in questo caso sembra essere pure inopportuno.
Del resto, quando l’amore reclama solo diritti, si fa assai presto a scordare i doveri. Eppure, l’esperienza di milioni di coniugi separati insegna che, quando una coppia si divide, c’è sempre un conto assai salato che qualcuno finisce per dover pagare.
Gli italiani ormai conoscono bene le sofferenze e le ingiustizie che si verificano in occasione del naufragio di un matrimonio. Anche per questo motivo, probabilmente, le coppie eterosessuali si sposano sempre di meno, e l’Istat certifica che il “tasso di nuzialità” nel nostro paese è in caduta verticale.
Tuttavia il disegno di legge in esame, secondo lo spirito del tempo, non ci fa troppo caso. Tanto che, nella festa dei “nuovi diritti” che stanno per essere riconosciuti, la fine dell’amore sembra essere solo una formalità.
Ovviamente, se fossero sopraggiunti figli naturali o adottivi, i loro diritti saranno tutelati come già avviene per le unioni di fatto, vista la parificazione ai figli nati nel matrimonio. Detto così, sembrerebbe tutto semplice.
Ma ci sarà da ridere – detto con ironia – quando si dovesse discutere dell’affidamento dei figli di una coppia omosessuale che avesse praticato il sospirato diritto alla stepchild adoption. Infatti, a quel punto verrebbe finalmente alla luce la menzogna che stanno cercando di propinarci, e sarà chiarissimo che questo tipo di adozioni non è mai in funzione del diritto dei bambini ad avere i genitori. Bensì, semmai, il contrario.
Provate, anche voi che non siete esperti del settore, a immaginarvi cosa potrà accadere. Il genitore naturale che, dopo la rottura dell’unione civile, volesse escludere l’ex partner dalla vita del figlio – come del resto avviene molto spesso tra le coppie eterosessuali sposate e non, ed è alla base della disperazione di legioni di padri separati – in caso di stepchild adoption omosessuale avrà ottime ragioni per farlo.
I GIURISTI PER LA VITA ADERISCONO AL FAMILY DAY DEL 30 GENNAIO 2016 A ROMA
COMUNICATO STAMPA
I GIURISTI PER LA VITA ADERISCONO AL FAMILY DAY DEL 30 GENNAIO 2016 A ROMA
Dopo il 20 giugno 2015 nuovamente i Giuristi per la Vita si riuniranno a Roma e porteranno la propria presenza ed il proprio sostegno e pieno appoggio, al popolo coordinato dal comitato “Difendiamo i nostri figli”, assieme al proprio presidente Avvocato Gianfranco Amato membro del direttivo nazionale di tale comitato.
Saranno a Roma per riaffermare l’esclusività del legame matrimoniale tra uomo e donna e per contestare qualunque progetto che voglia, nella forma ovvero nella sostanza, istituire dei surrogati rispetto all’unica unione stabile con finalità procreativa riconosciuta dalla Costituzione Italiana.
Saranno a Roma per dare voce a chi non ce l’ha: ai bambini sfruttati dal mercato dell’utero in affitto e danneggiati da un legislatore che vorrebbe, frettolosamente, sotto pressanti spinte lobbistiche, legittimare pratiche disumane e gravemente deteriori per la donna ed in primis per i fanciulli, violando così universalmente la Convenzione Onu per i diritti dell’infanzia: il principio del superiore interesse del fanciullo (art. 3), il suo diritto alla vita, sopravvivenza e sviluppo (art. 6), il diritto all’ascolto (art. 12).
Quale diritto può dirsi tutelato, quale dignità, salvaguardata, in capo ad un bambino che dopo nove mesi di gestazione e di intima conoscenza con la propria mamma, le viene strappato per essere consegnato a uomini spesso a lui estranei che lo portano in un paese dove verrà adottato?
Questo non è tollerabile ! Per questo i GpV saranno a Roma al Circo Massimo il 30 gennaio 2016.
Associazione Giuristi per la Vita
Il Segretario - Avv. Filippo Martini
PORTARE LA #CROCE. E INDOSSARLA
«Voi cristiani d’Europa a volte vi vergognate perfino della vostra fede – ha detto monsignor Antoine Audo, eparca d’Egitto – e questo ci fa soffrire molto. Per noi essere cristiani, difendere la nostra fede anche davanti a chi ci perseguita è motivo d’onore e di orgoglio. Il vostro comportamento a volte ci sorprende e ci rattrista». Un impegno civile e politico non si ferma lì, ma certo è un inizio.
di Gianfranco Amato
Ho deciso che d’ora in poi porterò al collo un crocifisso ben visibile. Cinque le ragioni di questa scelta.
1) Porterò il crocifisso per ricordare a tutti, e in primis a me stesso, il vergognoso silenzio sui più di cento milioni di cristiani perseguitati nel mondo. Sono cifre da genocidio. Uso non a caso il termine vergogna. Lo scorso 26 dicembre 2015, infatti, nella solennità di Santo Stefano, primo martire della Chiesa, Papa Francesco ha invitato a pregare «per i cristiani che sono perseguitati, spesso con il silenzio vergognoso di tanti». Non è la prima volta che il Santo Padre interviene sul tema. Durante una sua omelia tenuta a Santa Marta il 7 settembre 2015, ad esempio, è tornato ha parlare delle persecuzioni che subiscono i cristiani, ancora oggi «forse più che nei primi tempi», ricordando che sono «perseguitati, uccisi, cacciati via, spogliati solo per essere cristiani». Queste le sue parole: «Cari fratelli e sorelle, non c’è cristianesimo senza persecuzione! Ricordatevi l’ultima delle Beatitudini: quando vi porteranno nelle sinagoghe, vi perseguiteranno, vi insulteranno, questo è il destino del cristiano. E oggi, davanti a questo fatto che accade nel mondo, col silenzio complice di tante potenze che potevano fermarlo, siamo davanti a questo destino cristiano. Andare sulla stessa strada di Gesù». Il primato tra i Paesi dove la croce è meno tollerata spetta Corea del nord, mentre si aggrava la situazione in Africa, in Indonesia, nel Medio Oriente e persino nella fascia del Maghreb, dopo il gelo portato dalle “primavere arabe”. Neppure nella civilissima Europa la situazione appare idilliaca. Tra l’altro, lo scorso 16 novembre 2015, L’Osce, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, ha pubblicato il nuovo Rapporto annuale sui crimini d’odio, ossia reati fondati su pregiudizio nei confronti di categorie o gruppi di persone. I dati ufficiali relativi al nostro Paese, con riferimento al 2014, certificano l’esistenza di ben 596 crimini d’odio: 413 casi di razzismo e xenofobia, 153 casi di pregiudizi contro cristiani e appartenenti ad altre confessioni religiose, 27 casi di pregiudizi contro persone LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender), 3 casi di pregiudizi contro persone con disabilità e altri gruppi. La religione è la seconda causa, dopo razzismo e xenofobia, di reati basati su pregiudizio in Italia.
SE ANCHE LA CROCE ROSSA SI METTE A SPARARE
Caro Direttore,
sparare contro la Croce Rossa è un’espressione idiomatica con cui si indica uno degli atti più infami, ignobili e spregevoli che un essere umano possa compiere: sparare contro soccorritori disarmati e innocui impegnati a recuperare i feriti sul campo e salvare vite umane. In senso figurato, tale espressione è usata per indicare un’azione vile contro persone che non sono in grado di difendersi.
Ecco perché si rimane trasecolati e senza parole quando, invece, è proprio la Croce Rossa a sparare. Ovviamente in senso metaforico. E’ quanto accaduto a Lanciano il 5 gennaio 2016, tre giorni prima del convegno organizzato dalla Diocesi di Lanciano-Ortona su teoria gender e famiglia, che vedeva come relatori il sottoscritto avvocato Gianfranco Amato, Presidente dei Giuristi per la Vita, e lo stesso Arcivescovo, mons. Emidio Cipollone, una delle persone più buone, nel senso alto e nobile del termine, che io abbia mai conosciuto. Un esempio davvero edificante di mansuetudo evangelica.
Ebbene, a proposito dell’iniziativa diocesana, il Comitato locale della Croce Rossa di Lanciano ha ritenuto di dovere emanare un comunicato che inizia in questi termini: «Il delegato tecnico d’Area 4 del Comitato locale di Lanciano per la disseminazione del diritto internazionale umanitario, dei principi fondamentali e dei valori umanitari, nella persona dell’avv. Andrea Cerrone ed il delegato tecnico d’Area 5 del Comitato locale di Lanciano per la promozione dello sviluppo dei giovani e l’educazione alla cittadinanza attiva, nella persona del dott. Luca Iezzi deplorano la comparsa, per le vie della Città di Lanciano, di un manifesto oltraggioso della dignità dell’essere umano. La composizione grafica di tale manifesto, disegnato incredibilmente con lo stemma araldico dell’Arcivescovo di Lanciano-Ortona, ingenera confusione ed alimenta la discriminazione nei confronti delle persone transessuali ed omosessuali».
Il manifesto ritenuto «oltraggioso per la dignità dell’essere umano» e «discriminatorio nei confronti delle persone transessuali ed omosessuali», in realtà, oltre a contenere l’immagine di una famiglia composta da padre, madre e due figli, conteneva le seguenti espressioni: «NO gender, SI famiglia; maschio e femmina, società naturale semplicemente famiglia - 8 gennaio 2016, Officina Storica Sangritana, Piazzale della Stazione, Lanciano, ore 17.00, interverrà: avv. Gianfranco Amato Presidente dei Giuristi per la Vita; introduce: Mons. Emidio Cipollone, Arcivescovo Diocesi di Lanciano-Ortona; modera: Alessandro Di Matteo, giornalista. Mamma + Papà, niente di diverso, donna, figlia, nonna, uomo, figlio, nonno. La cittadinanza è caldamente invitata a partecipare. Info: Maschio e Femmina si, gender no – Comitato Lanciano»
MOTUS IN FINE VELOCIOR (Quando si scatena l’odio contro il Natale e i cattolici)
di Gianfranco Amato
Di fronte a questi atti sacrileghi, ci sarà qualcuno che nel mondo cattolico e tra i sensibili paladini di ogni forma di libertà che prenderà una chiara posizione? Molti cattolici sono sempre più indignati per questa deriva totalitaria e distruttiva della libertà. E sconcertati di fronte a troppi silenzi.
Motus in fine velocior. Questa espressione aristotelica, con cui si usa indicare l’intensificarsi di un’azione verso la sua fine, rende perfettamente l’idea di ciò che sta avvenendo nell’attuale fase di decadimento della nostra società, e della crescente deriva cristianofobica. Assistiamo, infatti, ad un’accelerazione finale della parabola discendente che non può non preoccupare. Sei notizie giunte nell’arco di settantadue ore, dal 28 al 30 dicembre 2015, costituiscono un’ottima conferma di quanto asserisco.
La prima ad arrivare è la strabiliante notizia che da piazza Navona di Roma spariranno i presepi e le tradizionali bancarelle di dolciumi che hanno tradizionalmente caratterizzato quel luogo storico per tutto il periodo natalizio fino all’Epifania. Al loro posto i bambini romani quest’anno potranno gioire della presenza di bancarelle “laiche”, di varie organizzazioni onlus come la Croce Rossa, la mezzaluna islamica, Emergency, l’Unicef, Greenpeace e, dulcis in fundo, il Gay Center. Possiamo immaginare il tripudio di felicità dei bimbi romani. Anche nell’Urbe, quindi, trionfo del più becero politically correct, a discapito della tradizione e della cultura cristiana.
SE PER I GIUDICI L’ABORTO È SEMPRE UN DIRITTO
Le Sezioni Unite della Cassazione sono il massimo organo giurisprudenziale del nostro Paese: quando sorge una questione importante e discussa di interpretazione di una legge, questo organo superiore viene chiamato a dire l'ultima parola sull'effettivo contenuto della norma, su ciò che l'ordinamento giuridico prevede, vieta e permette.
Nella causa decisa con la sentenza n. 25767 depositata ieri, i genitori di una bambina affetta da sindrome di Down avevano chiesto la condanna al risarcimento del danno dei sanitari e della struttura cui si erano rivolti, sostenendo che, dopo un esame con esito negativo eseguito al quarto mese di gravidanza per verificare se il feto fosse affetto da sindrome di Down, non erano seguiti altri approfondimenti benché i valori emersi non fossero corretti, cosicché la nascita non desiderata derivava da colpa dei medici. La domanda era stata presentata sia dalla madre per i danni che ella avrebbe subito, sia da entrambi i genitori a nome della figlia per quelli che la bambina avrebbe subito per il fatto di non essere stata abortita.
Le Sezioni Unite hanno respinto la domanda presentata a nome della bambina (sconfessando una precedente sentenza); hanno invece chiesto ulteriori approfondimenti con riferimento alla domanda di risarcimento dei danni presentata dalla madre. Ma una madre ha diritto al risarcimento del danno per la nascita indesiderata di un figlio con sindrome di down? L'affermazione delle Sezioni Unite civili della Cassazione pesa come un macigno: «Dopo il novantesimo giorno di gravidanza, la presenza delle condizioni ivi rigorosamente tipizzate non ha solo efficacia esimente da responsabilità penale, ma genera un vero e proprio diritto all'autodeterminazione della gestante di optare per l'interruzione della gravidanza»
RISPOSTA DEL CARDINAL CARLO CAFFARRA ARCIVESCOVO DI BOLOGNA ALL’AVVOCATO GIANFRANCO AMATO PRESIDENTE DEI GIURISTI PER LA VITA
Lectio magistralis del Cardinal Caffarra tenuta il 6 dicembre 2015 nell’ambito del seminario residenziale di studi sociali organizzato da “Vita è”
Eminenza, Lei ha parlato del rapporto fede-ragione, che è drammaticamente attuale oggi dove sembra che viviamo un paradosso per cui gli uomini di fede sono diventati gli ultimi difensori della ragione umana. A me interessava un altro rapporto: quello tra fede e cultura. Io ricordo, ero giovane, quando nel 1982 ascoltai Giovanni Paolo II, – credo fosse un suo discorso al M.E.I.C. –, fare questa affermazione: «una fede che non diventa cultura non è pienamente accolta, pienamente pensata, pienamente vissuta». Se ci vuole dire due parole su questo tema, penso che sia utile per tutti.
Risposta:
Perché la fede non diventa cultura? Cultura non significa evidentemente scrivere dei libri. Cultura vuol dire quello che i greci chiamerebbero l’ethos, la casa entro cui si vive secondo certe visioni del mondo, di Dio, delle cose, secondo certi criteri di valutazione morale, eccetera. Questa è la corretta definizione di cultura. Orbene, la fede non può non generare cultura in quanto non è un fatto privato. Non può non generare cultura, perché è il meridiano che attraversa tutti i paralleli. Tutte le grandi esperienze dell’umano quali il lavoro, l’amore tra un uomo e una donna, la società civile, l’esercizio del potere politico, insomma, tutte le grandi esperienze umane c’entrano con la fede. Ecco perché Giovanni Paolo II ha detto quelle parole: la fede non è un fatto privato. Siate ben vigilanti perché oggi vi è il grande tentativo di ridurre la fede al fatto privato. Questa tendenza è molto forte. Non accettatelo!
FAMIGLIA, SCUOLA E IDEOLOGIA GENDER
Registrazione del seminario tenuto dall'Avv. Gianfranco Amato, il 3 dicembre 2015, a Grosseto, presso la Fondazione Il Sole Onlus, con la collaborazione della Chiesa Apostolica in Italia.
4 DICEMBRE 2015 - GIORNATA DELLE PRIORITA' EDUCATIVA DEI GENITORI
Si avvicina il giorno della protesta indetto da “Generazione Famiglia” (già Manif Pour Tous Italia), cui hanno aderito Giuristi per la Vita, ProVita e Voglio la Mamma.
Il 4 dicembre le famiglie che a loro volta aderiscono alla protesta decideranno di non mandare i bambini a scuola.
Le Associazioni, intanto, hanno chiesto un incontro urgente col Ministro dell’Istruzione per porre un freno a questo sopruso.
Il prossimo 4 dicembre, quindi, sarà la “Giornata per il Diritto di Priorità Educativa della Famiglia”.
Le famiglie sono invitate, inoltre, ad aderire alla campagna “Operazione Caro Ministro“, spedendo al Ministero dell’Istruzione una lettera cartacea, per dare maggior eco alla gravità del momento. Scopo dell’evento è sensibilizzare ulteriormente il Ministero circa l’ingresso nelle scuole di corsi e progetti sulla sessualità e sull’affettività fondati sull’ideologia Gender, che tratta le differenze tra uomini e donne come stereotipi culturali da cancellare.
“Abbiamo pensato questa iniziativa perché dopo la manifestazione del 20 giugno il MIUR ha risposto al disagio di centinaia di migliaia di famiglie con indifferenza e minacce”, afferma il portavoce di Generazione Famiglia Filippo Savarese. “La famiglia ha il diritto di priorità nell’educare i propri figli su temi delicati ed essenziali come la sessualità e l’affettività, ma in questi anni l’attivismo delle associazioni Lgbt nelle scuole sta ledendo questo diritto fondamentale. Chiediamo al Ministro un incontro urgente per porre un freno a questo inaccettabile sopruso, e alle famiglie di sostenere questa richiesta partecipando con coraggio alla Giornata Nazionale”, conclude Savarese.
Si può aderire all'Operazione Caro Ministro cliccando qui, per spedire al MIUR una lettera, il cui testo potete leggere anche qui di seguito.
All’attenzione del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
___________________ 4 dicembre 2015
Gentile Signora Ministra,
come Lei sa, lo scorso 20 giugno centinaia di migliaia di famiglie si sono riunite a piazza San Giovanni a Roma denunciando il diffondersi nelle scuole italiane di ogni ordine e grado di attività sull’educazione sessuale, affettiva, sentimentale fondate su matrici culturali chiaramente marcate in senso ideologico ove non addirittura politico, tra le quali spiccano per criticità quelle aventi come fulcro un nuovo concetto di “genere”, la promozione delle “famiglie omogenitoriali”, e la parificazione di ogni orientamento sessuale e identità di genere.
Intervento di S.E. Mons. Luigi Negri alla presentazione del libro "Gender (d) istruzione"
Intervento di S.E. Mons. Luigi Negri, Arcivescovo di Ferrara - Comacchio ed Abate di Pomposa, alla presentazione del libro "Gender (d) istruzione" di Gianfranco Amato, tenuta il 23 novembre 2015, a Cervia, presso la Parrocchia di Santa Maria Assunta.
RAI 2: l'Avv. Gianfranco Amato partecipa al programma "Generazioni"
Estratto della puntata del 18 novembre 2015, dedicata al tema del Gender.
Canale (CN) - Conferenza dell'Avv. Gianfranco Amato (parte)
Estratto dal pubblico incontro tenuto dall'Avv. Gianfranco Amato, il 3 novembre 2015, a Canale (CN), dal titolo "Ideologia gender. Ricadute su società e famiglia. Come proteggere i nostri figli". L'incontro - che ha avuto il patrpcinio del Comune - è stato organizzato dall'"Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII", in collaborazione con "Parrocchia di Canale", "Ordine dei Cavalieri di San Michele del Roero", "Diocesi di Alba ed Ufficio Diocesano per la Pastorale della Famiglia", "Centro di Aiuto alla Vita di Alba".
SULLA COSTITUZIONALITA’ DELLA “SENTENZA 229″
di Francesco Mario Agnoli
La Corte costituzionale è stata chiamata a decidere su ricorso del Tribunale di Napoli, che stava giudicando due operatori della fecondazione in vitro, della legittimità costituzionale di alcune superstiti norme della legge 40/2004. Di conseguenza, con la sentenza n. 229/2015 ha dichiarato costituzionalmente illegittimo l'art. 13, commi 3 lettera b) e 4 della legge n.40/2004 “nella parte in cui contempla come ipotesi di reato la condotta di selezione degli embrioni anche se finalizzata esclusivamente ad evitare l'impianto nell'utero della donna di embrioni affetti da malattie genetiche trasmissibili”. Ha invece respinto, in quanto infondata, la questione riguardante l'articolo 14, commi 1 e 6, della legge 40, che punisce la “soppressione degli embrioni soprannumerari”.
Dal punto di vista della logica giuridica la motivazione della pronuncia di incostituzionalità si presenta ineccepibile alla luce della situazione normativa conseguente all'opera di radicale smantellamento cui è stata sottoposta dalla giurisprudenza la legge 40. E' ben vero che l'attuale testo di questa legge (quel poco che ne rimane) è frutto dei precedenti interventi della Corte costituzionale, ma, dal momento che il nostro ordinamento giuridico attribuisce de facto alla Corte (e, indirettamente, anche ai giudici ordinari) una forma di potere legislativo, qualunque cosa si pensi della compatibilità democratica di questo potere, non resta che prendere atto della situazione e dei suoi prodotti.
TEATRO, Truzzu (FdI): “Bambini che lanciano bombe contro Cristo non è arte: al Massimo un brutto spettacolo”
Qualche giorno fa, sul sito di Sardegna Teatro, l’annuncio di una selezione di giovani comparse per la rappresentazione teatrale di Romeo Castellucci, in programma da domani a domenica 22 al Teatro Massimo di Cagliari, “Sul concetto di volto nel figlio di Dio”. Il regista cercava "10 ragazzi (70% maschi e 30% femmine) di età compresa tra gli 8 e i 12 anni… dagli zaini estraggono delle false bombe a mano di allumino (circa 20 a testa). L'azione consiste nel percuotere un grande ritratto di Gesù… ciascun ragazzo dovrebbe lanciare una ventina di granate". Poi, le proteste e, nonostante le spiegazioni del regista (“Non ho intenzione di dissacrare il volto di Gesù. Si tratta di una forma di preghiera, che passa attraverso l’innocenza del gesto di un ragazzo che percuote quel volto proprio per risvegliarlo e riscattarlo in una forma di nuova e necessaria passione"), l’annuncio è scomparso da sito.
“È proprio un brutto spettacolo quello che si pensa di inscenare al teatro Massimo dove, attraverso un casting particolare – ha commentato Paolo Truzzu, consigliere regionale di Fratelli d’Italia - Mi associo e do il mio sostegno all’iniziativa dei ‘Giuristi per la vita’ che hanno presentato una diffida al Questore contro lo spettacolo, blasfemo e irrispettoso della religione cristiana”. Lo stesso spettacolo che, lo scorso anno, generò forti polemiche anche a Bari per la presenza sul palco delle feci dell'attore protagonista, sulle quali alla fine cadeva l’immagine del Cristo colpita dalle bombe, con Castellucci che argomentò, in maniera a dir poco bizzarra, per difendere la sua idea teatrale: “Dove pensate che vada a finire l’eucarestia se non nelle feci? E non sono anche le feci una creatura di Dio? E allora perché mai considerarle blasfeme?”.
“Quella che si vuole inscenare è una rappresentazione resa ancora più squallida dalla volontà di coinvolgere dei bambini e renderli inconsapevoli protagonisti di uno spettacolo indegno – ha aggiunto Truzzu – Nelle nostre scuole agli stessi bambini si pensa di nascondere il crocifisso nelle aule, si nega ogni richiamo a simboli cristiani, durante le festività natalizie o pasquali, per non offendere i piccoli di altre religioni. Sembra che nessun riguardo debba esserci per chi, piccolo o grande che sia, si professa cattolico. La religione cristiana è, infatti, l’unica che può essere sbeffeggiata in modo irriguardoso da pseudoartisti i quali non si fanno scrupolo di utilizzare i bambini per i loro sporchi interessi di marketing blasfemo”. (red)
Fonte: admaioramedia.it
SE LA CONSULTA RICONOSCE IL DIRITTO ALL'EUGENETICA
di Giacomo Rocchi
La nuova sentenza della Corte Costituzionale sulla legge 40 del 2004 depositata ieri contiene due decisioni di segno diverso, entrambe assai interessanti.
Il Tribunale penale di Napoli, che stava giudicando due professionisti della fecondazione in vitro, accusati di avere selezionato, tra gli embrioni prodotti in soprannumero, quelli affetti da malattie genetiche e di averli soppressi, ha sospettato che la legge sia incostituzionale nel porre due divieti assoluti: di selezione a scopo eugenetico degli embrioni e di soppressione degli embrioni prodotti. Secondo il Tribunale, entrambe le condotte dovrebbero essere permesse ai danni degli embrioni malati, alla luce del diritto della donna a rifiutarne il trasferimento nel proprio corpo, avendo ella in ogni caso il diritto di abortirli.
Come si vede, si tratta della concretizzazione giuridica della "cultura dello scarto" di cui ha spesso parlato Papa Francesco: se gli embrioni sono malati possiamo rifiutarli e, siccome non servono a niente, è meglio ucciderli.
I criteri indicati per sollevare il dubbio di costituzionalità sono ben conosciuti: il diritto alla salute della donna – che è ormai una parola vuota, che corrisponde al riconoscimento della sua totale autodeterminazione – e l'Europa: viene così richiamata la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo che aveva, appunto, affermato il diritto delle coppie di procedere alla diagnosi genetica preimpianto sugli embrioni prodotti e di rifiutare quelli malati.
PIENA SOLIDARIETA’ AL DOTT. DEODATO E AL DOTT. ROMEO
COMUNICATO STAMPA
PIENA SOLIDARIETA’ AL DOTT. DEODATO E AL DOTT. ROMEO
L’associazione Giuristi per la Vita esprime piena e univoca solidarietà ai magistrati del Consiglio di Stato, dott. Carlo Deodato e dott. Giuseppe Romeo a fronte dei gravi attacchi e critiche avanzati da alcuni quotidiani anche con notevole diffusione via web tramite l’uso dei social network, a seguito della pubblicazione della sentenza numero 4547 del 26 ottobre 2015 che ha posto la rigorosa parola “fine” al carosello delle trascrizioni dei matrimoni tra persone dello stesso sesso contratti all’estero.
Ancora una volta si deve riscontrare come il solo qualificarsi pubblicamente come “cattolico” sia fonte di scandalo e pregiudizio in capo a qualunque persona, qualunque soggetto, senza alcuna distinzione di ruolo e status ricoperto, fosse anche la più alta carica di Stato ovvero il più serio ed umile servitore della Giustizia.
Un comunicato stampa che avrebbe dovuto essere di esclusivo apprezzamento alle chiarissime e ineccepibili motivazioni espresse a maggioranza dal Collegio giudicante nella sentenza predetta, con la quale si evidenzia l’invalidità (in Italia) dei matrimoni tra persone dello stesso sesso contratti all’estero e l’illiceità della condotta dei Sindaci che detti matrimoni trascrivevano nei propri registri comunali, si trasforma quindi in comunicato di piena e doverosa solidarietà ai magistrati predetti e all’intero Collegio giudicante.
L’associazione Giuristi per la Vita ribadisce quindi il proprio motto (tratto da Giovanni Paolo II, Omelia a Washington, Capitol Mall, 7 ottobre 1979): “ci alzeremo in piedi, e reagiremo, ogni volta che la vita umana nel suo più ampio portato, viene minacciata” … anche dal fango, anche dalle calunnie.
Il Presidente
Avv. Gianfranco Amato
IL COMUNICATO STAMPA DELL'ASSOCIAZIONE "NON SI TOCCA LA FAMIGLIA" DI SOLIDARIETA' VERSO L'AVV. GIANFRANCO AMATO
Nel video un momento della vergonosa gazzarra dei militanti LGBT in occasione della conferenza tenuta dall'Avv. Gianfranco Amato, lo scorso 28 ottobre, presso i locali della Parrocchia di Santa Croce a Bari
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