ECCO LA SENTENZA CHE INTRODUCE LA PEDOFILIA
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- Pubblicato Lunedì, 16 Dicembre 2013 01:26
di Tommaso Scandroglio
Quello che nei giorni scorsi davamo in forma dubitativa, non avendo il testo della sentenza, ora lo possiamo dire con certezza: la Corte di Cassazione ha aperto la strada per il riconoscimento della pedofilia in Italia. La sentenza, che ora abbiamo in mano e riportiamo in fondo a questo articolo, è purtroppo inequivocabile.
Il caso è quello del 60enne, impiegato nei servizi di assistenza sociale del suo comune, condannato in appello a 5 anni di reclusione perché trovato in atteggiamenti intimi con una bambina di 11 anni a lui affidata. Come noto i giudici di Cassazione hanno parzialmente annullato la sentenza della Corte di Appello. Per capire perché ci soffermiamo sul numero 6 dei “Motivi della sentenza”. La Cassazione vuole che al caso si applichi l’«attenuante del fatto di minore gravità di cui all’art. 609 quater, comma 4». Nello specifico l’attenuante dovrebbe essere ravvisata nel consenso prestato dalla bambina, cioè dal fatto che – come vedremo più in dettaglio tra qualche riga – la piccola non subì coartazione alcuna perché “innamorata”. In sintesi la Cassazione giudicava erroneo che per i magistrati dell’Appello “non rilevava che l’imputato non avesse adottato forme di violenza e coartazione verso la vittima. Erano poi irrilevanti [per la Corte di Appello] il consenso della vittima e la circostanza che i rapporti sessuali si erano innestati nell’ambito di una relazione amorosa”.
TREDICI MOTIVI PER DIRE NO ALLA LEGGE SULL'OMOFOBIA
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- Pubblicato Venerdì, 13 Dicembre 2013 00:46
di Gianfranco Amato
Il 3 dicembre scorso il senatore Carlo Giovanardi dirama il seguente comunicato stampa: «Ho chiesto oggi al Governo in Commissione Giustizia, dove è in discussione a marce forzate (notturna compresa) il disegno di legge che criminalizza le opinioni in tema di omosessualità, su quali dati viene denunciata una “emergenza nazionale” di omofobia, per contrastare la quale si vorrebbe far passare questa legge liberticida. Ho citato a proposito casi eclatanti spacciati negli ultimi mesi per omofobia con grande clamore mediatico, risultati poi totalmente infondati. Il Governo, rappresentato dal Sottosegretario Ferri, si è impegnato a fornire i dati eventualmente in suo possesso, e il senatore Sergio Lo Giudice del PD ha candidamente ammesso che sarà la stessa legge a prevedere un monitoraggio, per verificare se esiste quella emergenza che viene invocata come presupposto per farla approvare in tempi record dal Parlamento».
Il punto è, come abbiamo accennato su questo giornale, che un'emergenza omofobia nel nostro Paese semplicemente non esiste. Nonostante ciò, ad occupare il primo posto nella scala delle priorità della politica e del parlamento non è la crisi economica ed istituzionale, non sono i problemi del lavoro, dei disoccupati e degli esodati, delle imprese che chiudono, della salute dei cittadini. No, il problema dei problemi in Italia è l’omofobia. Questo grazie ad una massiccia e ben orchestrata campagna mistificatoria che vuole convincere l’opinione pubblica della necessità di procedere a tappe forzate e sedute parlamentari notturne per l’approvazione di una legge che ponga immediatamente fine all’ingiusta discriminazione patita dagli omosessuali, quasi fossero gli afroamericani nell’Alabama degli anni Sessanta, o i black people nel Sudafrica dell’apartheid boero.
AFFIDO, SCORCIATOIA GAY PER LE ADOZIONI
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- Pubblicato Domenica, 01 Dicembre 2013 00:03
di Gianfranco Amato
Nel mondo cattolico si sono registrati interventi di politici, intellettuali, e persino di qualche esponente del clero, che si sono spinti ad affermare di non avere obiezioni al fatto che una bambina di tre anni venga affidata a una coppia di uomini omosessuali, a condizione che tale coppia garantisca una certa stabilità. Aggiungendo che, nel caso specifico, si poteva pensare che il giudice avesse comunque agito privilegiando il bene della bambina. Chiamiamoli per comodità “cattolici possibilisti”. Questi cattolici, in realtà, si sono incautamente arrischiati ad entrare nel merito della recente vicenda legata al discusso provvedimento del Tribunale per i minorenni di Bologna, senza conoscerne gli atti. Ora che è noto il contenuto della motivazione di tali provvedimenti appare ancora più evidente l’errore di valutazione commesso dai “cattolici possibilisti”.
Nel decreto 2 luglio 2013 il Giudice Tutelare di Parma, ad esempio, sostiene tranquillamente che per quanto riguarda l’affido di minori il concetto giuridico di “famiglia” ben può ricomprendere anche una coppia omosessuale, ad onta della sentenza della Corte Costituzionale 138 del 2010, con cui è stato ribadito che la famiglia intesa come società naturale è solo quella fondata sul matrimonio tra un uomo ed una donna. Sono davvero sicuri i “cattolici possibilisti” di essere d’accordo con l’impostazione del Giudice Tutelare di Parma?
ANVEDI ECCO MARINO, SINDACO PER POCHI
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- Pubblicato Mercoledì, 20 Novembre 2013 14:35
di Gianfranco Amato
Circa un mese fa l’Associazione Famiglia Domani richiedeva al Comune di Roma la disponibilità della Sala della Protomoteca per un convegno intitolato Ideologia del Gender: quali ricadute sulla famiglia? da tenersi il 3 dicembre 2013, nel quale avrebbero parlato in qualità di relatori Dina Nerozzi, medico specialista in psichiatria ed endocrinologia, e Gianfranco Amato, presidente dei Giuristi per la Vita. Espletate tutte le formalità burocratiche per la richiesta, grazie anche all’interessamento del consigliere comunale capitolino Lavinia Mennuni, l’utilizzo della sala veniva formalmente concesso.
Fin qui, tutto normale in un Paese normale. Il punto è che da qualche tempo sulle tematiche relative al gender e all’omosessualità l’Italia sta pericolosamente travalicando i termini della normalità. Infatti, con un improvviso coup de théâtre, lo scorso 14 novembre, l’ufficio stampa del sindaco Marino rilascia un comunicato ufficiale all’agenzia ASCA: «il Campidoglio rende noto che non ha concesso e non concederà il patrocinio al convegno Ideologia del Gender: quali ricadute sulla famiglia?, organizzato dall’Associazione Famiglia Domani e come da loro pubblicizzato, in programma per il prossimo 3 dicembre».
PEDOFILIA A FESTIVAL GAY, PARTE LA DENUNCIA
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- Pubblicato Lunedì, 18 Novembre 2013 00:29
di Gianfranco Amato
I Giuristi per la Vita hanno inoltrato in data 13 novembre 2013 un esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bologna, alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per il minorenni di Bologna, alla Questura di Bologna, all’Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza, ai Servizi Sociali ed al Sindaco del Comune di Bologna, in merito allo spettacolo coreografico intitolato “Victor”, che vedeva protagonisti un adulto e un bambino (si tratta del ballerino professionista Steven Michel e del tredicenne Viktor Caudron), andato in scena a Bologna venerdì 1 e sabato 2 novembre 2013 nell’ambito dell’undicesima edizione del festival gay-lesbico Gender Bender.
Nella presentazione dello spettacolo (scaricabile dal sito web) si legge: «Un uomo e un bambino danno vita a un duetto di corpi. Il primo ha già percorso un lungo cammino; il secondo vuole crescere il più in fretta possibile. Il risultato è una prova di potere giocata con armi impari. A fronteggiarsi sono la grandezza e l'onestà, la forza e l'innocenza, che in fondo non desiderano altro che incontrarsi a metà strada». Parimenti ha destato perplessità l’immagine fotografica, che si evince dallo stesso sito web, in cui l’uomo e il bimbo sono avvinghiati in un particolare abbraccio, quasi a “fondersi” in un unico corpo.
GALLES, CENTINAIA DI BAMBINI ABORTITI PER ERRORE
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- Pubblicato Mercoledì, 13 Novembre 2013 22:28
di Gianfranco Amato
Sono centinaia i bambini perfettamente sani che potrebbero essere stati abortiti per errore in un famoso ospedale di Cardiff, in Galles. Una storia che ha dell’incredibile e ancora più incredibili sono le reazioni di giudici e opinionisti, che hanno derubricato lo scandalo a semplice «errore» medico per quanto «sgradevole».
La vicenda ha cominciato a emergere lo scorso anno quando una donna di 31 anni, Emily Wheatley, incinta di nove settimane, con una gravidanza a rischio, si è recata all’University Hospital of Wales di Cardiff per un controllo. Dopo l’ecografia si è sentita dire che il suo bambino purtroppo era morto per cui si doveva procedere alla revisione della cavità uterina (raschiamento). Per questo intervento però la signora Wheatley decideva di andare in un altro ospedale, il Nevill Hall Hospital di Abergavenny, dove le hanno fatto un’ulteriore ecografia scoprendo che il bambino era ancora vivo e perfettamente sano.
Emily Wheatley è fortemente traumatizzata dalla situazione, ci pensa sua madre a sporgere immediatamente denuncia al Public Services Ombudsman for Wales, il difensore civico gallese per i disservizi pubblici. Segue un’approfondita inchiesta, i cui dati – riferiti nei giorni scorsi - si rilevano agghiaccianti. Si scopre, infatti, che presso l’University Hospital of Wales si applica fin dal 2006 un protocollo ormai superato dalle nuove linee guida emanate dal Royal College of Obstetricians and Gynaecologists per prevenire i margini di errori diagnostici degli aborti spontanei nel primo stadio della gravidanza. In pratica si usano ecografie addominali laddove è disponibile e consigliata l’ecografia transvaginale. In quell’ospedale nascono ogni anno seimila bambini, mentre si registrano tra i 600 e i 1200 aborti spontanei. Da qui la stima che le donne vittime di diagnosi sbagliate possano essere state centinaia.